Politica

Crollo ponte Genova ma non solo: giornaloni scatenati contro il governo

Pietro Mancini

Se non ci fossero tanti morti da piangere, ci sarebbe da sorridere sulle "lezioni" di buon governo e di efficienza, impartite, sui Social, dai maestri (di disastri), che hanno (S)governato il Paese, per 24 anni, a quanti, con impegno e buona volontà, hanno cominciato a farlo da 2 mesi. Errori del nuovo esecutivo ? Forse, qualcuno, come il niet, immediato, di Conte alla concessione con Autostrade.

Nessuna nostalgia, tuttavia, della lunga, non positiva, epoca dei "responsabili", quando decidevano in pochi, obbedienti alle direttive dei "giornaloni-partito", di scalfariana memoria...Oltre allo Stato, di cui Galli della Loggia ha evidenziato, ieri, l'assenza, manca, nel bel Paese, con poche eccezioni, una stampa autorevole, con la schiena dritta, autonoma e graffiante nei confronti della "razza padrona"(efficace titolo di un libro di Scalfari e Turani).

Dal 4 marzo, in poi, si avverte, leggendo gli articoli dei giornaloni, in primis de "La Repubblica", una forte irritazione, dovuta, in primis, al fatto che gli elettori, vil razza dannata, si siano permessi di non seguire le indicazioni delle grandi firme di Largo Fochetti. E così Gigino Di Maio, 31 anni, "quell'incolto cafone di Pomigliano d'Arco", ha osato persino vincere le elezioni, senza chiedere a Francesco Merlo, editorialista catanese de "La Repubblica". Ma anche il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, 94 anni, nella sua vita, e anche nella sua lunga carriera di osservatore politico, ha commesso numerosi errori. La sua continua ricerca di una sponda riformista, nel mondo politico, ha dato, quasi sempre, pessimi risultati, per colpa sua o per colpa delle sponde.

Pertanto, Giuseppe Conte, Gigino Di Maio e Matteo Salvini dovrebbero decidere, in autonomia, ignorando i pensosi editoriali, vergati nella convinzione che la ragione stia sempre dalla loro parte e il torto dall'altra : quelli che si mettono di traverso sulla strada del loro partito o la corrente o il leader, i fascisti, gli incompetenti, gli ignoranti.

La tradizione, peraltro, del dileggio, livoroso, dell'attacco, personale, all'avversario, della sua "squalifica", politica e morale, non è nuova, nella storia del giornalismo italiano. Negli anni 60, vi fecero ricorso, a larghe mani, i settimanali di estrema destra : "Il Borghese" di Mario Tedeschi (1924-1993), "Lo Specchio" di Giorgio Nelson Page (1906-1982), "Candido" di Giorgio Pisanò (1924-1997).

I governanti attuali, dunque, non tengano conto delle funeste previsioni di Merlo, severo contro la "diarchia del populismo, che starebbe governando l'Italia", e di Claudio Cerasa, direttore del renzusconiano "Il Foglio" ("La cura Di Maio può aggravare i problemi dell'Italia", guarita, invece, come è noto, dalle terapie di Renzi e del conte Gentiloni Silverj).

Gli articoli dei giornalisti vanno letti, meditati e non utilizzati solo per incartare il pesce, come disse, nel 2006, un caustico Massimo D'Alema. Ma gli scenari, che alcuni sussiegosi commentatori tratteggiano, spesso, non tengono conto dell'asserzione di Lenin (1870-1924) : "I fatti hanno la testa dura e sono forgiati con una materia molto più solida delle illusioni".