Politica

Fiera del Libro di Francoforte: costa caro al fisico Rovelli il "discorso del 1 maggio"

Di Giuseppe Vatinno

Il fisico Carlo Rovelli - erede di Antonino Zichici e Piero Angela - non rappresenterà l'Italia alla Fiera del Libro di Francoforte

Fiera del Libro di Francoforte, costa caro al fisico Rovelli il “discorso del 1 maggio”: non rappresenterà più l’Italia

Il fisico Carlo Rovelli, l’erede di Antonino Zichichi e Piero Angela tra i beniamini della divulgazione scientifica italiana, non rappresenterà l’Italia alla Fiera del Libro di Francoforte. Glielo ha comunicato per email il Commissario straordinario del governo per la partecipazione dell’Italia alla Fiera del Libro di Francoforte Ricardo Franco Levi, lo stesso Levi che lo aveva invitato tempo prima.

«Professore carissimo, è con grande pena che mi accingo a scriverle questa lettera. Con grande pena ma senza infingimenti», questo l’inizio del siluro che ha colpito e affondato il fisico veronese autore di libri di divulgazione della fisica invero sopravalutati e che sono stati attaccati per una certa superficialità e anche qualche errore nelle formule matematiche. Ma il punto non è la competenza scientifica del prof ma la sua vocazione “pacifista” che fin dall’inizio della sua carriera si è palesata in atteggiamenti anacronistici e fuori tempo che spesso lo hanno visto impegnato in attacchi sgangherati ai governi di tutti i colori politici. Rovelli viene da un passato rovente: ha partecipato negli anni ‘70 a Radio Alice di Bologna, la radio dell'area libertaria e di Autonomia operaia.

Il 1 maggio, eccitato dall’atmosfera da “figli dei fiori” del Concertone di San Giovanni non aveva resistito all’atavico richiamo ed aveva attaccato il ministro della Difesa Guido Crosetto: "In Italia, il ministro della Difesa è stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, Leonardo. Il Ministero della Difesa deve servire per difenderci dalla guerra, non per fare i piazzisti di strumenti di morte".  Poi ancora: “Tutti dicono pace ma aggiungono che bisogna vincere per fare la pace, volere la pace dopo la vittoria vuol dire volere la guerra. E il Governo italiano sta decidendo di mandare una portaerei a fare i galletti davanti alla Cina, queste sono le scelte che rischiano di distruggere le nostre vite”. 

E poi il finalone pirotecnico: “Questo non è il mondo che ci piace: il mondo non è dei signori della guerra, ma vostro, perché siete tantissimi e il mondo potete cambiarlo, insieme, potete fermare la distruzione del Paese, potete fermare i signori della guerra, costruire un mondo lavorando assieme per risolvere i problemi. Sognate un mondo migliore e costruitelo, non vivete nell'attesa di sogni irrealizzati. Non abbiate paura di imbrattare i muri, cambiate questo mondo”. 

Il ministro Crosetto aveva gentilmente replicato invitandolo ad un pranzo chiarificatore ma il fisico –pur ringraziandolo- aveva risposto picche. L’intemerata non deve essere particolarmente piaciuta dalle parti di Palazzo Chigi.

E così la lettera di Levi ha chiarito i temine della questione: “Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del Primo Maggio mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi. Ciò che più di ogni altra cosa sento il dovere di evitare, e di questo mi prendo tutta, personale la responsabilità, è che un’occasione di festa e anche di giusto orgoglio nazionale, si trasformi in un motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia. E non le nascondo la speranza che il nostro Paese sia rappresentato al massimo livello istituzionale. Sono portato a pensare che lei per primo avrà immaginato gli scenari che le sue parole avrebbero aperto». E poi il finale perfido con perculamento annesso: “Spero che questa lettera possa almeno contribuire a non farmi perdere la sua amicizia e mi auguro di poter leggere presto un nuovo libro”.

Ricardo Levi, oltretutto, è anche un uomo di sinistra, come Rovelli. È stato anche Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’editoria in un governo di Romano Prodi, nonché Deputato per l’Ulivo. Ma Crosetto non sembra aver appreso la lezione, pur essendo un professore universitario e così poco fa all’Ansa ha rilasciato una dichiarazione sdegnata: "L'Italia mi ha chiesto di rappresentarla alla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, ma siccome ho osato criticare il ministro della Difesa, il mio intervento è stato cancellato".

E che si aspettava? Attacca a pesci in faccia il governo e poi vuol farne parte andando alla Fiera del Libro di Francoforte in rappresentanza dell’Italia e delegato dall’odiato governo? Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, caro Professore. Dia retta a Levi e scriva un nuovo libro sui buchi, ma visto che ha già esaurito quelli neri e bianchi ne faccia uno con un altro colore, che so arancione, farebbe oltretutto felice la Schlein e la sua armocromista.