Medicina
Bayer Radiology: l’Italia è il faro dell’innovazione
Intervista a Giovanni Odelli, alla guida del cluster mediterraneo - Le novità sul fronte della ricerca e dei device radiologici
di Lorenzo Zacchetti
Quando si parla di Bayer, spesso il gergo giornalistico ci spinge a utilizzare espressioni come “colosso farmaceutico”. Anche la squadra di calcio di Leverkusen, che porta il nome dell’azienda, è famosa con l’eloquente soprannome “le aspirine”.
Ma all’interno di questa variegata realtà esistono diverse altre divisioni che rappresentano vere e proprie eccellenze. Tra queste c’è senza dubbio la Radiologia, che in Italia è guidata da Giovanni Odelli, al quale fanno capo direttamente i Paesi dell’ex Jugoslavia nonché Romania, Bulgaria, Moldova, Grecia, Cipro, Malta e Israele. Lo abbiamo incontrato per approfondire la conoscenza di questo ramo di attività in seno alla multinazionale tedesca.
“In effetti, la nostra è una business unit un po’ particolare”, ci ha spiegato. “Siamo ‘ibridi’ nel senso che per metà siamo legati alla parte farmaceutica e per l’altra metà alla parte tecnico/ingegneristica, cioè device e software. Questo rende la nostra attività molto peculiare e decisamente autonoma, pur essendo all’interno della divisione Pharmaceuticals”.
Qual è l’ambito di applicazione?
“I nostri macchinari vengono utilizzati principalmente all’interno delle radiologie, ma anche nei reparti di cardiologia e di medicina nucleare. L’obiettivo fondamentale è la diagnostica, ma ci sono anche device ed accessori esterni che servono per tutelare la sicurezza del paziente. Faccio un esempio: per TAC e risonanze magnetiche servono gli scanner, ma anche i supporti esterni che permettano di eseguire l’esame nel miglior modo possibile, in tempi rapidi e con immagini di miglior qualità. Dobbiamo anche fare in modo che il paziente venga sottoposto alla minor dose possibile di radiazioni e quindi raggiungere i massimi livelli di qualità su tutti gli elementi coinvolti”
Quali sono questi elementi?
“I più conosciuti sono i mezzi di contrasto, farmaci ospedalieri che quindi sono regolamentati dalle disposizioni di legge esattamente come gli antitumorali e tutti gli altri che vengono assunti in ospedale. Per utilizzarli, c’è bisogno di particolari sistemi di iniezione automatici che infondono il liquido con velocità e tempi particolari, in base al tipo di indagine e alle caratteristiche del paziente. Sono piccoli robot che svolgono un ruolo fondamentale per ottenere i risultati desiderati. In questo settore siamo di gran lunga i leader mondiali, sia in Italia che nel mondo”
Quali sono le dimensioni di questo settore per Bayer?
“A livello mondiale, fatturiamo ogni anno circa 1,7/1,8 miliardi di euro, cioè il 5% del totale aziendale, con 1.500 collaboratori nella business unit. La sinergia tra tecnologico e farmaceutico funziona decisamente bene e lo scorso anno abbiamo ottenuto risultati al di sopra del budget. Non siamo ai livelli del farmaceutico, che ovviamente è il core-business di Bayer, ma portiamo ottimi risultati”
Come mai, allora, questo ramo di attività è meno conosciuto?
“Per un fatto storico il segmento dei mezzi di contrasto deriva dall’acquisizione di Schering, che Bayer ha attuato nel 2007. Faceva parte dell’operazione anche un’altra azienda, Medrad, che nella produzione dei device aveva una posizione leader a livello mondiale e meritava di essere valorizzata ulteriormente. Per i cinque anni successivi all’acquisizione da parte di Bayer, le due entità hanno proceduto in modo separato. Nel 2012 abbiamo operato un merger, che mi ha visto coinvolto sia come a.d. di Medrad che come direttore del farmaceutico di Bayer. Da questa unione è nata una società leader nel suo settore e capace di fornire alle radiologie dei servizi veramente importanti. Il nostro metodo si fonda sul confronto continuo, per costruire insieme ai nostri interlocutori dei progetti nei quali ci poniamo come partner. Questo anche grazie ad altri nostri prodotti (tra cui dei software dell’avanguardia), rilevanti non tanto sotto il profilo economico, ma che sono molto importanti perché aiutano le radiologie a lavorare nel migliore dei modi. Queste sinergie fanno di noi degli interlocutori che tutti considerano molto validi e seri e questo ci permette di fornire ai nostri interlocutori non solo un singolo prodotto, ma un complesso di soluzioni e servizi”
Ad esempio?
