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Politica
Di Maio ambasciatore di se stesso voluto da Draghi

Ed ecco che è entrato nella short list per diventare “Inviato speciale dell’UE per il Golfo Persico” per le questioni energetiche dove, come è noto, è un vero asso essendosi occupato nel lontano 2018 dell’acquisto di una stufa a Pellet per la sua magione napoletana. Marco Travaglio, in un editoriale su Il Fatto Quotidiano, sposa la supposizione che gli screzi tra Giuseppe Conte e Mario Draghi nacquero ai tempi del rinnovo della nomina a Sergio Mattarella come Capo dello Stato, perché come si ricorderà Super Mario un pensierino, anzi un pensierone l’aveva fatto, ma la sua bravura nel gestire il potere non lo aveva salvato dalla maggiore abilità tutta democristiana di Mattarella che aveva messo nel sacco tutti facendosi rieleggere.

Secondo Travaglio, Conte invece non voleva Draghi al Colle ed in effetti erano i tempi delle proposte strane come quelle della candidatura di una sconosciuta, Elisabetta Belloni, che Di Maio definiva “mia sorella” e che invece pugnalò alle spalle per favorire appunto Draghi che chiamò Grillo per fare fuori Conte formando un nuovo Movimento a guida Di Maio. Secondo il direttore de Il Fatto fu allora che Draghi e Letta fecero intravvedere la possibilità a Di Maio di guidare l’esecutivo se l’ex banchiere avesse conquistato il Quirinale.

Ed in questa complicata vicenda, che prevedeva anche una collaborazione a tutto campo, che Gigino avrebbe fatto “firmare” a Draghi la cambiale europea ora in riscossione. Affari si è occupato recentemente della vicenda qui facendo anche un’altra ipotesi, oltre a quella di Travaglio, e cioè che la nomina di Di Maio sia anche utilizzata contro il nuovo governo di Giorgia Meloni, con mandante esecutivo Paolo Gentiloni, come rappresaglia sui recenti scontri per i migranti con la Francia. Una sorta di “segnale” per marcare il territorio e fare capire a Roma chi comanderebbe ancora a Bruxelles.
 

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di maiodraghi





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