Politica
Arianna: "Io sto dietro le quinte". La sorella di Meloni e il dopo-Atreju
Un ministro: "E' come se fossero una sola persona"
Non esiste ambito del potere in cui le due non si confrontino, non lasciano mai traccia o impronta digitale, su nulla
Finito il tempo della narrazione classica del rapporto tra fratelli che lavorano assieme — leader e braccio destro, chi è il pensiero e chi l’azione, chi la testa e chi il corpo — Arianna e Giorgia Meloni escono dalla loro Camelot come se più che due sorelle fossero una sorta di mini dinastia, una versione miniaturizzata tipo Kennedy di destra e un po’ all’arrabbiata, dove è impossibile capire le mosse dell’una prescindendo dall’altra. Lo scrive il Corriere della Sera ripreso dal sito Dagospia.
«È come se fossero una sola persona», dice un ministro del governo. Il loro cognome sarà in cima alla lista di Fratelli d’Italia alle prossime Europee, un appuntamento decisivo, quello in cui basta un nulla perché il Nulla torni a minacciarle. «Sono un soldato», dice la sorella maggiore, che resta a disposizione e non chiude nessuna porta, come a voler rimarcare che la soluzione dell’enigma «Meloni» rimarrà aperta per parecchio tempo ancora.
Il segnale che attendono nel cuore pulsante della festa, dove chi le conosce da secoli si concentra su un altro inciso di Arianna («Preferisco stare dietro le quinte, penso che il mio ruolo sia molto più utile così»), fa il paio con un sondaggio riservato in perenne aggiornamento, secondo cui con la presidente del Consiglio in campo Fratelli d’Italia può ambire a 2 punti in più. E quindi probabilmente finirà così, con Giorgia candidata capolista in tutte le circoscrizioni e Arianna a curare il giardino che sa curare meglio, quello che sta «dietro le quinte», a gestire quel potere che lusinga gli amici e spaventa i nemici, tenendo lontano il Nulla.
In un anno, la loro immagine di sorelle è cambiata in tutto e per tutto. Trecentocinquanta giorni fa, in un post sui social nato per fare gli auguri di fine anno, in calce a una foto di coppia Arianna mostrava ancora le unghie di chi è nato e cresciuto con le mani dentro la lotta, con tanto di auguri «ai nostri amici e ai nostri nemici che remano contro», «a chi ha creduto, a chi non l’ha fatto ma si sta ricredendo, ai rosiconi che non lo faranno per puntiglio».
Un anno dopo è tutto diverso, i messaggi di lotta sono diventati il rito del governo, coi nemici mimetizzati da amici. La rabbia e l’orgoglio di un anno fa lasciano spazio alla commozione. «Io ho solo (Giorgia, ndr). Mia mamma è figlia unica, con mio padre abbiamo avuto problemi e non abbiamo avuto rapporti...
Mi sono emozionata perché ho visto mia sorella soddisfatta del lavoro che è stato fatto. Ha capito che non è sola», ha scandito la sorella grande dopo l’intervento conclusivo di Atreju della sorella piccola, in cui per l’ennesima volta la presidente del Consiglio aveva respinto le accuse sul patriarcato ricordando la sua famiglia tutta al femminile. Non esiste ambito del potere in cui le due non si confrontino, non lasciano mai traccia o impronta digitale, su nulla. Raccontano che all’inizio dell’esperienza di governo, più d’uno aveva provato a cercare la sorella maggiore per questioni relative alla Rai e ai cda delle partecipate. Dopo d’allora, non ci ha più provato nessuno.