“E’ la modalità del ‘bundling’, molto apprezzata anche dalle amministrazioni pubbliche: nelle gare sempre più spesso vengono richiesti servizi complessivi e noi - con un portafoglio così variegato – siamo in grado di fornire risposte di eccellenza a questi bisogni, con un’offerta integrata di prodotti e servizi. Attualmente in Italia abbiamo in essere circa 200 contratti di questo tipo e abbiamo già installato circa 3.500 sistemi di iniezione dei mezzi di contrasto, garantendo anche servizi accessori come la formazione per gli operatori. Queste soluzioni sono fondamentali anche per la sicurezza del paziente”
In che senso?
“E’ stata di recente emanata la Direttiva europea Euratom 2013/59 alla quale tutti dovranno adeguarsi a breve. L’art. 58 prevede che quando un paziente viene sottoposto alle radiazioni necessarie per un esame diagnostico, queste siano misurate, registrate e consegnate al paziente stesso, in modo che ne sia informato. Per farlo servono dei software molto sofisticati, che noi possiamo mettere a disposizione. Questi strumenti ci danno la possibilità di misurare esattamente quante radiazioni vengono assorbite dal paziente, in ogni singolo organo. Un malato di tumore, ad esempio, deve sostenere esami molto frequentemente, ma anche grazie a questi controlli il medico può valutare di volta in volta se esporlo alle radiazioni e per quanto tempo, limitando quindi gli eventuali rischi“
Il livello di tecnologia connesso a questo tipo di cure ha però dei costi…
“Sì, ma queste tecnologie consentono anche di usare meglio le risorse disponibili. Ad esempio, questi software possono essere caricati direttamente dalla nostra sede nel sistema dell’ospedale e, in seguito, ci consentono un’opera di manutenzione a distanza delle strumentazioni, tenendo sotto controllo tutti i singoli componenti e inviando puntualmente i nostri ingegneri di servizio tecnico laddove c’è bisogno di un intervento. Lo stesso vale per l’utilizzo dei macchinari per la TAC: la loro velocità di utilizzo è legata strettamente a quella dell’iniettore e noi ne stiamo realizzando un modello innovativo che consentirà di aumentare la produttività, riducendo così notevolmente le liste d’attesa”
Parlare dell’Italia come punto di riferimento internazionale, anche nel campo della sanità, non è certo una cosa alla quale siamo abituati…
“E’ vero, ma invece siamo davvero un punto di riferimento, anche come sistema nel suo complesso! All’estero ce lo riconoscono tutti, siamo noi che non ce ne rendiamo conto. Un singolo episodio di malasanità magari fa parlare per mesi, ma della quotidianità che funziona bene non si parla mai. Eppure, ricerche realizzate da enti internazionali al di sopra delle parti hanno collocato l’Italia ai primissimi posti al mondo per qualità del sistema sanitario! Il nostro sistema di welfare dobbiamo davvero tenercelo stretto, anche perché la nostra spesa procapite non è superiore a quella di altri Paesi europei. In generale la sanità italiana funziona e in campi come oncologia, urologia e diversi altri settori abbiamo professionalità e organizzazioni che sono eccellenze riconosciute in tutto il mondo”
Quali ulteriori passi avanti possiamo aspettarci?
“Anche per le risonanze magnetiche abbiamo dei prodotti al top, nonché degli esperti riconosciuti che fanno formazioni a radiologi e tecnici. Nel campo dell’utilizzo delle immagini in radiologia. Stiamo arrivando a livelli eccezionali e attualmente è in fase di sperimentazione una soluzione straordinaria, che utilizza la realtà virtuale per aiutare i chirurghi. Rielaborando i dati delle TAC e Risonanze Magnetiche, e usando degli occhiali particolari, si può estrarre virtualmente dal corpo del paziente l’organo affetto da tumore, esaminarlo anche ruotandolo, intervenire col laser per togliere la massa tumorale vedendo bene cosa c’è tutt’attorno, prima di eseguire l’intervento nella realtà col bisturi! Sono cose incredibili, quasi ‘da fantascienza’, ma che stanno diventando concrete grazie alla ricerca e alla tecnologia”.