Andrea Orlando "sor tentenna" della Giustizia
I suoi ritardi hanno fatto fallire la riforma carceraria ed ora la cavalca
Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, è un tipo particolare. Lento quando doveva correre, veloce quando deve stare fermo. In effetti, nella scorsa legislatura l’esponente Pd fu particolarmente indolente ad appoggiare la riforma dell’ordinamento penitenziario proposta con lunghi scioperi della fame da Rita Bernardini e supportata dai radicali come Sergio D’Elia e Elisabetta Zamparutti. Non è che l’allora ministro fosse contrario; tutt’altro. A parole grandi appoggi e discorsi che Cesare Beccaria avrebbe preso appunti, come uno scolaretto, ma nei fatti continui ritardi e rimandi che portarono all’approvazione a tempo scaduto, in piena zona Cesarini istituzionale, tanto che si lavorò con il vecchio Consiglio dei Ministri pur essendosi tenute le nuove elezioni. Nel programma del governo centro-verde, come noto, questa riforma viene vista con il fumo negli occhi tanto che il nuovo ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede l’ha subito fortemente criticata.In compenso ora il Pd ed Orlando strepitano ogni giorno a favore proprio di quella riforma che le loro (volute) lungaggini hanno fatto fallire.