Politica
Di Maio rilancia il vincolo di mandato, stop dal Pd e coro di no
Di Maio: “È ora di introdurre il vincolo di mandato”. Il ministro degli Esteri teme nuove defezioni da M5s ma dal Nazareno arriva una netta chiusura.
Di Maio: “È il momento di introdurre il vincolo di mandato, stop al mercato delle vacche"
Inserire il vincolo di mandato nel patto di governo tra M5s e Pd. E’ la richiesta che, da New York, il ministro degli Esteri e capo politico del Movimento 5 stelle Luigi di Maio ha avanzato agli alleati di governo, preoccupato dalla defezione della senatrice Gelsomina Vono e dalle ventilate migrazioni di altri eletti M5s. Una proposta che rappresenta un cavallo di battaglia del movimento che, però, non sembra aver raccolto il consenso sperato dalle parti del Nazareno. Al contrario, le reazioni alla richiesta di Di Maio sono state decisamente ostili, non solo in casa Pd ma anche dalle altre forze politiche. Conversando con i cronisti a margine dell’assemblea generale dell’Onu, Di Maio ha prima ricordato a quanti tra i parlamentari di M5s avessero in mente di abbandonare il gruppo pentastellato, che “c’è una multa da 100mila euro”, per poi fare un ragionamento più generale: “Dobbiamo mettere fine al mercato delle vacche – ha detto Di Maio - sia dei parlamentari che passano nei gruppi sia dei gruppi che li fanno entrare. Credo sia giunto il momento in Italia di introdurre il vincolo di mandato, ne parlerò col Pd”.
Di Maio, reazioni ostili dal Nazareno: “L’assenza del vincolo di mandato in Costituzione ha un valore importantissimo”
La risposta è arrivata a stretto giro da entrambi i capigruppo dem, ed è stata decisamente negativa. Il capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci, in particolare, è stato tranchant e ha citato la Costituzione, non perdendo l’occasione per polemizzare con M5s: “Mi auguro che Di Maio – ha detto - avesse voglia di scherzare, quando ha detto che parlerà con il Pd per introdurre il vincolo di mandato. L'assenza di esso, sancita dalla Costituzione, ha ancora un valore importantissimo. Almeno fino a quando esisteranno partiti aziendali – ha aggiunto - l'articolo 67 garantisce una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e ricatti esterni”. Ma le voci critiche sul vincolo di mandato non si sono limitate ai destinatari della proposta e hanno superato il recinto della maggioranza: il deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli ha bollato come “fesserie” le dichiarazioni di Di Maio, mentre la sua collega di partito Lorena Milanato le ha definite “liberticide”.
Il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, boccia senza appello questa possibilità, evocando la “fine della democrazia rappresentativa” e mettendo in guardia il Pd sulla necessità di non cedere a M5s su questo terreno. Cita la Costituzione, come il suo ex-compagno di partito Marcucci, anche il vicepresidente della Camera e deputato di Italia viva Ettore Rosato, che sottolinea la necessità di “non fare male alla Costituzione”, mentre dal leader di Italia in comune e sindaco di Parma Federico Pizzarotti arrivano parole estremamente dure sull’ex-compagno di movimento Di Maio: “Siccome gli frana la terra attorno – ha scritto Pizzarotti – vorrebbe correre ai ripari rendendo l'Italia una democrazia illiberale, introducendo il vincolo di mandato. Dopo l'abolizione della povertà e quest'altra sparata – ha concluso - quante castronerie siamo costretti a sentire ancora dal Ministro Di Maio?”. Gli unici possibilisti sul vincolo di mandato appaiono, per il momento, gli esponenti di FdI: “Di Maio si è svegliato – scrive il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli - adesso però ci spiegasse perché ha votato contro gli emendamenti di FdI sulla modifica all'articolo 67 della Costituzione”.
VINCOLO MANDATO: ORLANDO "COSTITUZONE E' SACRA"
"Avremmo buone ragioni di lamentarci di questo fenomeno, perche' ci sono parlamentari eletti con il Pd che hanno formato un'altra forza politica. Pero' io credo che si debba affermare un principio fondamentale: la Costituzione e' una carta sacra, non si puo' scrivere in funzione delle esigenze contingenti di questa o quella forza politica". Lo ha detto, ospite a Start su Sky TG24, il vice segretario del Pd Andrea ORLANDO. "Sono convinto - ha spiegato - che si puo' discutere su cosa si puo' fare per disincentivare i fenomeni di trasformismo, ma non sono convinto del fatto che, in ragione dello scontento di una singola forza politica, che nutre per un fenomeno che in quel momento la colpisce, si possa riscrivere la costituzione".