Politica

David Sassoli, l'ultimo discorso: "L'Europa sia leale con i suoi cittadini"

Il suo ultimo discorso al Consiglio europeo del 16 dicembre scorso

"L'Europa deve essere leale con i suoi cittadini", l'ultimo discorso di David Sassoli ai capi di stato e di governo dell'Unione Europea

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, deceduto nella notte, aveva pronunciato il suo ultimo discorso al Consiglio europeo del 16 dicembre scorso, davanti ai capi di Stato e di Governo dell'Unione europea. "L'Europa deve essere leale con i suoi cittadini", era il titolo.

Di seguito il testo integrale:

"Signore e signori, Vorrei approfittare di questo discorso per condividere le mie impressioni e quelle del Parlamento riguardo alle sfide che ci attendono a fine mandato, ora che ci troviamo a meta' del cammino ma con tanta strada ancora davanti a noi. La pandemia non arretra, l'uscita dal tunnel continua ad allontanarsi e stiamo tardando a vedere i progressi di cui l'Unione ha bisogno, il progetto europeo di speranza che tutti i nostri concittadini europei stanno aspettando.

Naturalmente abbiamo progetti ambiziosi per la nostra Europa, sono sul tappeto fin dall'inizio della legislatura, e li stiamo perseguendo caparbiamente, cambiando le cose, trovando un consenso tra di noi, insomma, avanzando e superando le nostre differenze. Certo, il Green Deal, la transizione digitale, un'Europa piu' forte e democratica, una maggiore giustizia sociale, sono progetti forti e indispensabili che l'Europa sta portando avanti, e dobbiamo riuscirci per lealta' verso i nostri concittadini.

Ma l'Europa ha anche e soprattutto bisogno di un nuovo progetto di speranza, un progetto che ci accomuni, un progetto che possa incarnare la nostra Unione, i nostri valori e la nostra civilta', un progetto che sia ovvio per tutti gli europei e che ci permetta di unirci. Penso che questo progetto possa essere costruito intorno a tre assi forti, a un triplice desiderio di Europa che sia unanimemente condiviso da tutti gli europei: quello di un'Europa che innova, di un'Europa che protegge e di un'Europa che sia faro.

Un'Europa che innanzi tutto innova. L'innovazione di cui stiamo parlando non e' solo l'innovazione tecnologica, che pure e' tanto necessaria per la nostra economia. Quello di cui abbiamo bisogno e' un'innovazione in tutti i settori, un rinnovato senso di creativita', per le nostre istituzioni, per le nostre politiche, per i nostri modi di agire e anche per i nostri stili di vita, poiche' e' cio' che la transizione ecologica richiede. La Conferenza sul futuro dell'Europa deve aiutarci a trovare percorsi di innovazione possibili per ricreare il senso di un progetto in cui tutti gli europei possano riconoscersi.

Come sapete, la Conferenza e' attualmente in pieno svolgimento; verra' presto il momento di trarre le prime conclusioni. Lo dico con forza: non potremo sottrarci alle nostre responsabilita' quando arrivera' il momento di passare dalle parole ai fatti, dai desiderata ai progetti, dalle idee alla loro traduzione concreta. Dovremo innovare in tutti i settori! In campo istituzionale, ovviamente. La nostra Unione e' imperfetta, e' sempre in divenire.

Il Parlamento ha da tempo presentato una proposta concreta per rendere le nostre istituzioni piu' democratiche, piu' forti e piu' innovative, tramite il diritto di iniziativa legislativa. Dovremo innovare a livello della nostra legislazione. La nostra Unione deve essere la prima a stabilire norme in ambiti cui oggi tutto il mondo guarda, in particolare la regolamentazione dei nuovi settori dell'economia che attualmente sono giungle legislative. Lo abbiamo fatto per la protezione dei dati personali, e ora il mondo sta seguendo il nostro esempio. Lo faremo, ed e' giunto il momento, per i mercati digitali, per evitare che siano i giganti del web a legiferare al posto dei cittadini.

Dovremo innovare anche a livello dei nostri finanziamenti. Anche la' dove si tratta di finanziare le nostre politiche e le nostre azioni non dobbiamo avere paura del cambiamento, non dobbiamo tremare davanti alle innovazioni. Vorrei ribadire ancora una volta che il Parlamento e i cittadini europei attendono con impazienza la pubblicazione del pacchetto sulle risorse proprie, che dovrebbe permettere all' Unione di completare la sua dotazione finanziaria in modo sostenibile e di rimborsare il debito contratto in comune.

E' una questione di credibilita' e di rispetto della parola data. E queste innovazioni non ci esimono neppure dall'adeguare il nostro quadro finanziario alle sfide del nostro secolo, riformando in maniera realista il Patto di stabilita' e crescita. Non possiamo piu' ingabbiare il nostro futuro e quello dei nostri figli nella regola del 3%. 

In secondo luogo, un'Europa che protegge. Dobbiamo ripristinare l'idea che l'Europa ci protegge, l'Europa protegge i suoi confini, i suoi cittadini, agisce per la loro sicurezza, per il bene comune e per la sovranita' di ciascuno dei suoi Stati membri. Lo abbiamo fatto con la nostra politica comune in materia di vaccini: siamo stati in grado di dimostrare con risolutezza che l'Europa e' capace di affrontare le crisi piu' gravi per proteggere i cittadini europei.

