Politica
Ballottaggi, la salvinicazione che funziona. Sindrome di Stoccolma per il M5S
Eezioni amministrative 2018, ballottaggi: i fattori che hanno mosso il voto
The winner is...Matteo Salvini. Con un risultato trionfale anche ai ballottaggi delle elezioni comunali del 24 giugno, il leader della Lega ha sancito il punto più alto del lungo processo della personalizzazione dei partiti italiani. Mai come in questa tornata elettorale amministrativa si è realizzata l'identificazione quasi totale di un partito, di una coalizione e di una scelta elettorale in un volto, quello appunto di Matteo Salvini.
Come e più che alle politiche e al primo turno delle amministrative la scelta degli elettori in questi ballottaggi si è sostanzialmente strutturata su una alternativa tra stare con Salvini e stare contro Salvini. Sia nella maggior parte assoluta dei casi in cui i ballottaggi erano tra candidato di centrodestra e candidato di centrosinistra civico sia nei pochi in cui c'erano soluzioni diverse (con i Cinquestelle e centrosinistra oppure anche nel caso di Imperia dove Scajola contrastava il candidato di Toti e Salvini). I candidati hanno fatto la differenza realmente solo nelle vittorie del centrosinistra civico e nel caso di Imperia, dove quel valore aggiunto personale sommato all'appello alla resistenza all'egemonia della Lega hanno consentito la vittoria.
Dove hanno vinto i candidati di Lega, centrodestra e Cinquestelle invece è stato decisivo il ruolo del leader della Lega di ombrello di una scelta. Mai nessun leader era stato così capace di influire sulle scelte elettorali locali cosi profondamente e diffusamente su tutto il territorio. Neanche Berlusconi e neanche Renzi nei loro momenti migliori. Pensate solo per esempio agli anni d'oro di Berlusconi come il 2001 dove comunque il centrosinistra vinceva le amministrative per esempio a Roma e in altri capoluoghi importanti. E pensate al 2014 del 41% del PD con Renzi premier dove il centrosinistra perde nelle amministrative di Livorno. Padova, Perugia e Potenza, roccaforti storiche di quella coalizione.
Ha vinto quest'anno la salvinicazione di cui abbiamo parlato pochi giorni fa e ha vinto ai ballottaggi anche un altro fenomeno. Ha vinto la sindrome di Stoccolma del movimento Cinquestelle. La sindrome di Stoccolma è come noto l'innamoramento irrazionale dei prigionieri per il loro carceriere. Quella che è scattato prima al governo da parte di Conte e Di Maio verso il vicepremier. E poi è scattata al primo turno e ancora di più ai ballottaggi da parte degli elettori Cinquestelle che hanno votato in quasi tutti i comuni per il candidato della Lega e del centrodestra a trazione salvinista.
È il segno della trasformazione attraverso la salvinicazione di un leader di partito in un capo di due coalizioni, quella del centrodestra e quella della Lega con M5s. Il capo che per autorità riconosciuta porta gli elettori del movimento Cinquestelle a votare i suoi candidati sindaci se al ballottaggio ci sono loro e che porta quelli del centrodestra a votare per il candidato di M5s dove era al ballottaggio.
E questo anche in ragione della capacità di essere Salvini la più efficace (più di Di Maio in questa fase) sintesi del concetto di anti-sistema che in teoria era un presidio identificativo del partito di Grillo. Eccezione a questo fenomeno prevalente sono stati l'esperimento di resistenza ligure di Claudio Scajola a Imperia e soprattutto i non pochi comuni dove ha vinto un candidato del centrosinistra. Da studiare in tal senso (oltre al valore aggiunto dei candidati e alle aggregazioni di resistenza civiche antisalvini) i casi di comuni del nord e In particolare della Lombardia (tra tutti per esempio quelli brianzoli di Seregno, Brugherio e Nova milanese dove il centrosinistra era al governo in alcuni e opposizione da anni in altri) dove i candidati hanno sicuramente dato una spinta alla vittoria del centrosinistra ma dove nondimeno la Lega e Salvini sono tutto tranne che una novità e dove la salvinicazione funziona per la parte visibilità ma non rappresenta un elemento dirompente di cambiamento e movimento anti sistema.
Anzi rappresenta il potere costituito. E anche per questo funziona di meno la sindrome di Stoccolma verso gli elettori Cinquestelle che in quei casi hanno votato con una proporzione diversa il centrosinistra. Il tema del futuro per una parte del sistema politico (centrosinistra, centrodestra e m5s) sarà quindi il riequilibrio della sindrome di Stoccolma con la Sindrome di Brugherio e Seregno. Ne riparleremo a breve di sicuro.