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Politica
Al Referendum gli italiani votino pensando ai giovani

È via via diminuito il credito del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del suo pacchetto di riforma costituzionale chiavi in mano.
Gli italiani capiscono cose semplici: bianco o nero. Bastavano tre punti: abolizione del Cnel e del Senato e passaggio totale di alcune funzioni dalle Regioni allo Stato. Poi il pasticcio della Legge elettorale e i dubbi sul combinato disposto: il premier si è impegnato per una nuova, ma coerenza e promesse in politica sono accessorie.  A ciò si aggiunga la figura di Renzi super comunicatore, il che infonde in alcuni diffidenza (ormai i corsi li fanno tutti, anche i salsicciai, con tutto il rispetto per la categoria). Altri elementi: il giornalismo spettacolo, la media qualità culturale e intellettuale dei politici, la televisione (si pensi alla processione da Barbara D’Urso).
Dall’altra parte il coacervo (anche qui quanti super comunicatori) del “tutti contro Renzi”: dalla Lega Nord di Matteo Salvini al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, da ciò che rimane di Forza Italia di Silvio Berlusconi ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni,  alla sinistra di Nichi Vendola e al partito del premier, il Pd, con la minoranza di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema che votano no. Anche qui problema di coerenza: i passaggi parlamentari che hanno portato al referendum sono stati votati da Forza Italia e Pd, molti dei quali esponenti oggi sono per il no.
Decideranno gli italiani, che come scriveva Giorgio Bocca, non sono poi così intelligenti, hanno uno scarso senso dello Stato, badano al proprio interesse, non pagano le tasse e pretendono tutto in cambio. L’endorsement di più organizzazioni e istituzioni, banche, giornali internazionali, capi di Stato e di Governo per il sì indica il passo che chiede il mondo globalizzato e che se tutto rimane uguale a pagarne le conseguenze maggiormente saranno i giovani se non altro per i tempi lunghi della riforma costituzionale. Comunque vada, i vecchi politici – tutti quelli che hanno fatto tre legislature - se ne vadano in pensione e si decida, bianco o nero: massimo tre legislature, non solo consecutive, ma anche complessivamente e trasversalmente a ogni tipo di incarico, dal Presidente della Repubblica all’ultimo cittadino.  

Ernesto Vergani

 

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