Politica

Armi all'Ucraina, Meloni chiede il voto in Aula: mal di pancia della Lega

di Redazione

Maggioranza compatta. Pesano le parole di Romeo

"Criticate me ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l'Italia. Questo fa la differenza", ha osservato nelle sue comunicazioni in vista della riunione del prossimo Consiglio Ue. "Giudico falsa e puerile - ha sottolineato la premier - la propaganda di chi racconta che l'Italia spende soldi inviando armi sottraendo risorse alle necessita' degli italiani, sono menzogne". La critica e' indirizzata soprattutto ai pentastellati: "noi siamo membri della Nato, altri puntano all'alleanza con la Cina". Chiuso il discorso sull'appoggio a Kiev - "Continuera' fino a quando sara' necessario. La Liberta' ha un prezzo", la linea, con tanto di conferma che "l'Italia vuole aumentare i propri stanziamenti in spese militare" -, la temperatura a palazzo Madama e' salita sul tema dell'immigrazione.

"Io ho la coscienza a posto. Sono una madre", sulla tragedia di Cutro "non ci sono prove che l'Italia avrebbe potuto fare di piu', dall'opposizione sono arrivate accuse inaccettabili", l'affondo del capo del governo. L'esecutivo chiedera' a Bruxelles l'implementazione rapida di quanto deciso nell'ultima riunione e di quanto promesso dalla Commissione europea. "L'Italia ha le carte in regola. Fara' sentire la sua voce e molto forte", la promessa di Meloni. Il 'refrain' e' che "non si puo' aspettare un secondo di piu'". La delegazione italiana che sara' nella capitale belga il 23 e il 24 marzo si aspetta risultati concreti ma la consapevolezza e' che il summit sara' soprattutto dedicato all'economia. "Il tempo dell'austerita' e' finito", ha ripetuto il presidente del Consiglio, "abbiamo bisogno di maggiore attenzione alla crescita".

Oltre alla revisione del patto di stabilita', Meloni si e' soffermata sulla direttiva Ue sulle case green ("Si rischia una patrimoniale") e sullo stop a diesel e benzina ("Non ci consegneremo ad altre dipendenze. Dopo quella energetica con la Russia, si rischia quella sull'elettrico con la Cina). La rivendicazione e' che il governo "mettera' sempre la faccia" sulle proprie decisioni. "Preferisco - la 'chiosa' della premier - dimettermi piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte si rivolse ad Angela Merkel per dire che i 5 stelle erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che loro chiedevano. Preferisco dimettermi che rappresentare una Nazione del genere".