Governo, Pd; Richetti contro Renzi: "Errore non farsi da parte con la Boschi"
Intervistato da Giovanni Minoli, Matteo Richetti si smarca da Renzi e illustra i motivi del fallimento del Pd
Matteo Renzi sulla graticola di La7. Non è una novità, visto che l'ex premier ed ex segretario Pd rappresenta il convitato di pietra di tutti i programmi politici della Tv di Urbano Cairo. Ma a (s)parlare di lui, intervistato da Giovanni Minoli a Faccia a Faccia questa volta c'è Matteo Richetti, responsabile della comunicazione del Partito Democratico nonché, fino a qualche tempo fa, vicino a Renzi.
L'intervista con Minoli tratta lo spinoso argomento del fallimento dem alle elezioni (nove consecutive dal giugno 2016), nonché alcuni nodi controversi quali l'antipatia dell'ex segretario e il caso Maria Elena Boschi, che - a detta di Richetti - rappresenta uno degli errori renziani.
Sulla scarsissima popolarità del leader toscano, Richetti commenta: “Si è impegnato al massimo lui, i suoi amici e suoi nemici. C’e’ stato un contributo significativo a stereotipare Renzi: a volte lui con il suo modo di fare, a volte le persone che, pensando di circondarlo con affetto, hanno dato l’idea del grande burattinaio. E poi questo Paese ha fatto campagne di informazione su casi dei quali potremmo anche discutere ma che hanno avuto nei confronti di Renzi una recrudescenza importante”.
Dopodiché, convinto che nel 50 % delle probabilità ci saranno nuove elezioni, Richetti mette in guardia da accordi possibili con il centrodestra: “No a governo politico” tra Pd e centrodestra, no a un accordo politico e nemmeno sostegno tattico. Resta un’assunzione di responsabilità su un programma da parte di tutti per mettere in sicurezza i prossimi mesi: clausole di aumento dell’Iva, bilancio e intervento sulla legge elettorale”.
Il responsabile della comunicazione Pd è inoltre molto critico sull'esito della Direzione Pd del 3 maggio: “Questo Paese ha bisogno di un governo e le forze politiche tutte, non nella stessa quantità, hanno dimostrato irresponsabilità insopportabile e oggi il Pd sarà tenuto a mettere in campo nelle prossime 48 ore un di più di responsabilità. Dovevamo dire con chiarezza che c’era una linea politica che teneva dentro tutti per aprire un dialogo, e la direzione doveva votare l’eventuale sintesi o proposta che da quel dialogo uscisse. Invece abbiamo ridato fiducia a un segretario che nessuno ha sfiduciato e messo in discussione, abbiamo diviso il Pd su documenti che neppure sono stati votati e il 95% dei votanti uscendo dalla direzione ha detto: che l’abbiamo fatta a fare?”. Una domanda che si sono posti molti elettori e osservatori politici, decisamente.
Quanto allo spinoso nodo Boschi, Richetti chiosa: “Difficilmente si vedono persone con la preparazione e la competenza della Boschi, però se fossi stato in lei il 5 di dicembre mi sarei dimesso come ha fatto Renzi. Avrei fatto un passo indietro perché poteva essere anche una condizione per cambiare il sentimento su di noi". Ricordiamo che, come Renzi, Maria Elena Boschi andava sostenendo la decisione di dimettersi definitivamente dalla politica in caso di sconfitta al referendum del 4 dicembre. Peccato però che, a sconfitta avvenuta, poco più tardi entrasse nel Governo Gentiloni quale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.