Politica

L'America di Trump una “monarchia” elettiva con un ruolo chiave per Musk. E per l'Italia ci sono buone prospettive

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista

Punto per punto come cambiano gli Usa con The Donald

L’America di Donald Trump si avvia a essere un vero e proprio laboratorio politico-sociale. Una sorta di GovTech, con maggiori poteri presidenziali
 

La vittoria di Donald Trump nelle elezioni del 2024 segna non solo il suo ritorno alla Casa Bianca, ma anche un mutamento di prospettiva, e di progettualità, per l’intera superpotenza americana. Ecco alcune delle caratteristiche e dei temi che potrebbero definire la sua presidenza.

Il primo punto sarà l’assunzione di una postura significativamente più “introversa” da parte degli USA. Come sappiamo, per quanto riguarda l’immigrazione Trump ha promesso di attuare il più grande programma di espulsioni di irregolari nella storia degli Stati Uniti e di costruire ulteriori barriere al confine con il Messico. Non sappiamo quanto di questo verrà davvero realizzato, ma una cosa è certa: l’America di Trump sarà più chiusa, e più selettiva e restrittiva, nell’accogliere nuovi potenziali cittadini.

Per quanto riguarda l’economia, si prevede un approccio neo-conservatore con tagli alle tasse e deregolamentazione, per stimolare la crescita economica. Anche a costo di aumentare le diseguaglianze sociali. Inoltre, la sua amministrazione potrebbe ridurre le regolamentazioni ambientali per favorire l’industria e l’energia fossile. In pratica, ci sarà uno sfruttamento industriale delle risorse più disinvolto di quanto sia avvenuto nell’ultimo decennio.

In politica estera, Trump ha dichiarato l’intenzione di porre fine, nel più breve tempo possibile, alla guerra tra Russia e Ucraina e di rinegoziare diversi accordi commerciali per favorire gli Stati Uniti. Ciò significa, di fatto, rivedere abbastanza radicalmente il modello di globalizzazione su cui si è basato il mondo negli ultimi 25 anni. Ed è probabile che Trump preferirà nettamente, al cosiddetto approccio multilaterale, una nuova politica di accordi “uno a uno” con singoli partner. Cosa che potrebbe aprire prospettive interessanti per l’Italia, dato l’ottimo rapporto che c’è fra la premier Giorgia Meloni (e in vice premier Matteo Salvini) e lo stesso Donald Trump.

Per la sanità, si ipotizza che Trump voglia  tentare  non più di smantellare, bensì di ridimensionale l’Affordable Care Act (Obamacare), per introdurre nuove riforme sanitarie volte a ridurre i costi e ad aumentare la flessibilità e la scelta per gli individui e per gli stati.

Sui diritti civili, ci si aspetta che la sua amministrazione riduca gli sforzi federali in materia, ed espanda invece i poteri presidenziali. In quest’ottica, Trump potrebbe riformare le agenzie federali, inclusi l’FBI e il Dipartimento di Giustizia, per ridurre la loro autonomia e aumentarne il controllo presidenziale. Inoltre, Trump ha promesso di rafforzare la sicurezza interna attraverso un maggiore utilizzo della Guardia Nazionale e delle forze di polizia locali.

Nel campo dell’istruzione, il neo-presidente ha proposto di eliminare il Dipartimento dell’Istruzione e di introdurre test di ingresso militari obbligatori per gli studenti delle scuole superiori. Più precisamente, la sua idea è di trasferire il controllo dell’istruzione ai singoli stati, riducendo l’influenza del governo federale sulle politiche educative. 

In sostituzione, Trump ha suggerito di promuovere un sistema basato su voucher scolastici, che permetterebbe ai genitori di scegliere scuole private o “charter” (un particolare tipo di istituto con una gestione mista pubblico-privato) per i loro figli, utilizzando fondi pubblici. Inoltre, ha proposto di aumentare il ruolo dei genitori nelle decisioni educative e di introdurre linee guida federali per limitare certi contenuti nelle scuole, come la teoria critica della razza e le discussioni su genere e sessualità.

Nel campo delle relazioni internazionali, la sua politica estera dovrebbe essere caratterizzata da un approccio più isolazionista, con un focus sulla priorità degli interessi americani rispetto agli impegni internazionali. Fra le altre cose, Trump ha promesso di affrontare la Cina con maggiore durezza, concentrandosi su questioni come il furto di proprietà intellettuale, la manipolazione valutaria e le pratiche commerciali sleali. Per il Medio Oriente, il nuovo presidente continuerà a sostenere Israele in modo deciso, come peraltro aveva già fatto nel suo primo mandato,  cercando nel contempo di espandere gli Accordi di Abramo per includere più paesi arabi. Il coinvolgimento degli Stati Uniti nella NATO diventerà minore, e agli alleati sarà richiesto di aumentare il loro contributo finanziario alla difesa comune.

Un’attenzione particolare verrà riservata allo sviluppo delle nuove tecnologie: Trump continuerà sicuramente a rafforzare le capacità offensive e difensive degli Stati Uniti nello spazio fisico e nel cyberspazio, in particolare contro minacce provenienti da paesi come la Cina e la Russia. Ma, soprattutto, probabilmente istituirà un Dipartimento per l’Efficienza Governativa affidandone la guida a Elon Musk.

In conclusione, l’America di Donald Trump si avvia a essere un vero e proprio laboratorio politico-sociale. Una sorta di GovTech, con maggiori poteri presidenziali, una maggiore presenza del privato anche nell’amministrazione pubblica, una accentuata autonomia dei singoli stati in alcune materie, una certa chiusura all’interno dei propri confini e una spiccata volontà di poter agire anche unilateralmente per perseguire sino in fondo i propri interessi nazionali. Quasi una “monarchia” elettiva, con le aziende di Elon Musk a rappresentare l’equivalente di quella che fu, per l’impero britannico, la Compagnia delle Indie Orientali? Probabilmente, sì. O, almeno, questo è il progetto che è ragionevole aspettarsi con il ritorno di “The Donald” alla Casa Bianca.