Appendino e "poteri forti": il silenzio dell'establishment su Piazza San Carlo
La Appendino incarna il matrimonio fra i grillini e la "Casta" che volevano abbattere. Per questo la strage mancata di Piazza San Carlo rischia l'oblio
Torino. Gli echi della strage mancata di Piazza San Carlo che ha portato alla morte della povera Erika Pioletti e al ferimento di 1527 persone si odono ancora nelle vie del centro, da Via Roma a Via Garibaldi, da Via Po a Piazza C.L.N. Sotto i portici e davanti alle vetrine sfavillanti dei negozi di lusso, i torinesi - già schivi e riservati per antonomasia - hanno gli occhi velati di tristezza e di rabbia sopita. Con il decesso della trentottenne di Domodossola, gli eventi già tragici di quel fatale sabato sera hanno assunto una piega ancor più triste, che neanche la foto del piccolo Kelvin, guarito, assieme a uno dei suoi eroici salvatori, il militare messinese Federico Rappazzo, può lenire.
Per ora, l'unica conseguenza dei fatti incresciosi avvenuti la sera della finale di Champions' League tra Juventus e Real Madrid, è stata da parte della sindaca la rimozione dell'assessora all'Ambiente, sostituita con il capogruppo consiliare - grillino. E si riscontra un silenzio piuttosto significativo da parte dell'establishment torinese. Forse perché - di quell'establishment - la prima cittadina è espressione diretta?
Dando per scontato che i grillini siano tutti "semplici cittadini venuti dal niente", contrari ai poteri forti e alla "casta", ci si dimentica che Chiara Appendino è figlia di Domenico Appendino, manager e vicepresidente di Prima Industrie, Cavaliere del Lavoro, e braccio destro di Francesco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte.
E ci si dimentica che la dolce Chiaretta, laurea con lode in Economia internazionale e management, tesi di marketing sulle strategie di entrata nel mercato cinese, poliglotta, ha al suo attivo uno stage in Juventus (nome opportunamente taciuto sul curriculum grillino e trasformato in "società sportiva di prima grandezza"). Restando sempre in casa Agnelli, sappiamo che l'erede Andrea, John Elkann e Sergio Marchionne hanno visto di buon occhio l'insediamento della Appendino come sindaca sotto la Mole Antonelliana. E c'è chi giura che, per Cardiff, Chiara sia partita proprio assieme agli Agnelli. In tribuna d'onore del resto, mentre a Torino si sfiorava la carneficina, la sindaca era accanto alla figlioccia del defunto Avvocato: ovvero Evelina Christillin. "Potrebbe essere mia figlia", ha commentato l'anno scorso la bionda e algida presidente del Museo Egizio di Torino all'epoca dell'elezione della Appendino.
Quest'ultima è inoltre sposata con Marco Lavatelli, della Lavatelli SrL. Leggiamo sul sito dell'azienda: "Quando nel 1958 l’attuale presidente Alessandro Lavatelli fondò l’azienda, non immaginava che, a oltre 55 anni di distanza la Lavatelli S.r.l. sarebbe stata presente con i propri prodotti in più di 30 paesi. Dal 1958 ad oggi le attività di export sono aumentate molto: negli ultimi 10 anni l’azienda ha iniziato a esportare in mercati chiave come quello giapponese, coreano, indonesiano, cinese e russo”. Non un negozietto di fiori secchi, insomma.
E come ricorda Valter Delle Donne sul Secolo d'Italia: "Nel periodo in cui è stata consigliere comunale è incappata in un piccolo incidente di percorso. Assunta nell’azienda del marito, non fa una figura elegantissima con i 23 mila euro di “permesso retribuito” che l’azienda del consorte incassa ogni anno dal Comune di Torino. E adesso che è sindaco non rinuncia allo stipendio".
Fra padre, marito e chaperon illustri, insomma, si può dire senza timore di essere smentiti che Chiara Appendino sia l'incarnazione assoluta di ciò che i grillini definiscono "poteri forti", "casta", "establishment". Ed è forse questo il motivo per cui proprio quell'establishment torinese che, per primo, dovrebbe puntare il dito sulle responsabilità della sindaca negli eventi di Piazza San Carlo.
Responsabiltà che gli vengono ricordate per esempio dal senatore Maurizio Gasparri che denuncia: "Chiara Appendino fa sapere di essere scossa per la morte di Erika Pioletti. In realtà dovrebbe essere considerata responsabile del disastro che si è verificato a Torino. Lei, sindaco della città, se ne era tranquillamente andata a Cardiff senza nemmeno firmare le più elementari delibere che avrebbero garantito una minore pericolosità degli assembramenti che si sono comprensibilmente formati in città per seguire un importante evento”. E ancora: "Era stata lodata come miglior sindaco d’Italia, ma alla prima emergenza ha dimostrato di essere incapace e irresponsabile come tutti i grillini. Altro che scossa! Deve essere messa sotto accusa per le sue responsabilità politiche e morali e chi di dovere dovrà accertare se ve ne sono alcune di natura penale".
Una voce, quella del senatore Gasparri, che pare levarsi isolata nel silenzio dietro cui sono trincerati la Appendino, la sua giunta e tutti i numi tutelari illustri e potenti che hanno salutato con entusiasmo l'elezione a sindaco di una loro "figlia" ideale per nascita, background ed entrature. Un silenzio che potrebbe non essere dovuto al proverbiale riserbo dei torinesi.