Elezioni 2018 sondaggi Pd, incubo 20%. Un Natale amaro per Matteo Renzi
Elezioni 2018 sondaggi Pd, effetto 'Maria Elena Etruria'. Ma 5 Stelle e Centrodestra...
Poco più di due mesi e gli italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni politiche. Natale è tempo di bilanci, soprattutto essendo ormai arrivati a fine legislatura. La nuova bufera sulle banche, culminata con le audizioni in Commissione prima di Vegas e poi di Ghizzoni, ha spinto ulteriormente verso il basso il Partito Democratico. Tanto che ormai si parla apertamente di "effetto Boschi" o "effetto Etruria".
Nella media degli ultimi sondaggi dei principali istituti demoscopici, il Pd di Matteo Renzi ha perso negli ultimi dieci giorni prima delle feste tra l'1 e il 2%, scendendo ai minimi storici. Tanto che lo stesso segretario dem ha dovuto ammettere a denti stretti che il calo di consenso è reale. Così come il tracollo sotto quota 100mila degli iscritti al partito. Gli esperti di intenzioni di voto e di sondaggi frenano nel correlare direttamente il tonfo del Pd alla figura di Maria Elena Boschi e alla sua permanenza all'interno dell'esecutivo Gentiloni preferendo parlare genericamente di "caso banche".
E' indubbio però che almeno nella percezione di una parte consistente dell'opinione pubblica sul banco degli imputati c'è proprio la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, ovvero un'emanazione diretta di Renzi. In molti ricordano che poco prima delle Politiche del 2013 il caso Monte Paschi, allora ancora all'inizio, costò tra l'1 e l'1,5% nei sondaggi a Pierluigi Bersani. E quindi un parallelismo esiste. Ogni volta che il Pd scivola sul tema del credito e si mostra più dalla parte dei banchieri che da quella dei risparmiatori subisce una flessione.
E tutti ci ricordiamo come finirono le elezioni politiche quasi cinque anni fa. Bersani, sicuro di vincere fino a poche settimane prima dell'apertura delle urne, non ottenne la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento e, dopo la sceneggiata in streaming con Beppe Grillo, si arrivò alla nascita del governo di Enrico Letta sostenuto anche da Forza Italia. Il bilancio di questo Natale 2017, in sostanza, non può prescindere dalla perdita di consensi del Partito Democratico generata soprattutto dal caso banche, Etruria in testa. Insieme, non va dimenticato, ad un crollo della fiducia nell'istituzione della Banca d'Italia.
In campagna elettorale tutto può ancora cambiare, e vedremo cosa porteranno i primi mesi del 2018, ma se le cose andassero avanti di questo passo non è escluso che per il Pd si materializzi lo spettro del 20% con una drastica riduzione dei collegi cosiddetti sicuri (non più di 25-35 tra Camera e Senato) e con un bottino in termini di parlamentari intorno a quota 150 (considerando sia Montecitorio sia Palazzo Madama).
Ma dove vanno i voti in uscita dal Partito Democratico? Sicuramente un parte verso la formazione di Pietro Grasso, Liberi e Uguali, che, partita da uno scarno 5%, ormai si attesta su un discreto 6-7%. I 5 Stelle sembrano invece essere arrivati al loro massimo: non perdono voti, restano il primo partito nel proporzionale ma non riescono a sfondare quota 30% (ben lontani dal 40 ambito ed evocato da Di Maio).
Il Centrodestra è il vero favorito della prossima tornata elettorale tanto che secondo Euromedia Research ha addirittura superato per la prima volta la soglia del 40% ed è a un passo dalla maggioranza assoluta in Parlamento. Ma i continui distinguo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini - dal programma alla coalizione 'millepiedi' con quarta, quinta e forse sesta gamba - rendono il Centrodestra fragile e ancora lontano da essere realmente competitivo. Sotto l'albero, insomma, c'è la crisi del Pd ma anche l'incapacità degli altri competitor di approfittarne veramente.