Medicina
Tumori, sfuggite nel 2020 oltre 15 mila diagnosi: un sistema da rifare da zero
In Italia, sono “sfuggiti” ai controlli, nel 2020 rispetto al 2019, in termini di mancate diagnosi oltre 3.300 carcinomi mammari, 2.782 lesioni cervicali e...
Tutto questo contrasta fortemente con i continui progressi dell’oncologia, soprattutto grazie alle nuove frontiere aperte dalla diagnosi molecolare: “La ricerca oggi riesce a dare risposte rapidamente applicabili alla pratica clinica -afferma Luigi Cavanna, presidente Cipomo- la diagnosi molecolare, sempre più precisa, permette di comprendere meglio la biologia dei tumori e quindi di indirizzare in modo più proficuo la terapia. Dalla profilazione genomica del tumore all’immunoterapia, nuove frontiere stanno portando l’oncologia sulla soglia di cambiamenti rivoluzionari. Ma tutto questo necessita di un forte supporto organizzativo e gestionale: l’attuale frammentarietà rischia di vanificare i continui progressi che invece si realizzano in campo medico”.
Le proposte per ripensare l’oncologia
Occorre quindi destinare in modo consapevole le risorse del Pnrr, perché l’organizzazione dell’oncologia va interamente ripensata. Innanzitutto, va ampliato il numero di posti nelle scuole di specializzazione, come spiega Cavanna “perché oggi soffriamo una grave carenza di oncologi”. Così come vanno potenziate le reti oncologiche “per creare un ‘tessuto connettivo’ che colleghi agevolmente tutte le realtà oncologiche distribuite sul territorio, anche perché diverse strutture nel tempo sono state chiuse o ridimensionate in varie regioni. È inoltre fondamentale diffondere la ricerca clinica in ogni struttura sia ospedaliera che territoriale ove vengono curati i malati oncologici. Si dice da tempo che dove si fa ricerca si cura meglio e tutti i cittadini hanno il diritto di essere curati al meglio”.
Oggi il paziente oncologico si rivolge all’ospedale per tutto: visite, terapie e follow up, e diverse di queste prestazioni potrebbero essere realizzate in strutture territoriali prossime al domicilio del paziente: “Il potenziamento delle attività territoriali -prosegue Cavanna-ridurrebbe il carico che attualmente grava sugli ospedali con miglioramento della qualità di vita del malato, del caregiver, meno spese e minor perdita di tempo. Attività integrate di cure oncologiche, controlli o supporti come lo screening, la psico-oncologia, la riabilitazione, il supporto nutrizionale - solo per citarne alcune - possono infatti essere realizzate in modo molto più appropriato in ambito territoriale con grande beneficio per il paziente che diventerebbe più reattivo e motivato vedendosi curato vicino a casa, senza dover perdere ore per viaggi e attese per visite”.