Elezioni 2018 Forza Italia, Romani: al Senato siamo già maggioranza
Elezioni 2018 Forza Italia, Paolo Romani (capogruppo uscente al Senato) ad Affaritaliani.it. L'INTERVISTA
Qual è il suo giudizio su quanto sta facendo il governo Gentiloni in politica estera?
"Assenza totale di politica estera di questo governo a fronte di eventi che ci dovrebbero interessare. Grandi e piccoli. Importanti e meno importanti".
Ad esempio?
"Mi riferisco al tentativo dell'Austria di dare la cittadinanza e il passaporto austriaco ai cittadini italiani di lingua tedesca dell'Alto Adige senza che il governo italiano abbia replicato che l'accordo De Gaspari-Gruber è definitivo, esaustivo e incontrovertibile; e al blocco, all’indomani della visita di Erdogan in Italia, che la Turchia si è permessa di esercitare su una piattaforma petrolifera dell'Eni nel silenzio del governo italiano; e ancora, all’inasprimento della tensione nella regione al confine fra Libano, Israele e Siria, in un contesto complicato dalle imminenti elezioni in Libano, dalla guerra siriana e dal coinvolgimento dei grandi players e dove, nonostante la nostra presenza con un contingente di 1.200 uomini nella missione Unifil che in passato abbiamo anche comandato con il generale Graziano, emerge ancora una volta un apparente disinteresse. Tutto questo è inaccettabile per un grande Paese come il nostro che può svolgere un ruolo fondamentale con iniziative nazionali come in Libia, all’interno degli organismi internazionali, infine come alleato leale degli Stati Uniti, che non vuol dire accettarne e perseguirne ciecamente politiche a volte confuse. Come in Siria, per esempio, con il bombardamento da parte della coalizione guidata dall'America che ha procurato cento vittime in Siria, mente il regime di Assad continua a combattere contro l'Isis e la sua minaccia terroristica internazionale. C'è qualcosa che non funziona. Non solo, un membro della Nato come la Turchia si permette di invadere il cantone di Afren in Siria senza che nessun governo occidentale, tanto meno il nostro, se ne interessi e se ne preoccupi.
Ma la politica estera americana non ci appare nemmeno in Corea, dove sta accadendo qualcosa, la più coerente, come dice ragionevolmente Romano Prodi, erratica. Ci sono molte cose che si debbono e si possono fare e, ultimo ma non meno importante, nei rapporti con la Libia dove ancora non è chiaro se la nostra strategia preveda un accordo e una collaborazione solo con il governo di Serraj o anche un confronto con il generale Haftar o con le milizie e le tribù, tante quante sono in Libia. Direi quindi un voto zero alla politica estera italiana di questo governo".
Passando alla politica interna, i sondaggi danno il Centrodestra quasi vincente. Ma tra Forza Italia e la Lega la convivenza è molto difficile...
"Siamo vicinissimi alla vittoria, dai calcoli che ho in mano al Senato abbiamo già la maggioranza e alla Camera ci manca pochissimo, siamo intorno ai 309-310 seggi rispetto ai 316 necessari. Non capisco perché si continui a dire che non c'è un accordo stretto con la Lega. Abbiamo sottoscritto un programma di dieci punti con la Lega, con Fratelli d'Italia e con Noi con l’Italia sul quale abbiamo lavorato per tre giorni e sul quale abbiamo trovato una definitiva intesa, sia le delegazioni della quale ho fatto parte, che hanno scritto l'accordo, sia i leader che hanno sottoscritto il patto fra di noi. Dopodiché, ci sono sempre differenze di toni, ma sui contenuti siamo assolutamente sulle stesse posizioni".
L'accordo prevede che il partito che prende un voto in più esprime il premier. Chi sarà il premier se Forza Italia arriva prima? Tajani? Se fosse la Lega a prevalere, dareste la fiducia ad un governo Salvini?
"Ho gia espresso personalmente la mia stima nei confronti di Tajani, ma sarà il Presidente Berlusconi ad indicare il nome per Forza Italia. Per quanto riguarda la possibilità che la Lega superi noi anche solo di un voto è abbastanza remota, anche perché al momento ci sono 4-5 punti di differenza. Ma l'accordo è definitivo: abbiamo sempre detto che c'è un regime di concorrenza interna alla coalizione, tanto che anche la Meloni si propone come premier. Il centrodestra prende forza dalle differenze e dalla competizione. Questa legge è per 2/3 proporzionale e per 1/3 maggioritaria e quindi è ovvio che la coalizione viva anche della competizione interna dei partiti che la compongono. Vinca il migliore, ad oggi mi sembra improbabile che la Lega possa arrivare prima".
Ma se così fosse?
"Questi sono gli accordi. Se dovesse arrivare prima la Lega Salvini sarà premier".
Avevate detto mai con chi ha governato con Renzi, poi vi alleate con Lupi, Tosi, Quagliariello, Zanetti...
"C'era bisogno di attrarre più forze possibile nella coalizione di Centrodestra proprio per il meccanismo della legge elettorale che consente di avere la maggioranza se raggiungiamo una soglia tra il 40 e il 42% in base a quanti collegi uninominali riusciamo a vincere. Facendo due conti, è ovvio che mancasse un polo centrista, con un elettorato moderato che è sempre stato trasversale tra destra e sinistra, piccolo se vogliamo ma significativo, intorno al 2-3%. Quindi i Tosi, i Lupi, i Fitto, i Cesa hanno la forza, la capacità e anche l'intelligenza di ritrovarsi in un unico simbolo, Noi con l'Italia, un progetto che abbiamo largamente condiviso. Se non avessimo consentito che portassero il loro contributo al centrodestra queste stesse forze, forse, avrebbero trovato la possibilità di stare all'interno della coalizione di Centrosinistra rafforzandola a tal punto da diventare per certi versi determinante".