Politica

Amministrative, è "flop" affluenza: ma i leader si sentono tutti vincitori

di Andrea Pasini L’opinione

Ancora una volta ha vinto l’astensionismo: un crollo generalizzato che interessa sia Nord che Sud, un trend radicato in Italia ormai da anni

Elezioni ammistrative, affluenza sempre più bassa: la parte del leone la fanno ora le liste civiche 

Ancora una volta ha vinto l’astensionismo. Almeno un italiano su due, tra quelli chiamati a votare, a preferito non recarsi alle urne. Un crollo generalizzato che interessa sia Nord che Sud. Se infatti a Palermo hanno votato solo il 42% degli aventi diritto, a Genova e a Verona l’affluenza è calata, rispettivamente, di 19 e 15 punti percentuale. 

Il centrodestra ha confermato al primo turno Genova e L’Aquila, ha conquistato Palermo e Messina con un candidato civico. Il centrosinistra ha invece confermato Padova e Taranto e ha strappato Lodi al centrodestra. Il 26 giugno scopriremo il destino di altre 13 città, più o meno grandi, chiamate al ballottaggio. 

Io sono Andrea Pasini un imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e ascoltando con attenzione tutte le dichiarazioni dei leader dei vari partiti che compongono la scena politica nazionale sembra che siano usciti tutti vincenti da queste elezioni amministrative.

Una vera barzelletta! Tutti escluso Giuseppe Conte leader del Movimento Cinque stelle. Conte non poteva dopo la tragedia elettorale che il suo movimento ha incassato a queste elezioni trovare qualche nota positiva da potersi spendere. Anche il più celebre azzeccagarbugli d’Italia si è dovuto arrendere all’evidente crollo di consenti dei pentastellati.

Quello che appare evidente è però come la parte del leone la facciano le liste civiche: quelle di centrodestra raccolgono il 22,2%, quelle di centrosinistra il 18,7%. In totale le liste di centrodestra ottengono il 43,8% dei voti e quelle di centrosinistra (con anche i 5 Stelle) il 41,9%. La maggioranza degli elettori preferisce una proposta elettorale civica. Non ha più fiducia nei partiti e nelle persone che attualmente li rappresentano. 

L’attuale classe politica è valutata dall’elettorato come di basso livello, di scarsa professionalità, populista, litigiosa e non all’altezza per poter governare il Paese. È importante allora tenere presente la presenza dei referendum sulla giustizia che hanno spinto molte persone alle urne. Se questi non ci fossero stati avremmo verosimilmente letto un dato ancora peggiore rispetto all’affluenza per le lezioni amministrative.

Per quanto fisiologico e strutturato sia questo dato, non si può fare a meno di notare che la bassa partecipazione registrata domenica 12 giugno sia in realtà l’ultimo tassello (ultimo prima della prossima tornata elettorale) di un trend negativo che attraversa ormai l’Italia da anni.

Se combinato con il record negativo dell’affluenza registrato per il voto nei concomitanti referendum abrogativi sulla giustizia, il dato sull’astensione ci dice molto sull’attuale rapporto tra cittadini e politica, e su quelle che potrebbero essere le dinamiche del turn out in vista delle prossime elezioni politiche del 2023. Se non nascerà nel frattempo un progetto politico serio apartitico che possa ridare fiducia nella politica, ormai massacrata da personalismi e mediocrità sarà la fine.