Boldrini rottamata: la Lega alla Camera elimina "ministra", "consigliera" etc.
Deputate leghiste mandano in pensione il "linguaggio di genere" voluto dall'ex presidente Laura Boldrini
Laura Boldrini rottamata non solo alle Urne il 4 marzo, ma ora anche formalmente a Montecitorio.
Dopo due anni, infatti, i "nuovi indirizzi per il linguaggio di genere" fortemente voluti dall'allora Presidente della Camera eletta con Sel vengono di fatto mandati in pensione da un gruppo di deputate leghiste, avverse da sempre all'iniziativa.
Se la dizione "presidenta" è in realtà un fake attribuito erroneamente a Laura Boldrini, la quale semmai insisteva sulla formula "LA presidente" se riferita a un esponente di sesso femminile, i vari "ministra" e così via vengono cancellati dal gergo di Montecitorio e da Palazzo Chigi. Come riporta Libero, infatti, «Nelle comunicazioni ufficiali, per esempio, la leghista Erika Stefani (Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie nell'attuale governo Conte, ndr) fa scrivere testualmente “il signor ministro Erika Stefani”, mentre sul sito del governo le parole “ministra” e “sottosegretaria” sono scomparse per tutte le donne componenti dell’esecutivo».
Ed è addio anche alla dicitura "traduttrice" in luogo di interprete/traduttore e al titolo di "consigliera" al posto di consigliere. E il fatto che l'iniziativa di tornare alla consuetudine istituzionale antecedente all'insediamento dell'onorevole Boldrini, che oggi a Montecitorio - malgrado il flop alle urne il 4 marzo - siede da "semplice" deputato nelle file di Liberi e Uguali, provenga da parlamentari di sesso femminile che non possono certo essere tacciate di becero "sciovinismo" e retrogrado "sessismo maschile" è uno smacco ancor più grande per l'ex terza carica dello Stato e i suoi (pochissimi, a dire il vero) seguaci.
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