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Politica
Gestione dei migranti, una tragicommedia imbarazzante
Sbarchi migranti

Potrebbero, se evidenziassero difficoltà, complicazioni e problemi dell’integrazione, che, spesso, resta solo una suadente e dolce parola. Nello stesso tempo se gli “antideterministi” credono in un diverso futuro per l’Europa, se credono che sia urgente arrestare i naufragi, con grande determinazione, dovrebbero intervenire, in sintonia con le dirigenze africane, per rimuovere criticità, ostacoli, impedimenti e contrasti che alimentano il commercio delle traversate.

Esistono dei lager in Libia dove le donne vengono violentate e gli uomini torturati? Andrebbero soppressi in accordo con le autorità libiche, con risorse militari internazionali: un ruolo avrebbe potuto averlo l’ONU se non vivesse uno stato catatonico. Certo ci sarebbe bisogno di una nostra politica estera, autorevole e credibile, non certa espressa, con numerose visite a Tripoli, da un qualsiasi Di Maio o da Meloni in cerca di idrocarburi. Andrebbe sostenuto quel clero indigeno, il Cardinale guineano Robert Sarah ne è voce autorevole, che tanto si adopera affinché abbia cittadinanza anche il diritto di vivere nel proprio Paese.

Insomma, se gli sforzi sono indirizzati ad elaborare ingenue inutili strategie in prossimità degli sbarchi, forse si esaltano visioni di contrasto di prefetti divenuti ministri, ma inconsciamente si riconosce di non aver compreso la complessa tortuosa dinamica che avviluppa il fenomeno migratorio mediterraneo, ulteriore spia di un cammino ormai secolare che l’Europa ha intrapreso verso il tramonto della sua centralità politica, morale, religiosa.

Del resto, si spiega anche così il perpetuarsi di raccontatori che svelano un antico racconto e cantori che innalzano un ammaliato canto ad europeisti impassibili uditori.

*Direttore Società Libera    

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