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Politica
Il Natale di CasaPound: raccolte alimentari e la bufala del voto di scambio

Luogo: sezione di CasaPound Roma SudOvest. Tempo: qualche giorno prima di Natale. In un pomeriggio freddo e assolato, una strada romana del difficile quartiere Magliana si riempie di persone in fila ordinata di fronte alla sede di CPI della zona, due stanzette piene zeppe di generi alimentari donati spontaneamente dagli italiani all'ingresso dei supermercati durante le raccolte dei militanti di CasaPound.

Ci rechiamo appositamente in sezione per osservare le dinamiche di queste distribuzioni, tanto bistrattate, e ritenute espedienti per nascondere voti di scambio. Attendiamo di vedere banchetti adibiti alla raccolta firme per le candidature al Parlamento, ma restiamo delusi... ci sono solo i pacchi alimentari, più di ottanta, e i volontari di CasaPound.

Sono presenti i responsabili di sezione e di zona, il giovane avvocato Valerio Tamburini, Alessandro Calvo, Mattia LaMastra. Fanno anche capolino Davide Di Stefano, responsabile CPI Roma e fratello del candidato premier Simone, e soprattutto Mauro Antonini, responsabile CPI Lazio e candidato presidente di Regione.

Antonini non vuole parlare della sua candidatura. "Sono qui per seguire il lavoro dei volontari che si attivano in prima persona per aiutare le famiglie in difficoltà, come ho sempre fatto anche quando non ero candidato. Oggi non si parla né di elezioni, né di firme, né di voti. E' la festa delle famiglie che vengono a ricevere un piccolo aiuto per vivere. A me interessa questo. Oggi non sono il candidato presidente alla Regione Lazio, sono un militante come tutti gli altri".

Osserviamo le varie persone che si avvicendano a ritirare il pacco. Sono volti noti per i ragazzi di CasaPound, da mesi, alcuni anche da anni, vengono aiutati dalla Tartaruga Frecciata. Sono spesso donne con più figli a carico, che cercano di mantenere una parvenza di dignità personale malgrado la povertà più nera. Non tutti votano CasaPound, alcuni hanno perfino sostenuto Renzi al referendum "pe' toje un po' de senatori magnoni dal Parlamento". 

"Ci sono tanti pregiudizi su di noi e su queste raccolte e distribuzioni" dice Alessandro Calvo, uno dei responsabili di zona per CPI. "Ma come può vedere, viene fatto tutto alla luce del sole. Chiunque può osservare di persona quel che facciamo. Non abbiamo segreti, specie se si tratta di aiutare le famiglie bisognose. Lo facciamo da anni, ben prima che avessimo soltanto l'idea di poter mai correre in eventuali elezioni".

Ci confondiamo tra i volontari che consegnano i pacchi: molte persone sono un po' in imbarazzo per la loro condizione disagiata. Le famiglie aiutate sono sempre più o meno le stesse, e non essendo una distribuzione capillare non è ipotizzabile che si tratti di un possibile serbatoio di voti in crescita esponenziale. Non ci sono inni a Mussolini, malgrado il suo volto campeggi su un poster alle nostre spalle, non ci sono saluti romani, né invettive contro gli stranieri. Solo una giornata spesa volontariamente a favore di famiglie veramente bisognose. Pannolini, omogeneizzati, oggetti per l'igiene personale, perfino giocattoli. Puzzle, bambole... tutto donato all'ingresso dei supermercati da italiani. Ne usciamo un po' scossi: ignoravamo che, a pochi chilometri dal Parlamento, ci fossero queste sacche di miseria nera, perlopiù ignorate da chi di dovere. Ci aspettavamo di trovare "brutti, sporchi e cattivi" energumeni intenti a scambiare pacchi con voti, ci aspettavamo di trovare razzisti omofobi dalle botte facili, invece troviamo perfino una minuta ragazza siriana tra i militanti. A Natale si è tutti più buoni, recita il cliché. Ma, ascoltando le voci delle famiglie povere della Magliana o degli altri quartieri disastrati della Capitale, quelli dimenticati da tutti, i militanti di CasaPound lo sono tutto l'anno. Che i partiti tradizionali ne prendano atto.

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