Politica
Draghi premier dopo il 2023. Salvini va cacciato. Il piano del Pd (ok di FI)
Maggioranza Ursula e Dem perno dell'azione del governo fino al 2028. Inside
Michele Emiliano nell'intervista ad Affaritaliani.it ha detto quello che nel Partito Democratico tutti, o quasi, sanno e vogliono, ma nessuno dice ufficialmente. Il progetto al quale si sta lavorando è quello di andare avanti con Mario Draghi presidente del Consiglio anche dopo le elezioni politiche - ecco perché Enrico Letta ha rispedito al mittente la proposta di Giorgia Meloni di eleggere SuperMario al Quirinale per poi andare subito alle elezioni politiche nel 2022 - ma con la cosiddetta maggioranza Ursula, ovvero quella che al Parlamento europeo ha votato a favore della presidente della Commissione europea: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, cespugli centristi come Italia Viva, Azione e Più Europa.
Non a caso ieri fonti del partito di Silvio Berlusconi hanno fatto filtrare una fortissima irritazione nei confronti della leader di Fratelli d'Italia per quelle affermazioni di Meloni secondo la quale tutto il Centrodestra sosterrebbe l'idea di votare Draghi a Colle per andare subito alle urne. Tutto si tiene, come in un puzzle i vari tasselli si stanno componendo. E l'esito del primo turno delle elezioni amministrative accelera questo processo, con il Pd e Letta che vogliono sempre di più imporsi come perno dell'esecutivo Draghi e come asse centrale a sostegno dell'azione del presidente del Consiglio.
L'unico elemento di disturbo è, ovviamente, la Lega. Il gioco del dualismo Giorgetti-Salvini non basta più, per arrivare alla realizzazione del progetto politico 'avanti con Draghi' il Carroccio deve uscire dalla maggioranza. Non oggi, non domani, ma in prospettiva questo è l'obiettivo. Ecco perché i Dem hanno chiesto al premier di andare comunque avanti sulla delega fiscale, sapendo perfettamente che i leghisti avevano chiesto una pausa di riflessione, ed ecco perché subito dopo i ballottaggi il Pd tornerà alla carica su Ius Soli, DDL Zan e legalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale. Tutti temi che metteranno sempre più in difficoltà la Lega, compreso il piano di una riforma delle pensioni, dopo la fine di Quota 100, sempre più simile alla Legge Fornero. Ovviamente per far irritare Salvini e spingerlo allo strappo finale.
Forza Italia, con i suoi ministri iper-draghiani, Renato Brunetta in testa, asseconda questa strategia del Pd e certamente, tranne qualche singolo e sparuto esponente azzurro, il partito dell'ex Cavaliere preferisce proseguire con Draghi premier e la maggioranza Ursula che fare da ruota di scorta a Salvini e Meloni. Ecco perché il partito di Berlusconi ha rivendicato le vittorie moderate a Trieste e in Calabria, in chiave anti-Lega e anti-Fratelli d'Italia.
Letta e il Pd sanno che giocarsi direttamente la partita della guida governo non è affatto facile, meglio quindi arrivare al 2023 con una legge elettorale proporzionale, bloccare la vittoria della destra sovranista, tenere SuperMario a Palazzo Chigi e incidere in modo determinante fino al 2028, e molto più di oggi, sull'azione del governo. Considerando anche che ormai i 5 Stelle sono una costola del Centrosinistra non più in grado di creare problemi. Draghi è un ottimo parafulmine soprattutto in Europa e con in partner Ue, per evitare che Bruxelles si metta di traverso, e intanto il Pd - questo è il progetto - potrà fare l'azionista di riferimento dell'esecutivo per molti anni.
Sbaglia poi chi pensa che Meloni speri che Salvini resti al governo per far continuare a guadagnare voti a Fratelli d'Italia, sarebbe comunque una strategia destinata al fallimento alle elezioni. La leader di FdI sa perfettamente che la Lega è l'unico argine che non consente al Pd e a Letta di mettere il cappello al 100% sul presidente del Consiglio - il piano svelato da Emiliano - e quindi anche Meloni ha l'interesse politico, non elettorale, che non ci sia l'uscita del Carroccio dall'attuale maggioranza, pena la realizzazione del progetto Dem della coalizione Ursula con Draghi a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni politiche.