Politica
Governo, FI più vicina. Ceccanti (Pd) ad Affari: "Convergenze sì ma parallele"
Il deputato dem ad Affaritaliani.it sottolinea l'importanza di una ampia condivisione sui temi cruciali che interessano il Paese. Ma senza un "governissimo"
Più condivisione possibile fra i partiti ma non per forza con un cambio di governo nella sua conformazione. Sostenerlo senza pregiudiziali e senza trucchi alle spalle, per il bene di tutti e per realizzare riforme ambiziose. Potrebbe essere sintetizzato così l’intervento del costituzionalista dem Stefano Caccanti ad Affaritaliani.it. Il deputato di maggioranza inoltre, interpellato sulla questione della legge elettorale, torna a parlare di legittimazione diretta del premier, come accade nei livelli inferiori di governo per presidenti di regione e sindaci. Legittimare elettoralmente dunque l’inquilino di Palazzo Chigi. In ottica futura si intende. Ceccanti è ottimista sulla vita della legislatura vigente. Con un obiettivo tanto importante quanto difficile, “Una clausola di supremazia statale non per riaccentrare ma per legittimare una regia complessiva” che regoli il rapporto Stato-regioni.
È stata rilanciata l’ipotesi del governo nazionale, il Pd ci starebbe? Servirebbe? Lei che ne pensa?
“Io penso che un Governo esiste e che in una fase delicatissima come questa, specialmente in vista del delicatissimo Consiglio europeo di giovedì, si dovrebbe realizzare una sostanziale unità intorno al Governo che c'è. Per riprendere poi una normale dialettica terminata l'emergenza. Non è che esistano solo due possibilità; scontro frontale o Governo di tutti. Esiste anche la possibilità di una concordia limitata con collocazioni diverse rispetto al Governo”.
È vero che democristiani e comunisti si sono seduti insieme alla Costituente nel Dopoguerra per ricostruire insieme ma c’era l’antifascismo di base comune. Oggi, qual è la base comune?
“Al di là delle basi comuni o meno, il punto è che nel maggio 1947 si interruppe l'esperienza di comune Governo, ma restò il dialogo sulla Costituzione. Quindi quel periodo dimostra che gli scenari possibili non sono solo due: o di Governo comune o di scontro frontale”.
Esiste l’ipotesi concreta di un sostegno di Forza Italia alla maggioranza?
“Mi sembra che sulle scelte di fondo relative al Consiglio europeo ci sia una convergenza sostanziale tra la maggioranza e Forza Italia. Sono scelte di sistema, a cavallo tra Italia e Unione europea, in cui peraltro sarebbe meglio un consenso ancora più vasto”.
L’orizzonte del governo Conte 2 è ancora la fine della legislatura?
“Secondo me sì, ma questo non esclude che su alcune scelte di fondo di regole del gioco non ci debbano essere conensi ancora più vasti. La legislatura dovrebbe essere ambiziosa per tutti, a prescindere dal Governo”.
Giovedì l’Italia si gioca tutto nel Consiglio Ue, è ottimista?
“Mi sembra che anche sulla base del voto dell'Europarlamento ci siano tutte le condizioni per un accordo di alto profilo”.
Mes si o no?
“Il problema è il quadro complessivo. Se quello è convincente, a partire da un serio piano di ripresa, poi si tratterà di usare tutti gli strumenti. Il piano è però più importante del Mes perché dovrebbe essere collegato a un ulteriore livello di integrazione, gestito dalla Commissione e basato su una logica di unione federale, non intergovernativa. La logica intergovernativa fa ragionare in modo sbagliato, a somma zero perché ognuno rende conto solo ai suoi elettori, favorendo le polemiche e le recriminazioni reciproche”.
I lavori sulla legge elettorale sono andati avanti? Se sì, su quale sistema si sta lavorando?
“In questa fase il Parlamento, in parte bloccato per un irragionevole tradizionalismo sulle modalità di lavoro, è concentrato sull'emergenza. C'è il lavoro precedente da sviluppare che partiva dalla maggioranza. Certo se fosse possibile trarre lezioni dall'emergenza che sotto stress ha rivelato alcuni problemi di fondo non sarebbe male. Mi riferisco in particolare a due temi. Il primo sono le lacune costituzionali nel principio di leale cooperazione: si è dimostrato che il tentativo di risolverle solo sul piano politico è difficile. Quindi previsione di una clausola di supremazia statale non per riaccentrare ma per legittimare una regia complessiva, bilanciata dalla costituzionalizzazione del sistema delle conferenze. Il secondo è l'asimmetria nella legittimazione dei poteri locali e regionali rispetto a quello nazionale. Sul piano locale e regionale è assicurato un Governo di legislatura con legittimazione diretta, su quello nazionale no. Non dobbiamo riprodurre le stesse regole, ma dovremmo mirare comunque a perseguire lo stesso obiettivo. L'intesa sin qui raggiunta migliora lo status quo, ma potrebbe essere decisamente migliorata con un ballottaggio nazionale di coalizione. L'emergenza potrebbe forse renderci tutti più ambiziosi, al di là delle collocazioni momentanee in questa legislatura tra maggioranza ed opposizione”.