Politica
Friuli, Salvini pigliatutto: vince anche il derby contro la lista Fedriga
Il dato che emerge da queste elezioni in Friuli Venezia Giulia è uno: stiamo assistendo al grande ritorno del leader della Lega (che tutti davano per spacciato)
Il punto è che ogni tanto emerge una sorta di riflesso patellare che ricorda molto il film Dottor Stranamore in cui lo scienziato ex – nazista, magistralmente interpretato da Peters Sellers, non ce la fa proprio a trattenersi ed ogni tanto gli “scatta” automaticamente il braccio nel saluto nazista, movimento che lui cerca invano di contrastare e contenere con l’altro braccio.
Giorgia Meloni deve fare perciò i conti con chi cerca “farfalle sotto l’arco di Tito” -come nel caso del manager Claudio Anastasio- oppure con Ignazio La Russa, che seconda carica dello Stato di grande esperienza, scivola sulla buccia di banana di via Rasella- tuttavia ampiamente strumentalizzata- e costringe la Meloni ad intervenire parlando di “sgrammaticatura istituzionale”. Però –e questa è la seconda problematica- nel contempo, FdI deve dar conto ai suoi elettori, al suo zoccolo duro che è rappresentato proprio da chi magari tanti anni fa ha militato o comunque votato l’MSI.
La Meloni in campagna elettorale si è mossa in modo furbo con un comportamento doppio: da un lato appunto il doppiopetto almirantiano e dall’altro ha strizzato l’occhio alla frangia sovranista e populista, non prima però di aver schierato saldamente FdI nell’alveo atlantico, soprattutto grazie alla guerra in Ucraina.
E questa è comunque un’anomalia per il suo elettorato di riferimento, visto che il centro – destra con Salvini e Meloni è comunque almeno ideologicamente più vicino a Putin che a Zelensky. Quindi la premier deve dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, un lavoro di delicato cesello politico e istituzionale che qualche volta però non riesce, come nei casi precedenti.