Dobbiamo allora proseguire il nostro impegno per l'Europa della salute e potenziare la nostra architettura sanitaria a livello mondiale per offrire una maggiore prevenzione, una maggiore protezione e una maggiore preparazione alle crisi. Plaudo alla decisione dell'Assemblea mondiale della sanita' di avviare i negoziati su uno strumento vincolante di lotta alle pandemie.

Proteggere i cittadini europei significa disporre di una migliore preparazione per reagire alle crisi future, siano esse sanitarie, naturali, commerciali, diplomatiche o militari. Significa in primo luogo rafforzare la nostra politica di difesa e di sicurezza comune in modo da poter intervenire insieme piu' rapidamente e con maggiore incisivita' quando sono minacciati i nostri interessi. So che questo tema sara' uno degli aspetti fondamentali della prossima Presidenza francese e cio' e' positivo.

Proteggere gli europei significa anche saper rafforzare con determinazione l'integrazione delle nostre politiche di gestione della migrazione e delle frontiere esterne. Nei miei interventi ho spesso sollevato la questione della migrazione e dell'asilo: non e' un segreto che la migrazione sia diventata un tema chiave nelle relazioni esterne dell'UE e nella nostra agenda di politica estera.

Il Parlamento sta gia' lavorando al miglioramento delle proposte della Commissione inerenti al Patto europeo sulla Migrazione e l'Asilo, sulla base di un nuovo patto di solidarieta' e responsabilita'. Il Consiglio fara' la sua parte e si tratta ora di trovare urgentemente un accordo, altrimenti saranno il populismo e le soluzioni a breve termine a prevalere in tale dossier. I recenti avvenimenti alla frontiera bielorussa hanno chiaramente dimostrato la necessita' di un'azione risoluta e solidale in tale settore cruciale. 

Proteggere i cittadini europei significa adoperarsi affinche' ciascuno di essi possa vivere dignitosamente del proprio lavoro, con un salario minimo decente e giusto. E una volta in piu' invitiamo a trovare un compromesso ambizioso in materia. Plaudo altresi' alla proposta della Commissione relativa ai lavoratori delle piattaforme digitali, che dovrebbe condurci a ripristinare la protezione sociale per milioni di lavoratori europei. Proteggere i cittadini europei significa anche ristabilire l'equilibrio nelle relazioni commerciali squilibrate, allorche' dei paesi ci minacciano con investimenti o misure coercitive.

Proteggere i cittadini europei significa infine essere in grado di trovare risposte tecniche ed economiche efficaci in caso di crisi energetica. Nessun cittadino europeo dovrebbe essere abbandonato alla poverta' energetica, anche quando una crisi internazionale perturba i mercati mondiali: e' anche in simili momenti critici che l'Unione deve trovare soluzioni audaci per garantire la sicurezza di tutti gli europei. E infine, un'Europa che sia un faro grazie al suo modello democratico.

Da diversi anni ormai sentiamo parlare di resilienza: l'Europa deve diventare resiliente agli shock economici, ai conflitti alle sue frontiere, alla crisi ecologica, alle crisi sociali, ecc. E' ovvio che dobbiamo superare queste crisi e affrontare tali sfide: ma la resilienza e' davvero l'unica finalita' della nostra azione? Puntare sulla resilienza significa gia' in un certo qual modo dichiararsi sconfitti, definirsi vittime e vulnerabili.

Piu' che la resilienza, l'Europa deve quindi ritrovare l'orgoglio del suo modello democratico. Dobbiamo fermamente desiderare che questo modello di democrazia, di liberta' e di prosperita' si diffonda, che attiri, che faccia sognare e non solo i nostri stessi concittadini europei, ma anche al di la' delle nostre frontiere. Far risplendere il nostro modello democratico significa dimostrarne il successo, dimostrarne l'efficacia nelle sue politiche pubbliche e la capacita' di ottenere risultati tangibili grazie a una ferrea determinazione.

Mi auguro che il prossimo 9 maggio, data in cui si celebra la Giornata dell'Europa, sia l'occasione di una manifestazione comune, forte e unitaria, che testimoni del nostro impegno comune per il progetto europeo e per i valori e la civilta' che trasmette".

Signore e signori, come avrete compreso, il mio intervento odierno non si limita ai temi di attualita' del momento. Ho ritenuto importante approfittare di questo discorso per richiamare l'attenzione di tutti sulle lacune del progetto. "Innovare, proteggere, diffondere" ecco le 3 proposte che vi propongo per guidare il rinnovamento del nostro progetto europeo.

Caro Emmanuel, durante la mia visita a Parigi giovedi' scorso, ho preso ben nota del motto scelto dalla Francia per la sua presidenza del Consiglio dell'Unione: "Rilancio, potenza, appartenenza". Constato che si tratta di una scelta del tutto coerente con quella di cui parlavo: - perche' non possiamo rilanciare senza innovare, - perche' la potenza che vogliamo per la nostra Unione deve servire ad affermare la nostra visione del mondo e a proteggere quindi i cittadini europei; - perche' i cittadini europei sentiranno di appartenere all'Europa soltanto se il suo modello politico funge da esempio e attrae.

Mi compiaccio pertanto che queste diverse visioni del futuro si incontrino. Spetta ora a noi tradurre tali visioni in azioni concrete, in modo che l'Europa mantenga il suo rango e le sue promesse al servizio di tutti i cittadini europei. Grazie, e buon lavoro!