Medicina
Parkinson, omeopatia e agopuntura tra fake news e qualche speranza
Molti sanitari scettici sull’utilizzo dell’omeopatia contro il Parkinson
Parkinson, omeopatia e agopuntura contro la malattia
Omeopatia e agopuntura possono aiutare nella cura contro il Parkinson? E’ una domanda che nasce sovente in molti pazienti o familiari di pazienti che cercano qualcosa di più dei trattamenti normali per contribuire a rallentare il processo della malattia. Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa. Si verifica quando i neuroni non producono abbastanza un neurotrasmettitore chiamato dopamina. Il Parkinson colpisce principalmente il movimento ed è per questo che i suoi sintomi sono tremori, rigidità, lentezza nei movimenti e anche problemi di equilibrio. Si stima che colpisca tra l'1% e il 2% della popolazione sopra i 60 anni e fino al 5% della popolazione sopra i 65 anni. Al momento esistono trattamenti per alleviare i sintomi, ma non si ha una una cura definitiva.
Parkinson, attualmente è incurabile
Ed è anche per questo che, a volte, si cercano strade diverse come l’agopuntura e l’omeopatia. Ma tra i sanitari non esiste una risposta unica riguardo a queste due aree che hanno storie molto diverse. Per quanto riguarda l’omeopatia (secondo Nuria Campillo ricercatrice del CIB Margarita Salas che sta lavorando allo sviluppo di neurofarmaci proprio per malattie come il Parkinson o l'Alzheimer o la SLA) la risposta è no. Sull’omeopatia la ricercatrice è piuttosto chiara “L’omeopatia si chiama pseudomedicina o pseudoscienza, ma il termine medicina o scienza dovrebbe essere rimosso da qualsiasi spiegazione. Quello che fa l'omeopatia è dare false speranze alle persone. I composti omeopatici contengono (se si può considerare che dopo tutte le diluizioni rimanga qualche molecola), una quantità infinitesimale del principio attivo. Queste sono diluizioni di diluizioni di diluizioni di quello che dovrebbe essere il principio attivo”. Sempre secondo la Dr.ssa Campillo nei prodotti omeopatici, la terminologia 3CH, 10CH, ecc... indica il grado di diluizione. Dopo innumerevoli diluizioni, del presunto principio attivo non resta praticamente nulla.
Parkinson, le cure tra fake news e mezze verità
Gli omeopati parlano anche della cosiddetta “memoria dell’acqua”. Essi sostengono che l'acqua della tintura iniziale (tintura madre) in cui sono state fatte queste soluzioni ricordi quel principio attivo, cioè sono convinti che l'acqua possa ricordare fisicamente le proprietà chimiche delle sostanze che in essa sono state diluite. Gli esperimenti fatti e pubblicati per dimostrare la memoria dell'acqua, si sono rivelati purtroppo errati e pieni di lacune. Quindi, secondo la ricercatrice, per quanto riguarda i benefici dell’omeopatia su malattie come il Parkinson questi sono praticamente uguali a zero. Quello che usano è l'effetto placebo per aiutare l’angoscia dei malati.
Parkinson, l'agopuntura utile in qualche miglioramento
Per quanto riguarda invece l’agopuntura, questa gioca in un campo diverso. Esistono studi clinici che dimostrano come, insieme ai diversi trattamenti utilizzati contro il Parkinson, l'agopuntura può produrre qualche miglioramento. Tuttavia, i meta-studi che sono stati condotti su questi studi clinici sono insufficienti e sarebbero necessarie analisi molto più rigorose, come l'uso del metodo del doppio cieco. Questo sistema serve a garantire che le sperimentazioni cliniche offrano risultati reali. Consiste nel fatto che né le persone che svolgono la ricerca né coloro che partecipano alla sperimentazione sanno se ciò che i pazienti stanno ricevendo è il farmaco o il placebo. In questo modo si evitano possibili distorsioni nell'interpretazione dei risultati.
Parkinson, per l'agopuntura servono altri studi più approfonditi
Questo è facile se il trattamento da testare in una sperimentazione clinica è, ad esempio, una pillola, ma se parliamo di agopuntura è molto più complicato. Alcuni sono stati eseguiti con un tentativo in doppio cieco in cui l'agopuntore esegue l'agopuntura fittizia su alcuni dei partecipanti, ma l'agopuntore sa se stanno usando l'agopuntura reale o fittizia. In altre parole, è molto più difficile condurre una sperimentazione clinica sufficientemente rigorosa rispetto a quando si esegue una sperimentazione clinica su un farmaco. Inoltre un altro aspetto da tenere in considerazione è che il morbo di Parkinson è una malattia cronica e con le prove che sono state effettuate si è determinato il sollievo prodotto dall'agopuntura nell'immediato, ma non è stato studiato se questo sollievo possa continuare ed essere un sollievo medio e lungo termine. Ecco perché le meta-analisi su questi studi clinici affermano che devono essere più rigorosi e includere più persone. Ma in essi si è visto che l'agopuntura, insieme ai trattamenti attuali, sembra aiutare ad alleviare alcuni dei sintomi del Parkinson. Anche se, in nessun caso, l'agopuntura può sostituire il trattamento.
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