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Politica
Conte alla Cgil, l’alfiere del PIF: il Partito Italiano dei Fancazzisti

È vero che l’italiano medio ha una certa tendenza al trasformismo ma qui si esagera

E la cosa strana e che nessuno glielo contesti apertamente, che nessun giornalista gli domandi: “Ma con quale faccia lei è venuto qui al congresso CGIL a fingere di fare ancora il comunista dopo aver guidato un governo di destra?”.

Conte è divenuto da tempo l’alfiere del PIF, cioè il Partito Italiano dei Fancazzisti. Fautore del Reddito di cittadinanza che finanzia, tranne rare eccezioni, orde di scioperati che campano (ancora) a spese dello Stato e che ricambiano i Cinque Stelle con il voto, Conte fa il finto tonto e si adatta meravigliosamente a qualsiasi contesto come quel personaggio di un film di Woody Allen, Zelig, che per piacere a tutti assumeva immediatamente la personalità e anche le sembianze fisiche dell’interlocutore che aveva davanti.

Ora, nel suo ruolo di difensore delle masse dei poveri sfruttati va in giro a riproporre l’antico vessillo dei Fancazzisti, pensando che il reddito nazionale, il Pil, si produca da solo a causa di un magico incantesimo.

Conte vende ora la favola di un mondo immaginario in cui non si lavora più e il problema mondiale sarà quello di occupare il tempo libero. Immaginiamo che se raccontasse questa stupidaggine ad una operaia che si alza alle 4 del mattino per prendere il pullman per andare a lavorare in fabbrica riceverebbe una accoglienza, come dire, leggermente sopra le righe. Ma questo non ferma l’ex avvocato del Popolo dall’andare addirittura al congresso della CGIL a raccontare scempiaggini. Concludiamo con una appropriata frase di Bettino Craxi su Giulio Andreotti: “È una volpe. Ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”.

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giuseppe conte





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