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Politica
Putin-Zelensky: guerra doppiamente impari

Con il progresso della democrazia, abbiamo un partitucolo come LeU, che ha preteso un Ministero d’importanza vitale, ha imposto un testardo presuntuoso irrecuperabile e da due anni tiene sotto scacco i tremebondi capi banda. Speranza doveva essere costretto a dimettersi all’esordio. In un paese con governanti coscienti e consapevoli, avrebbero dovuto dare a LeU la responsabilità dell’eventuale caduta del governo. O si deve concludere che LeU, non considerando la possibilità d’un appoggio esterno, è peggiore del vecchio MSI? 

A proposito del nome LeU  (Liberi e Uguali) scelto da politici con problemi personali di incompatibilità con i capi di tutti gli partiti di sinistra-sinistra. Siccome le sigle più azzeccate erano state già utilizzate, a furia di discutere (chissà se c’è stata qualche altra scissione sul nome...) hanno optato per un’accoppiata ossimorica. Se lasciamo gli uomini liberi... addio uguaglianza. A meno che … non si tratti di libertà... tipo vaccinarsi o no: i vaccinati, sono liberi e uguali. 

Guerra Putin-Zelensky, doppiamente impari: Putin ha quasi la certezza di uscirne sconfitto e con un’infamante immagine di neo-pazzo scatenato o per delirio psicologico di grandezza o per delirio da malattia e farmaci. 

Sconfitta sul campo.  Pablo Neruda è stato citato per questo pensiero sulla guerra, messo artisticamente in risalto dai film sulla Prima guerra mondiale: “Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi… per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono»”.  

Questa constatazione, andando indietro nel tempo, non era valida già ai tempi di Napoleone e Garibaldi (infatti i nostri nonni cantavano “Garibaldi fu ferito... “... che Di Maio interpreterebbe: Garibaldi figlio di Ferito).  

Ora il super Eroe Zelensky rifugiato in qualche bunker a prova magari anche d'atomica, lascia tranquillamente morire bombardati i civili nelle loro case, per poi mostrare gli scempi a tutto il mondo, per la vergogna del mostro, nuovo Hitler. 

Ancora Bertinotti: non crediate che il male stia tutto da una parte. No, non c’è divisione qui tutto bianco, lì, tutto nero. 

Putin potrebbe avere un’idea geniale e risolutiva (almeno a mio avviso). Annunciare: “Non voglio radere al suolo prima Kiev e poi tutte le altre città ucraine. Chi ha più buon senso, lo usi. Io, venuto qui, perché chiamato dai fratelli russi comunisti del Donbass, in guerra dal 2014, con esodi in massa di gente stanca dei massacri degli ucraini nazionalisti, ho più buon senso e mi fermo. Alle solite condizioni che i nazionalisti conoscono da sempre, la più importante, la neutralità dell’Ucraina! Chi ha spinto Zelensky a fare l’eroe, promettendogli l’intervento della Nato e la guerra mondiale, per un capriccio, stia fuori da questo conflitto, che finisce qua” 

Berlusconi... è più Berlusconi Crozza, che l’irriconoscibile amico di Putin. Le frasi scritte prima, avrebbe potuto farle sue e farebbe ancora in tempo ora a telefonarle al vecchio amico. 

Putin uscirà sconfitto irrimediabilmente, come immagine, perché lui, uomo del secolo scorso, politico vecchio stile, s’è scontrato con un attore padrone di tutte le tecniche comunicative, ruffiane e propagandistiche, guarda caso, intuite per primo da un certo Benito. 

Sulla posizione dei nostri frettolosi politici (dubito che Letta e la Meloni conoscano abbastanza la storia di quelle terre martoriate). Mi piacerebbe che qualcuno ponesse loro una domanda simile: Ma se tutti gli stati, staterelli, repubblichette auto proclamatesi indipendenti, avessero un loro super-eroe nazionalista alla Zelensky e tutti o quasi entrassero con le loro risse perenni nell’UE e nella Nato, pensate davvero che saremmo in condizioni migliori di stabilità? E a Letta: “Ma non ti vergogni di stuzzicare sempre Salvini e la Meloni, credendo d’insultarli, chiamandoli sprezzantemente Sovranisti, e poi strillare per mandare armi a quel matto nazionalista di Zelensky?”

L'interessante scritto di Massimo Falcioni sull'influenza alla Rasputin esercitata su Putin: ho numerosissime conferme da parte di colleghi, dottorandi e ricercatori russi continuamente incontrati nei congressi: grandi collezionatori di brindisi fine pranzo. Da discorsi fatti anche dieci anni fa, da parte di atei e comunisti, ma europei  ed europeisti convinti e raffinati, non si può escludere che in Putin ci sia anche la spinta a voler difendere il nostro tipo di vita e di valori, non ancora del tutto americanizzati. 

 

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