Politica
“I malati di mente devono essere puniti”: proposta per l’addio al carcere soft
Il progetto presentato dal segretario di +Europa mira a "responsabilizzare i soggetti con malattie mentali, e a restituire loro dignità"
Malati psichiatrici, una proposta di legge per punirli: "Vogliamo renderli responsabili, non stigmatizzarli"
La criticità maggiore che si propone di affrontare il progetto di legge, presentato durante la Conferenza “Dopo la chiusura degli OPG, una riforma radicale: Eliminare la incapacità di intendere e di volere. La responsabilità è terapeutica”, è il destino che segue alle persone destinatarie di una misura di sicurezza, che spesso comporta una sorta di “ergastolo bianco” o, comunque, una restrizione più lunga della pena carceraria. Ciò per differenti ordini di motivi, come il difficile monitoraggio, la necessità di una ripetuta valutazione della pericolosità del soggetto da parte della magistratura, le carenze strutturali e operative delle Rems sul nostro territorio.
Ecco che allora la proposta di legge, intitolata “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario in materia di imputabilità e di misure alternative alla detenzione per le persone con disabilità psicosociale”, si pone in continuazione con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e suggerisce l’abolizione della nozione di “non imputabilità” e di “semi-imputabilità” per vizio di mente, oltre che delle misure di sicurezza correlate. Questo significa che le persone fino ad ora ritenute “incapaci” potranno andare non solo a giudizio, ma anche essere destinatarie di pene: “L’idea centrale – spiega Magi – è quella del riconoscimento di una piena dignità del malato di mente, anche attraverso l’attribuzione della responsabilità per i propri atti. Il riconoscimento della responsabilità cancellerebbe una delle stigmatizzazioni che comunemente operano nei confronti del ‘folle’”.
La riforma portata avanti, peraltro, non ha l’obiettivo di infliggere ai malati psichiatrici “pena dure o esemplari”: anche per questa ragione uno dei punti è l’introduzione di una circostanza attenuante per le condizioni di svantaggio determinate da disabilità psicosociale. “La condizione delle persone con disabilità psicosociale è, nella nostra società, una condizione di svantaggio e per tale ragione le condotte criminose commesse da queste persone possono essere ritenute di minore disvalore sociale”.