Politica
Emma Bonino cade dal pero di Bruxelles. E la storia delle Ong...
Emma Bonino si trincea in una imbarazzante (per lei) sequela di “non so, non ricordo” che è inaccettabile per un esponente politico della sua caratura
Emma Bonino cade dal pero di Bruxelles
Lo scandalo Qatar si allarga di ora in ora e si ha l’impressione che la questione sia molto più complessa ed articolata di quanto pareva all’inizio con il solo coinvolgimento di Antonio Panzeri, ex eurodeputato Pd e sindacalista CGIL poi transitato in Articolo 1, da cui è stato peraltro espulso ieri dall’ex ministro Roberto Speranza.
Che la vicenda fosse grossa lo dimostra il fatto che nella vicenda sia coinvolta anche la vicepresidente Eva Kaili, socialista greca subito espulsa, e suo padre, entrambi in possesso di sacchi di euro.
Ieri invece i riflettori si sono aperti su Emma Bonino che non è indagata. Il suo nome è emerso in relazione a due ONG: No Peace Without Justice e Fight Impunity.
Della prima la radicale è stata addirittura fondatrice e il suo segretario Niccolò Figà – Talamanca è indagato per aver osannato il Qatar in cambio di vile pecunia.
La Bonino è anche nell’Advisory Board di Fight Impuntity che è invece stata fondata da Antonio Panzeri. Nell’AB c’era anche Federica Mogherini l’ex “ministra degli Esteri” europei renziana ma si è prontamente defilata subito dopo che è scoppiato lo scandalo.
La Bonino è stata intervistata da affaritaliani.it che ha dichiarato che sapeva di far parte dell’Advisory Board di Fight Impunity (che però non si mai riunita), di non ricordarsi di aver conosciuto Panzeri e di non ricordarsi chi l’avesse coinvolta.
Sempre ieri c’è stata una intervista sul Corriere della Sera in cui la Bonino è stato chiesto conto della ONG No Peace Without Justice ed ha confermato di averla fondata a Bruxelles nel 1993 o 1994, di non aver parlato con il segretario Figà – Talamanca e di non conoscere Panzeri.
Dunque, praticamente, la Bonino ci dice che non sa nulla di niente e che non ricorda nulla e che sebbene sia nel Board della ONG non conosce Panzeri e se lo ha incontrato lo deve aver fatto casualmente in un bar della tratta Roma – Milano-Bruxelles.
Si resta sinceramente perplessi di ascoltare da queste parole da una ex Commissaria europea e da una politica di lungo corso italiana come è Emma Bonino.
Siamo a un passo dalla iscrizione “a sua insaputa”. La Bonino cade dal pero di Bruxelles e si trincea in una imbarazzante (per lei) sequela di “non so, non ricordo” che è inaccettabile per un esponente politico della sua caratura.
Non vogliamo credere che nel mondo dorato delle ONG ci sia tanta superficialità da farsi iscrivere nei Board senza neppure sapere cosa si stia facendo o chi stia utilizzando il tuo nome.
I due fronti su cui è impegnata la Bonino devono invece ottenere risposte esaurienti e circostanziate perché di una ONG è fondatrice e ha rapporti stretti con il segretario Figà-Talamanca e con l’altra sta nel Board di una ONG di cui il fondatore è stato trovato con 600.000 euro in contanti nascosti nella sua abitazione.
Naturalmente la giustizia farà il suo corso sulla vicenda ma alcune considerazioni politiche sono d’obbligo.
La storia delle ONG di Bruxelles ne ricorda un’altra, quella sulle ONG dei Soumahoro. Anche in questo caso Aboubakar Soumahoro ha avuto lo stesso atteggiamento della Bonino dicendo di non sapere, di non conoscere, di non ricordare.
Un atteggiamento che non convince l’opinione pubblica e che, in entrambi i casi, apre una spot light grande come un cratere vulcanico sul ruolo delle ONG a livello mondiale.
Sono ONG anche le organizzazioni che misteriosamente compaiono dal nulla quando c’è una barca di migranti da “salvare”.
Tutto questo è uno dei motivi per cui la gente si allontana dalla politica perché percepisce -e a volte capisce- che dietro i grandi discorsi ideali su appunto i migranti e sui diritti umani ci sono bei business che vorticano milioni di milioni di euro.
Non a caso nell’inchiesta Mafia capitale Salvatore Buzzi intercettato questa volta veramente “a sua insaputa” ebbe a dire “Gli immigrati rendono più della droga”.
Un’altra considerazione riguarda il colore politico delle Ong che –guarda caso- sono sempre legate al mondo della sinistra e questo è un dato di fatto acquisito.
Come dire, si predica bene ma si razzola e poi si ruzzola (molto) male.