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Guerra tra Meloni e Repubblica, la velina nera. Schlein: "Campagna d'Ungheria"

di redazione politica

Nel mattinale delle ore 11 arriva l'ordine del giorno di Chigi ai parlamentari di FdI: priorità la battaglia contro il quotidiano di Elkann

Guerra tra Meloni e Repubblica, il mattinale di Fazzolari e le opposizioni all'attacco del governo

Non si ferma lo scontro tra il governo Meloni e il quotidiano Repubblica. Nel mattinale delle ore 11 di Palazzo Chigi, il bollettino giornaliero che indica slogan e posizioni da tenere su vari temi da parte dei parlamentari di FdI, il fedelissimo della premier Fazzolari, indica le priorità. "La Repubblica, invece di informarsi e dare notizie, preferisce dedicare il proprio tempo e le proprie energie a cercare di attaccare il governo e Fratelli d’Italia". Secondo la propaganda meloniana, - scrive Repubblica - i suoi giornalisti non svolgerebbero il proprio lavoro in modo libero, condizionati dagli interessi di chi detiene il gruppo Gedi, vale a dire John Elkann. Ma chi parla con i deputati di FdI - sostiene Il Foglio - si sente ogni volta dire: "Che c’è una grande cospirazione romana il cui vertice è Dagospia". Temono Dagospia più del Financial Times, una bestia che sognano affamare, cosi come il partigiano Gianni Letta, da cui è “meglio stare lontani”.

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Questa volta, però, l’attacco alla stampa non passa inosservato. È la segretaria del Pd Elly Schlein, a margine del duello a Montecitorio con Meloni durante il premier-time, a rivolgersi alla Presidente del Consiglio. "Anziché occuparsi di attaccare la stampa, come sta facendo in questi giorni con Repubblica a cui va la mia solidarietà, Meloni dovrebbe occuparsi dei temi concreti del Paese". E poi, con ancora più nettezza: "Per Meloni la campagna delle Europee è una campagna d’Ungheria. Questi attacchi violentissimi al giornalismo di inchiesta e alla libertà di stampa, a cui si affiancano quelli all’indipendenza della magistratura e ai sindacati, li abbiamo già visti in Paesi che si definiscono democrazie illiberali. Ogni sincero democratico non può permetterlo". E si fa sentire anche il leader dei Verdi Angelo Bonelli: "È un pericoloso modello di bavaglio all’informazione, simile a quello avvenuto in Ungheria con Orban".