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Anas, “l’inchiesta non tocca Salvini”, ma nella Lega si teme l'assalto di FdI

di Redazione

C'è chi pensa che l'inchiesta sul fratello della compagna di Salvini non sia uscita per caso proprio ora, poco prima delle nomine nelle Infrastrutture

FdI: "Inchiesta Anas non coinvolge Salvini, attendiamo i fatti"

Sul caso delle commesse Anas "c'e' una indagine in corso, iniziata ben prima dell'insediamento dell'attuale governo, che non coinvolge Matteo Salvini, ne' altri esponenti politici, quindi, attendiamo gli sviluppi". E' questa la posizione, in merito all'inchiesta per cui sono coinvolti Tommaso e Denis Verdini, che si legge in 'Ore 11', il bollettino con cui si detta la linea ai parlamentari di Fratelli d'Italia.

"Se la sinistra e i giornali di sinistra avessero usato lo stesso metro giustizialista a ogni inchiesta di corruzione che ha lambito, piu' o meno da vicino, sindaci, governatori, politici e ministri di sinistra - e' il commento che da via della Scrofa arriva alla classe dirigente - oggi avremmo una classe politica di centrosinistra completamente nuova. Lo schema 'garantisti fino all'inverosimile con la sinistra' (cucce dei cani comprese) e 'giustizialisti con gli avversari' - si prosegue - fa ridere e non fa piu' presa con nessuno". "La magistratura faccia il proprio lavoro, commenteremo i fatti e non i teoremi della sinistra", si conclude.

Secondo Repubblica, con Matteo Salvini in difficoltà per l’inchiesta Verdini, Giorgia Meloni ne approfitta per provare il colpo grosso alle Europee: svuotare la Lega e favorire un ricambio al vertice del partito alleato. Un piano facilitato anche dal fallimento del Carroccio al Sud. Con le percentuali minime raggiunte nelle Regioni del Mezzogiorno, tramonta infatti il sogno salviniano di trasformare la Lega in un partito nazionale.

Le opposizioni vanno all’attacco e chiedono che il vicepremier riferisca in Parlamento su quanto sta emergendo negli appalti pubblici. Si espone in prima persona la segretaria del Pd, Elly Schlein, mentre il cinque stelle Cafiero De Raho, ex procuratore antimafia, in un’intervista a Repubblica afferma che “la corruzione è tornata in grande stile”.

Come riporta La Stampa nella Lega si continua a mostrare un atteggiamento imperturbabile: «Dal punto di vista giudiziario siamo assolutamente sereni».  In fondo il sottosegretario all'Economia Federico Freni viene citato nelle carte della procura, ma non risulta indagato, e i fatti contestati risalgono al 2022, ai tempi del governo Draghi.

La «serenità» viene però declinata dai leghisti «solo in termini giudiziari». Salvini sa bene, in fondo, che questa inchiesta alla fine colpisce anche lui. Da un punto di vista personale, ovviamente, visto che la sua compagna, Francesca, è la figlia minore di Denis Verdini, ma anche e soprattutto sotto un profilo politico, perché si è acceso un faro sul suo ministero, proprio nel momento in cui iniziano i preparativi per due delle più importanti partite di nomine nelle partecipate di Stato di quest'anno: il rinnovo dei vertici di Ferrovie e della sua controllata, Anas.

Una domanda, in particolare, non riesce ad abbandonare i pensieri dei leghisti: «Perché gli arresti sono arrivati proprio ora?». Le indagini risalgono a un periodo compreso tra il 2021 e il 2022 e già a settembre erano comparse sui giornali le notizie di questa inchiesta. A legge di Bilancio chiusa, ecco scattare le manette.

Perché sfiorano la Lega e Salvini, e gettano un'ombra pesante su Anas. Il timore più forte, nel Carroccio, è quindi quello di perdere agibilità politica e potere decisionale su due partite di nomine che Salvini considera, di fatto, di sua competenza quasi esclusiva.

A via Bellerio hanno quindi notato con un certo disappunto il desiderio di Giorgia Meloni di voler vedere le carte dell'inchiesta e il commento lasciato trapelare da Palazzo Chigi a corredo dell'indagine: «È una brutta storia».

Uno degli uomini di fiducia del leader leghista, che parla con La Stampa a patto dell'anonimato, non ci vuole girare troppo attorno: «Non mi sorprenderebbe se Fratelli d'Italia, alla luce di queste indagini, si arrogasse il diritto di chiedere sulle nomine di Fs e Anas una condivisione maggiore delle scelte. Insomma, per capirci, di mettere sul tavolo un nome che non sia nostro e provare a imporcelo».

Nel mirino ci sono le poltrone di Luigi Ferraris, attuale amministratore delegato di Fs, e di Aldo Isi, che guida Anas. È troppo presto per avere una rosa di nomi in corsa. L'unico a essere sempre nell'aria è quello dell'ex ad di Terna, Stefano Donnarumma, che già nella scorsa primavera Meloni avrebbe voluto alla guida di Rfi (Rete ferroviaria italiana) e fermato solo dal veto granitico di Salvini.