Medicina

Janssen riceve autorizzazione su farmaco per trattamento tumore polmone

Si tratta del Amivantamab, il primo specifico in Europa per questa neoplasia

Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, ha annunciato oggi l’ottenimento dell'autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per Amivantamab nel trattamento di adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, caratterizzato da inserzione dell'esone 20 attivante di EGFR, dopo il fallimento di terapia a base di platino.1 Amivantamab è il primo trattamento in assoluto approvato nell'Unione Europea per questa specifica neoplasia.

L’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata consiste nell’approvazione di un farmaco, che risponda a necessità dei pazienti non ancora soddisfatte, sulla base di dati meno completi di quanto normalmente richiesto, laddove il beneficio derivante dalla disponibilità immediata del farmaco ne superi il rischio. Il richiedente l’autorizzazione fornirà dati clinici maggiormente esaustivi in momenti successivi.

Il commento 

"I pazienti affetti da NSCLC con mutazioni di inserzione dell’esone 20 di EGFR dispongono di poche opzioni terapeutiche, sia in numero sia in efficacia.5 La decisione della Commissione Europea rappresenta un traguardo importante perché riconosce che amivantamab sia un nuovo tipo di trattamento, specificatamente rivolto a pazienti con tumore al polmone che presentino questa tipologia di alterazioni” ha commentato Antonio Passaro, oncologo medico della Divisione di Oncologia toracico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

L’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata si basa sullo studio di fase 1 CHRYSALIS, uno studio clinico multicentrico, in aperto, che ha valutato amivantamab in monoterapia in pazienti precedentemente trattati con terapia a base di platino, e che ha dimostrato la sua efficacia e un profilo di sicurezza generalmente ben tollerato.

I dati 

Il tasso di risposta complessiva valutata dagli sperimentatori, osservata nello studio, è stata pari al 37 per cento (95% CI, 28% - 46%), con una durata mediana complessiva della risposta pari a 12,5 mesi (95% CI, 6,5 – 16,1) e il 64 per cento dei pazienti ha mostrato una durata della risposta pari o superiore a 6 mesi.4 Tali risultati sono coerenti con quelli riportati dalla valutazione Blinded Independent Central Review (BICR), che hanno presentato un tasso di risposta pari al 43 per cento (34% - 53%), con una durata mediana di risposta pari a 10,8 mesi (95% CI, 6,9 – 15,0) e il 55 per cento dei pazienti con una durata della risposta pari o superiore a 6 mesi.

Le analisi hanno dimostrato, nei pazienti trattati con amivantamab, una sopravvivenza mediana libera da progressione (tempo trascorso senza progressione o morte) di 8,3 mesi (95% CI, 6,5 – 10,9) e una sopravvivenza globale mediana 22,8 mesi (95% CI, 14,6 – non raggiunto).

Gli eventi avversi più comuni (AE) di ogni grado hanno incluso rash (76 per cento), reazioni legate all’infusione (67 per cento) e paronichia (47 per cento), prevalentemente di grado 1-2.4 Le interruzioni dovute a eventi avversi sono state osservate nel 3 per cento dei pazienti.4 Il 99 per cento delle reazioni correlate all’infusione (IRR) si è verificato con le prime infusioni e raramente ha influito sulla possibilità di continuare i trattamenti successivi (1,1% ha portato all’interruzione del trattamento).

L’autorizzazione all’immissione in commercio risponde al bisogno, ancora insoddisfatto, di offrire, per la prima volta in Europa, ai pazienti e al personale sanitario una nuova opzione terapeutica per questo tipo di tumore. Si tratta di un passo importante verso il nostro obiettivo di fornire terapie innovative che trasformino il decorso del tumore al polmone”, ha commentato Peter Lebowitz, M.D., Ph.D, Global Therapeutic Area Head Oncology, Janssen Research & Development,  LCC.

La Food and Drug Administration (FDA) statunitense aveva già approvato a maggio 2021 amivantamab per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico con inserzione dell'esone 20 attivante di EGFR nei quali la malattia fosse progredita con o dopo chemioterapia a base di platino.8 Ulteriori richieste di approvazione sono state presentate e sono in fase di revisione anche presso altri enti regolatori in tutto il mondo.

Ci stiamo impegnando a cambiare il modo di assistere i pazienti oncologici”, ha commentato Mathai Mammen, M.D., Ph.D, Global Head, Janssen Research & Development, Johnson & Johson. “In Janssen, lavoriamo per trasformare gli esiti a lungo termine dei pazienti e migliorare la loro qualità di vita grazie alla giusta terapia, nel momento giusto.” 

Amivantamab

Amivantamab è un anticorpo bispecifico EGFR-MET completamente umano con attività mediata da immunità cellulare che agisce sulle mutazioni attivanti e di resistenza di EGFR e sulle vie di attivazione di MET, approvato per pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato EGFR-mutato con inserzione dell’esone 20, in seguito al fallimento della terapia a base di platino.

Carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC)

In Europa, si stima che 477.534 pazienti abbiano avuto una diagnosi di tumore al polmone nel 2020, con circa l'85 per cento di NSCLC. Il carcinoma polmonare è il tumore che provoca più morti nel continente, anche rispetto a quanti ne siano causati da carcinoma mammario e carcinoma prostatico insieme.

I principali sottotipi di NSCLC sono adenocarcinoma, carcinoma a cellule squamose e carcinoma a grandi cellule. Tra le mutazioni più comuni nel NSCLC vi sono quelle del gene codificante per il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), un recettore tirosin-chinasico che aiuta le cellule a proliferare e a dividersi. Le mutazioni dell’EGFR sono presenti nel 16-19 per cento dei pazienti caucasici con NSCLC e presenti nel 37-41 per cento dei pazienti asiatici. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per tutte le persone con NSCLC metastatico e mutazioni EGFR che sono trattati con EGFR TKIs è inferiore al 20 per cento. I pazienti con mutazioni dell'inserzione dell'esone 20 di EGFR hanno una sopravvivenza complessiva (OS) a cinque anni nel mondo reale dell'8 per cento nel setting di prima linea, che è peggiore dei pazienti con delezioni dell'esone 19 di EGFR o mutazioni L858R, che hanno una OS a cinque anni nel mondo reale del 19 per cento.