1941/2021: quando l'Italia raggiunse una specie di massima espansione territoriale (e perfino un improbabile encomio dell'Economist) - Affaritaliani.it

Politica

1941/2021: quando l'Italia raggiunse una specie di massima espansione territoriale (e perfino un improbabile encomio dell'Economist)

L'opinione di Lapo Mazza Fontana

Come la farsa di una illusione collettiva nevrotica scoppia in una bolla di sapone acido, col conseguente tragico risveglio

Però, quel 6 di aprile in Italia la Stampa e i giornaloni, come li chiama oggi Marco Travaglio (ovvero i giornali cosiddetti "seri": Il Corriere della Sera, La Stampa, La Nazione, Il Messaggero, Il Mattino, solo per citare i maggiori), nonché la Radio di Stato EIAR e l'ISTITUTO LUCE coi suoi cinegiornali, guarda caso non descrivono le sconfitte, ma solo le vittorie (altrui), mentre le bandiere italiane sventolano apparentemente su quasi tutto il Mediterraneo (nei siti non strategici; quelli sono tenuti dai tedeschi). Anche le truppe italo-tedesche in Africa, sostituito Graziani con un altrettanto inutile generale dal nome tonitruante di Italo Gariboldi (subito di fatto esautorato dal galvanizzatissimo Rommel) si apprestano alla nuova offensiva, riconquistando prima la Cirenaica per poi spingersi fino a Tobruk, nuovamente quasi al confine italo-egiziano.

Ed ecco che gli entusiasmi della opinione pubblica italica si rintuzzano, sono incredibilmente ancora dalla parte della bolla nevrotica che descrive come flamboianti successi le vittorie di Pirro o le sconfitte generalizzate, e gli italioti con vent'anni di lavaggio del cervello fascista sono ancora in una consistente maggioranza plaudenti un Duce già meno a petto gonfio per le umiliazioni subite, ma pur sempre ancora baldanzoso nel pettoruto aspetto. Nonostante le voci che serpeggiano ovunque, sbandierato dagli organi di Stampa sotto una propaganda serrata, il consenso del popolino (ma soprattutto delle classi dirigenti idiotizzate come solo in Italia e in Germania si riesce ad avere, storicamente) pare voler dire, e a gran voce: MA non li vedi i successi ovunque(?!?) mentre lentamente Esercito, Aeronautica e Marina si stanno sfarinando insieme con la società italiana, per cominciare quella corsa suicida all'approdo di un otto settembre 1943 ancora molto lontano, ma già visibile ai meno deficienti. Eppure le forze dell'Asse Roma-Berlino-Tokyo nel 1941 sono vincenti su tutti i fronti mondiali, e gli Alleati collezionano significative vittorie ma anche pesanti sconfitte ovunque.

Ovunque o quasi, perché la realtà dietro le quinte è ben altra, e qualcosa fin da principio non ha funzionato nella seconda grande guerra scatenata dagli Unni. Non hanno calcolato che non tutti sono disposti a piegarsi al totalitarismo italo-tedesco, soprattutto non tutti nel mondo anglosassone, nonostante persino in Inghilterra e negli Stati Uniti un partito collaborazionista e perfino filonazifascista fosse molto vicino alle leve del potere a Londra e a Washington. E nonostante ad un certo punto l'Impero britannico sarà solo e sull'orlo del tracollo, in quella che sarà ricordata come "the darkest hour". Non è solo una questione di potenza militare e geostrategica, ma segnatamente di mentalità.

E questo fin dagli anni trenta, perché la progressione temporale è importante: volendo far simbolicamente cominciare il temporizzatore dell'ordigno bellico a partire dal 1938, anno in cui diventa irrimediabilmente chiara la vera facies dichiaratamente stragista del nazifascimo, non solo gli italiani, ma tutta l'Europa subirà ben otto anni di tragedia, a partire dalla escalation della tensione e poi di guerra conclamata e devastante.

Cosa insegna dunque codesta piccola parabola di questo effimero successo di cartapesta di una Italiuccia facilona, fascistona e triste, tronfia e truce quanto il suo idropico e priapistico dittatore nerovestito? Insegna, almeno ai meno disabilitati sinaptici, che ci vogliono anche solo pochi anni di BALLE della più sordida propagandina di regime, (anche un po' in stile potere magico della ARCA PERDUTA, tanto per citare ancora Spielberg), per preparare il rincoglionimento di una popolazione e poi per portarla al parossismo mentecatto autolesionista col suo stesso plauso, fino alle macerie di una intera società, di un intero mondo.

E in fondo non c'è bisogno neanche di tornare al 1941. Ci ricordiamo ancora di Silvio Berlusconi e del "Nuovo miracolo italiano" e del suo rivale-per-finta-e-sodale-per-davvero Romano Prodi col suo "con l'Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più"?