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Politica
Al Brancaccio va di scena la casalinga di Treviso (o era di Voghera?)

Il Teatro Brancaccio a Roma è un luogo di culto storico per la sinistra dura e pura, cioè quella vera.

Qui fu fondata Rifondazione Comunista e qui si tiene, periodicamente, il rito collettivo della palingenesi di “quello che sta a sinistra del Pd o di chi ne fa le veci”.

Qui, ad esempio, si tenne il 9 novembre 2003 una manifestazione un po’ dimenticata dal titolo “Promuoviamo lo sviluppo, difendiamo le tasche degli italiani” che vide riuniti tutti quei partiti guidati dai Ds e dalla Margherita che avrebbero poi dato luogo all’esperimento Ulivo 2 denominato per quell’occasione “l’Unione” e guidato da Romano Prodi, restato famoso, oltre che per la breve durata (2006 - 2008), per il programma di quasi 300 pagine.

Il popolo della sinistra che era presente qualche giorno fa al Brancaccio era però più che partitico (anche se i leader erano presenti) collocabile in un’altra tassonomia politica e cioè quella del civismo movimentista che ha le sue basi nei famosi Girotondi guidati a suo tempo dal divo Nanni Moretti che si rifacevano, a loro volta, al giacobinismo del “club” della Rivoluzione Francese.

Come allora, le due guide sono due intellettuali; Anna Falcone presidente dei “comitati per il no” al referendum sulle riforme costituzionali e il professore universitario Tomaso Montanari.

In platea Nicola Fratoianni, Roberto Speranza (per poco tempo), Nichi Vendola, Massimo D’Alema, Luciana Castellina.

Ma il convitato di pietra ha comunque aleggiato nell’aria: Giuliano Pisapia, ex sindaco di sinistra di Milano, che si fa desiderare e non poco e “non la da” (l’adesione al progetto), come ha detto Denis Verdini in una intervista al Corriere della Sera.

Queste forme di civismo sono fenomeni parametrici nell’algebra politica della sinistra e attengono alla sua fisiologia; si presentano, come detto, ciclicamente, con periodi intorno ai 15 anni e sono caratterizzati da elementi inconfondibili: un buon grado di radical - chicchismo, la presenza di professori universitari e “cittadini” per l’occasione indignati. Il contorno politico invece è sempre lo stesso; cioè la suddetta sinistra vera o presunta tale.

Immaginabili i tormenti di D’Alema, per anni considerato destro inciucista blairiano in tal simile consesso di stampo sovietico.

Ah dimenticavo: c’era pure il solito operaio, Augusto Breda, licenziato dalla Electrolux “per colpa del job act” e quindi di Matteo Renzi.

Anche questa una presenza fissa parametrica che si ripresenta negli anni con, protagonisti, ovviamente diversi. Per citare sempre il Nanni nazionale è un po’ come la famosa “casalinga di Treviso” di “Sogni d’oro” che prima si chiamava “casalinga di Voghera”, come fece notare argutamente lo scrittore Alberto Arbasino sul Corriere della Sera gettando in prostrazione intellettuale il sempre lodato Nanni.

 

 

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