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Draghi, cadono tutti i tabù. Il Pd accetta la Lega,il M5s dice sì a Berlusconi

Si prospetta già un quadro di unità nazionale. In poche ore l'ex governatore della Bce ha convinto tutti

Draghi, cadono tutti i tabù. Il Pd accetta la Lega,il M5s dice sì a Berlusconi

Mario Draghi. Un nome troppo importante per dirgli di no. E' questo quello che sta succedendo ai partiti, chiamati a decidere se appoggiare o meno il nuovo esecutivo. Dopo appena 24 ore di dubbi e perplessità, adesso tutto sta andando nella stessa direzione, sì a Draghi e quadro politico di unità nazionale. Ci sono i grillini - si legge sul Corriere della Sera - liberatisi dalle mire di Conte, c’è il Pd e ovviamente Renzi, che ha prodotto il big bang nel Palazzo. Poi c’è Berlusconi e in più si approssima Salvini, spinto verso l’ex presidente della Bce dal Nord produttivo prima ancora che dai suoi governatori e dai dirigenti del suo partito. Nemmeno Draghi immaginava che il disgelo si verificasse in così poco tempo. Caduto ogni pregiudizio, stanno cadendo pure storici steccati. Il Pd — che aveva già dovuto metabolizzare la crisi del suo governo e il controllo della corsa per il Quirinale, in un attimo ha invertito la rotta. E ieri Zingaretti l’ha fatto capire chiaramente: «Pd e Lega sono alternativi ma spetterà al premier incaricato costruire la maggioranza».

Oggi Berlusconi - prosegue il Corriere - arriverà a Roma per dare la sua fiducia al presidente del Consiglio incaricato. I suoi parlamentari di fatto l’avevano già data. E come il Pd aveva chiesto ai grillini il sacrificio di appoggiare Draghi per tenere in vita almeno la loro alleanza, anche il centrodestra è stato costretto ieri al sacrificio. La coalizione si è divisa. La Meloni non darà la fiducia, e questo il premier lo aveva messo in preventivo. Non immaginava invece che Giorgetti avrebbe tenuto fede a ciò che si era ripromesso, portare cioè la Lega in maggioranza. Ma i dilemmi delle forze politiche non sono (per ora) problemi di Draghi: lui si è presentato spiegando di non voler commissariare i partiti. Perciò i partiti non possono e non vogliono sottrarsi.