Medicina

Salute, una “polipillola” per contenere i mali della vecchiaia

di Daniele Rosa

La ricerca di una superpillola protettiva per le malattie da invecchiamento

Salute, vivere più a lungo e in salute 

 

“Vivere più a lungo e in salute” è l’obiettivo del team internazionale di scienziati guidati da Nektarios Tavernarakis, bioscienziato e professore all'Università di Creta in Grecia studioso di invecchiamento, morte cellulare e neurodegenerazione. Più nello specifico l’obiettivo di studio dei ricercatori sta nel comprendere le cause cellulari del deterioramento biologico. "Il nostro obiettivo-ha detto lo scienziato-è quello di trovare le strade per vivere più a lungo ma con una migliore qualità della vita in età avanzata”. E’ questo il macro obiettivo del progetto MANNA (Macroautophagy and Necrotic Neurodegeneration in Old Age). ), finanziato dall'Unione Europea. Adesso non esistono molti farmaci in grado di contrastare le malattie legate alla vecchiaia, pur essendo i sintomi molto forti e dolorosi. La cattiva salute in età avanzata rappresenta un onere enorme e crescente per i nostri sistemi sanitari e sociali. Il solo morbo di Alzheimer colpisce più di 4,9 milioni di persone in Europa e le malattie e i disturbi del sistema nervoso e del cervello costano al continente circa 800 miliardi di euro all'anno, secondo i dati del 2010.

Salute, si puo' trovare la "fonte della giovinezza"?

Ma la domanda che sorge spontanea è se sia possibile intervenire nei processi responsabili del malfunzionamento di corpo e cervello mentre invecchiamo, riuscendo ad allontanare al massimo i disturbi legati alla seniority. 150 anni fa un medico francese dell'invecchiamento biologico, Charles-Édouard Brown-Séquard provò su di sé estratti di testicoli di animali dichiarando successivamente di trovarsi in condizioni fisiche e mentali migliori. Ma dopo quelle ricerche la realtà odierna conferma che i disturbi legati all'età come l'Alzheimer e le malattie cardiache hanno raggiunto livelli epidemici nel nord del mondo e questo anche perchè la vita media si è allungata ma la ricerca medica non le è stata al passo. Gli europei ad esempio possono raggiungere gli 81,3 anni, circa 35 anni in più rispetto a coloro che vennero al mondo alla fine del XIX secolo. Ma importante è chiedersi anche come si vivono questi anni.

Salute, è un onere enorme per i sistemi sanitari di tutto il mondo 

 

La cattiva salute in età avanzata rappresenta un onere enorme e crescente per i nostri sistemi sanitari e sociali. Il solo morbo di Alzheimer colpisce più di 4,9 milioni di persone in Europa e le malattie e i disturbi del sistema nervoso e del cervello costano al continente circa 800 miliardi di euro all'anno, secondo i dati del 2010. Le speranze attuali della medicina sono riposte nel processo biologico detto autofagia (in “greco mangiarsi"). Le cellule usano l'autofagia per sbarazzarsi di materiale tossico . Nella seniority il processo di pulizia di base è meno efficiente, e questo favorisce lo sviluppo di infiammazioni, causa di malattie. Ci sono molte conferme del fatto che l'autofagia difettosa sia il denominatore comune di molti disturbi legati all'età. La necrosi contribuisce all'incidenza di tumori, malattie del fegato, ictus, malattie cardiache e malattie degenerative legate all'età come l'Alzheimer e il Parkinson.

Salute, alla ricerca della "polipillola"

La ricerca in questo campo è agli albori, ma un numero crescente di sforzi cerca di sviluppare una singola pillola per colpire i percorsi biologici che influenzano anche l'autofagia. Si cerca una polipillola capace di affrontare i meccanismi sottostanti che intervengono in più di una malattia legata all'età. Attaccando questi processi si potrebbe rallentare la degenerazione legata all'età mantenendo le persone sane più a lungo. "GeroProtect" è un progetto finanziato dall'Unione Europea per trovare questa polipillola “geroprotettiva” che riduca il periodo di cattiva salute nella terza età. Il progetto MANNA di Nektarios Tavernakis intende sullo svelare la connessione tra l'autofagia e la degenerazione del sistema nervoso legata all'età. Gran parte della ricerca è sul verme Caenorhabditis elegans, che ha un sistema nervoso molto simile a quello umano.

Salute, mangiare meno è un modo per vivere più a lungo

 

Il team ha scoperto alcuni dei geni chiave e degli attori molecolari coinvolti nella necrosi delle cellule nervose. Il che conferma come la sopravvivenza a lungo termine e la conservazione dei neuroni dipendono da un sottotipo di autofagia chiamato mitofagia. Un modo noto per indurre l'autofagia è la restrizione calorica. In esperimenti con vermi, topi, scimpanzé e esseri umani, i ricercatori hanno scoperto che consumare meno cibo o ridurre i tempi dei pasti di un organismo nell'arco di una giornata attiva il processo cellulare. Nelle specie non umane, è stato anche riscontrato che la restrizione alimentare prolunga la vita e riduce o ritarda l'insorgenza di malattie legate all'età. A seconda della specie, i risultati più promettenti mostrano un aumento dell'aspettativa di vita tra il 50% e il 300%. Quando un organismo mangia poco le sue cellule smettono di ricevere glucosio e iniziano a consumare il proprio materiale di scarto per produrre energia. Le cellule entrano in uno stato di autofagia e disintossicano il corpo. Tra i farmaci promettenti per aumentare l’autofagia ce ne sono due: l'urolitina A (prodotta da alcuni batteri intestinali dopo essersi nutriti di ellagitannini, presenti in melograni, fragole, lamponi e noci) e la rapamicina (un antimicotico naturale secreto dai batteri del suolo). Questi due composti prolungano la vita in topi, vermi e moscerini della frutta. La speranza è di avere un farmaco che viene preso come le statine (per il colesterolo) o le pillole per ridurre la pressione sanguigna che riescano a prevenire o a ritardare le malattie della vecchiaia.