Politica
Bussola, equipaggiamento ed andatura per l'andatura di Renzi e il Pd
La relazione di Matteo Renzi è lucida. Mi è piaciuta per sincerità, energia e prospettiva. Grazie per averci indicato la strada.
Dobbiamo andare per di là.
E questa volta per davvero, senza perdere pezzi, anzi aggiungendone, soprattutto ben equipaggiati.
Per questo occorre mettere in pratica l'insegnamento di Monsignor Luca Bressan (Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l'Azione sociale della Curia milanese) nel maturare "uno stile di presenza responsabile" capace di favorire "un processo di responsabilizzazione del Paese": concetto, quest'ultimo espresso a Ferrara da Lorenzo Guerini.
Non la concezione di una classe dirigente che somigli al Paese,dunque, ne' semplicemente quella di una che lo guidi, bensì la visione di un'Italia che sale parafrasando la citazione del Vice Direttore del Corriere della Sera, Postiglione.
Abbiamo bisogno per dirla in un'immagine, di fermarci a riflettere davanti all "Adorazione dei Magi" di Durer e acquisire padronanza delle fratture tra vecchio e nuovo, abitare le tensioni non solo esistenziali di cui siamo narratori acuti, ma pure sociali economiche e culturali. In questo impegno credo ci serva aiuto e ritengo giusti i richiami del Cardinale Scola e del Presidente di Confcommercio Sangalli: "la politica deve ridare valore ai corpi intermedi perché ne esca rafforzato il suo ruolo di rappresentanza". Rispettandone l'autonomia e cogliendo l'innovazione nell'azione che essi possono produrre.
Non può sfuggire oltre a tutti noi che in questi 1000 giorni sono maturate incrostazioni più dure e timidi tentativi di rinascita: per capirci i giovani delle periferie continuano a non avere auto rappresentanza e non accadrà che riescano a costruirsela perché i partiti decidano magari di candidare qualcuno che ne racconti un pezzo di storia. Chiediamoci piuttosto quanti di questi ragazzi sono iscritti al Pd e quali strumenti di agibilità e formazione abbiamo offerto loro. L'esito del tentativo che fece Veltroni sulla composizione delle liste elettorali ci deve far riflettere e il voto dei 30-40 enni, del quale Renzi ha fornito un'analisi che condivido, non è di oggi, ma viene da lontano.
O ancora una sperimentazione mutualistica positiva di servizi sulla formazione non necessariamente ottiene maggior successo in un'armonizzazione verticale delle competenze istituzionali (sebbene io resti dell'idea che il titolo V vada superato, in una riorganizzazione complessiva delle Regioni).
Lo stesso dicasi per i processi culturali. Per chi ha ascoltato il Discorso alla Città lo scorso S.Ambrogio, il monito di Napolitano sulle variazioni di genere ai titoli istituzionali, non è banale. Occorre equilibrio e misura perché non prendano piede in seno alla società sentimenti identitari di "contro cultura" maggiori ancora di quelli che già ci appaiono nella loro evidenza.
Sui diritti nel lavoro occorre chiedersi se la stabilità possa realisticamente essere garantita dalla sola protezione sociale o se invece possano essere favoriti strumenti di corresponsabilità capaci di accompagnare il lavoratore a partire dal suo curriculum; se possiamo considerare la tutela al licenziamento discriminatorio nei diritti individuali e sociali della persona un principio culturale patrimonio di una comune visione europea.
C'è poi un tema legato alle riqualificazioni urbanistiche delle grandi città: a mio parere non sono sufficienti davvero solo grandi piani milionari di riqualificazione di uno/due quartieri. Contemporaneamente occorre lavorare a completamento dei piani urbanistici e viabilistici incompleti magari assegnando parte del patrimonio pubblico ad altri che con le proprie energie economiche siano capaci di valorizzarlo sotto la regia pubblica, intervenendo a sostegno anche delle aziende fallite o avanzando progetti credibili a tutela anche dell'occupazione per quelle situazioni dove il giudice fatica ad assegnare la proprietà del bene.
> In sintesi sul piano economico e sociale dobbiamo imparare a tenere insieme le velocità del presente e e del futuro, a volte per ottenere il risultato dobbiamo stabilizzare l'andatura cosicché si possa più agevolmente tornare a ritmi elevati; dobbiamo non inciampare ancora in un sentimento di autosufficienza, che significa non solo ammettere di non aver colto la politicizzazione del referendum, come giustamente ha fatto Renzi, e neppure limitarsi a riflettere sulle alleanze politiche, pure ricordarsi che qualsiasi azione di cambiamento per essere stabile ha bisogno di accompagnamento civile, sociale ed economico in una rinnovata e condivisa dialettica tra le rappresentanze.
Non ho il potere per dire o sapere se e quanto durerà il governo in carica, ma penso che questa sia una discussione da affidare alle prerogative del Presidente della Repubblica e del Parlamento perché il primo risultato concreto del voto referendario e' la fiducia nell'equilibrio di poteri sancito dalla Costituzione. Anche nella forma, un intero governo che favorisca una rinnovata responsabilizzazione del Parlamento mi pare un fatto positivo: per questo ho apprezzato molto il discorso al Senato dell'attuale Primo Ministro Gentiloni e per questo spero che il nostro Sindaco Beppe Sala, al pieno rientro nelle sue funzioni, torni a tessere fino in fondo quella stessa pragmatica capacita' di reciprocità istituzionale a tutti i livelli, per la quale ha eccelso nella gestione di Expo.