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Politica
Dacia Maraini elogia Alberto Moravia, radical chic antesignano
Dacia Maraini e Alberto Moravia

Dunque Moravia – secondo la Maraini -: “è stato un esempio rispetto alla società, sull’avere idee chiare, criticare il potere e stare sempre dalla parte dei perdenti e di chi subisce ingiustizie. La sua onestà intellettuale mi ha segnato”. La sua compagna ci fa sapere che criticava il potere e stava sempre dalla parte dei perdenti e di chi subisce ingiustizie.

Ma ne siamo proprio sicuri?

Alberto Moravia non “criticava il potere” –come ci dice la scrittrice- ma ne faceva pienamente parte, anzi al potere era funzionalmente collegato tramite l’ideologia. Moravia fu una delle tante propaggini con cui la sinistra quel potere lo aveva ghermito –fu eurodeputato per il PCI-contrastando solo apparentemente il potere ufficiale. Ma Moravia era un alto borghese, ricco e protetto da una famiglia potente anche sotto il fascismo tanto che “Gli indifferenti” furono pubblicati a sua spese presso la casa editrice Alpes il cui direttore era Arnaldo Mussolini, cioè il fratello del Duce.

Un po’ come la Maraini direttrice della progressista rivista –fondata tra l’altro proprio da Moravia- “Nuovi Argomenti” edita dalla Mondadori di Berlusconi, che la Maraini ha spesso attaccato. Che senso ha allora restare abbarbicata alla direzione come una cozza sugli scogli quando non si è d’accordo con l’editore? Ma torniamo ad Alberto Pincherle (il vero cognome di Moravia). Dal 1930 lo troviamo a “La Stampa” diretta da Curzio Malaparte, allora in voga nel mondo intellettuale del Regime.

Dopo il matrimonio religioso con Elsa Morante si rifugiò con la moglie in un villaggio del frusinate e tornò a Roma solo dopo la liberazione. Suo zio era Augusto de Marsanich, viceministro fascista e poi addirittura primo presidente dell’MSI, subito dopo la guerra. Un pezzo da novanta del regime che lo protesse sempre e comunque. Suo cugino antifascista Carlo Rosselli lo riteneva –come riporta Marcello Veneziani in un articolo per “la Verità” - “esponente scettico ma verace della nuova generazione fascista”. Nell’elogio del Moravia comunista ci si scorda –ad esempio- della lettera che lo scrittore scrisse a Galeazzo Ciano per dimostrare che il romanzo “Le ambizioni sbagliate” “erano tutt’altro che antitetico alla Rivoluzione fascista”. Una lettera imbarazzante in cui lo scrittore cerca protezione presso il genero del Duce.

Si dimentica la Maraini che Giuseppe Prezzolini lo aveva invitato in pieno regime fascista alla Columbia University negli Usa per fare conoscere i suoi romanzi e la cultura fascista in America. Come si dimentica la Maraini di citare il viaggio organizzato dal Minculpop a Pechino per gli intellettuali nazionali a cui lui partecipò con entusiasmo. Alberto Moravia pare dunque poter essere inquadrato nella prospettiva dell’intellettuale voltagabbana, come scrive sempre Veneziani. Libri come “Intellettuali sotto due bandiere” di Nino Tripodi e “Camerata dove sei” di Claudio Quarantotto meglio noto come Anonimo Nero, fanno luce su questo fenomeno di transumanza che vide protagonista anche insospettabili, come il comunista Pietro Ingrao, Presidente della Camera- che da giovane partecipava ai Littorali della cultura e dell’arte a Firenze nel 1934. Memorabile fu la polemica di Moravia con Giovannini Guareschi che lui considerava un “conservatore” che scriveva per una rivista “pornografica” (così la definisce): Il Borghese. Peccato che Moravia scrivesse romanzi e racconti ritenuti pornografici per il livello di descrizione degli atti sessuali. Ricordiamo, tra i tanti, la descrizione minuziosa e indugiata della fellatio che la ragazzina Desideria compie in auto in un parcheggio di Roma nord al suo ragazzo, nel romanzo “La vita interiore” pubblicato nel 1978.

Alberto Moravia? Intellettuale furbo, scaltro e  radical chic antesignano

Ma veniamo al punto. Moravia non solo fu un intellettuale furbo e scaltro che navigò perfettamente durante il fascismo e il comunismo in salsa italiana. Moravia fu anche un radical –chic antesignano del “popolo della ztl”. Moravia –come noto- viveva in un bellissimo attico sul Lungotevere, era ricco e pagatissimo per i suoi articoli e romanzi, una vera star di sinistra. Frequentatore indefesso di eventi mondani, di party allo champagne e tartine, godette di tutti gli agi e le comodità dei cantori della nuova (alta) borghesia italiana tanto da destare fastidio anche a sinistra, con Nanni Moretti che lo prendeva in giro nei suoi film facendone fare l’imitazione della caratteristica voce stridula. Dunque la Maraini cerca di sfruttare, per l’ennesima volta, l"effetto Moravia" per conquistare le prime pagine dei giornali riproponendo la vecchia minestrina riscaldata del Moravia critico del potere. E difensore degli ultimi (suoi privilegi). Criticava il potere –se mai l’ha fatto- ma quello altrui per aumentare il proprio.

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