Politica
Draghi di Cdx, il piano di Giorgetti & C. Governisti Lega-Fi: avanti senza M5S
Ma Salvini e Berlusconi non ci stanno. Anche il Pd vuole il voto se il M5S molla
I ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Erika Stefani, Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini pensano che in caso di uscita del Movimento il Centrodestra debba confermare la fiducia nel premier spostando così, di fatto, Draghi verso il Centrodestra
Trasformare Mario Draghi in un premier di Centrodestra. E' questa la tesi dei governisti di Lega e Forza Italia - ovvero i sei ministri del governo di unità nazionale insieme ai Governatori del Carroccio - osteggiata però sia da Matteo Salvini sia da Silvio Berlusconi (convinto dal lavoro di Antonio Tajani e di Licia Ronzulli). Il punto è tutto qui. Nel giorno in cui il Movimento 5 Stelle potrebbe lasciare la maggioranza e l'esecutivo, il dibattito interno al cosiddetto Centrodestra di governo si svolge tutto sul che fare se Giuseppe Conte strappa e se ne va.
Nella Lega, come si è visto nel consiglio federale dell'altro giorno, le due tesi sono abbastanza chiare. Salvini, i capigruppo e l'ala dei fedelissimi del segretario ritiene che se il M5S lascia l'unica soluzione è andare a elezioni politiche anticipate a settembre. Stessa tesi dei massimi vertici di Forza Italia, come ha spiegato pochi giorni fa Tajani ad Affaritaliani.it. Sul fronte opposto, i ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Erika Stefani, Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini pensano che in caso di uscita del Movimento il Centrodestra debba confermare la fiducia nel premier spostando così, di fatto, Draghi verso il Centrodestra.
In particolare, nel Carroccio Giorgetti sostiene la tesi che se anche oggi, come si è visto alle recenti Amministrative, stare nell'esecutivo fa perdere voti, in prospettiva la Lega può diventare il partito responsabile e della stabilità riguadagnando consensi soprattutto nelle categorie produttive spaventate dalla crisi e dalla corsa dell'inflazione. Il problema, però, è che il Partito Democratico, in caso di uscita di Conte dei 5 Stelle, non ha alcun interesse a restare in un esecutivo a trazione Centrodestra (e Lega in particolare).
Non solo, come spiega un deputato Dem di lungo corso, "non possiamo stare al governo 8 mesi con un'opposizione di sinistra, quella di Conte. Il rischio è quello di fare la fine di Salvini con Meloni. Meglio votare a settembre". Insomma, la strada per lasciare Draghi a Palazzo Chigi in caso di rottura pentastellata è in salita, nonostante dal Quirinale arrivi un forte pressing per evitare la fine della legislatura e lo scioglimento delle Camere.