Politica
Centrodestra, Lega: è rivolta anti-Berlusconi. Nel mirino anche la Meloni
Lega, Salvini ha due spine: Maroni e Bossi
Quello che sembrava uno screzio sta ora diventando una slavina. Nella Lega, quantomeno nella stragrande maggioranza salviniana, cresce di ora in ora il malessere nei confronti di Silvio Berlusconi. Prima la candidatura "estemporanea" e "non condivisa" del generale Leonardo Gallitelli a Palazzo Chigi, poi l'esclusione del Carroccio dalla giunta siciliana di Nello Musumeci (più che altro per volontà di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, scelta comunque avallata da Forza Italia).
Fatto sta che tra i fedelissimi del segretario leghista monta il sospetto che l'ex Cavaliere non stia affatto lavorando ad un Centrodestra unito e vincente ma che voglia soltanto prendere il maggior numero di voti possibile, con boutade del calibro di pensioni minime a 1.000 per tutti e sgravi fiscali per le spese per gli animali, per poi usarli per governare con il Partito Democratico (ma non con Matteo Renzi). Sui social network il popolo di Salvini è a dir poco furioso. Da Nord a Sud sono moltissimi i commenti contro Berlusconi. "Non fidarti Matteo, ti vuole fregare". "Punta all'inciucio con il Pd, basta!". E ancora: "Lega da sola, nessuna alleanza con Forza Italia".
Insomma, la temperatura politica in Via Bellerio è altissima tanto che in molti parlano di un Salvini deluso e fortemente indispettito tanto dalle mosse di Berlusconi tanto dalle ultime uscite della Meloni. Nella Lega, però, ci sono anche due minoranze che sono una sorta di spina nel fianco del leader. Quella di Bossi e dell'assessore regionale lombardo Fava contesta la svolta nazionale e torna a rilanciare ogni giorno il verbo della Padania. Però il pericolo vero principale arriva da Roberto Maroni.
Sia sul caso degli skinhead di Como sia sul nome di Gallitelli, il Governatore lombardo ha preso le distanze dalla linea ufficiale della Lega. E il timore dei salviniani è che il presidente della Lombardia - che comunque ha una strategia differente da quella del Senatùr - lavori per indebolire Salvini impegnato nella scalata alla poltrona di presidente del Consiglio. L'altro Governatore, il veneto Luca Zaia, resta più defilato e si limita ad osservare come sulle alleanze "tutto stia andando secondo copione e che ne vedremo di tutti i colori" (guarda il video).
Al fianco del leader del Carroccio resta il vice-segretario Giancarlo Giorgetti e insieme a lui i due capigruppo in Parlamento, Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga. Meno schierati il vice-presidente del Senato Roberto Calderoli e il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi. Ma in Via Bellerio, ormai, non c'è spazio per bossiani e maroniani. Il comando è saldamente nelle mani di Salvini (e di Giorgetti) e chi non è d'accordo con la linea ufficiale, sia sulla svolta nazionale sia sui rapporti (tesissimi) con gli alleati (o presunti tali), può accomodarsi fuori dalla porta.
LA MAIL DI UN LETTORE AD AFFARITALIANI.IT
A proposito dei sentimenti della base in merito alla intese Salvini-Berlusconi, vi mando copia della mail spedita al segretario della Lega. Sulla stessa ho raccolto molte adesioni fra gli amici di opinione (nessun militante, solo elettori)
Caro Salvini, voto Lega da ben prima che ci fosse il Carroccio. C'era soltanto una piccola Liga Veneta, con due rappresentanti in Parlamento. Poi è venuto il 1994 con la Lega Nord esplosa alle elezioni. L'ho sostenuta - turandomi il naso, come si diceva una volta - nonostante l'abbraccio con Berlusconi, la cui discesa in campo niente aveva a che fare con la politica. Era una mera difesa degli affari di famiglia da parte di un imprenditore nato e cresciuto fuorilegge. Adesso ci risiamo. Ma la figura del Berlusca è diventata ancora più sporca. Per cui, se la prospettiva e quella di averlo con leader di un raggruppamento che comprende la Lega … meno male che Grillo c'è.
Valerio Monaco