Politica
Torino '21, il candidato Pd dichiara guerra a rom-abusivi: stop case occupate
Rom, residenti sempre più preoccupati dagli occupanti abusivi. Ma non è più una questione di giustizia civica
Nel mio continuo bighellonare intorno ai principali candidati sindaci di Torino, in attesa di ricevere un’inevitabile Daspo per stalking elettorale, mi sono nuovamente imbattuto nel professor Lo Russo, capogruppo PD al comune di Torino. In verità non è stato un caso fortuito, l’ho proprio cercato perché ero curioso di affrontare con lui lo stesso tema proposto al suo avversario Damilano, ovvero gli appartamenti di edilizia sociale occupati abusivamente, fenomeno che sta incendiando, nel vero senso della parola, una parte della città. Devo riconoscere che Lo Russo mi ha stupito favorevolmente perché è stato molto lesto a rispondere, battendo di gran lunga il suo diretto rivale che non si è palesato. Del resto, perché dovrebbe perdere tempo con me, visto che lo farei parlare di cose che non rendono certo questa città, la Torino bellissima dei suoi poster elettorali? Comunque, io resto sempre sulla solita panchina dei giardinetti ad ascoltare chiunque abbia qualcosa di interessante da dire. Torniamo al nostro cordiale Lo Russo che è partito subito bene, con una bella botta di simpatia, prendendomi un po’ in contropiede, a dire il vero. Certo non mi sarei mai aspettato un’esplicita approvazione del mio articolo su di lui (“Il geologo che studia da sindaco”). In fondo, si sa, resto sempre quel malfidente sabaudo congenito verso i politici.
“Intanto la ringrazio per il suo articolo di presentazione” esordisce pacato e garbato Stefano Lo Russo. “Ho molto apprezzato la citazione sulla geologia della serie Big Bang Theory, che trovo divertente. Sarà perché, al pari dei suoi protagonisti, forse sono un po’ ‘nerd’ anche io, come si evince dal ritratto di studioso e ‘precisino’ che emerge dal suo pezzo”. Alla fine, una frecciatina ci voleva, altrimenti poteva sembrare la risposta automatica del chat bot del suo spin doctor.
Quindi, siamo entrati nel merito del tema che avevo proposto con l’obiettivo dichiarato di rivitalizzare quel dibattito sul futuro di Torino che sembra un po’ languire come la pandemia in questo periodo. Nella mia ricerca sono partito da un post su Facebook di Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7 del Comune di Torino, che il 23 marzo scorso scriveva: “Case Atc di via Aosta 31. È necessario sgomberare gli alloggi occupati abusivamente. Da tre anni lo chiediamo e nulla si muove. Tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi anni insieme ai Comitati, alle Associazioni ed alle Istituzioni viene vanificato da questi comportamenti incivili che fanno, giustamente, INCAZZARE, i residenti rispettosi delle norme. Gli alloggi Atc vanno assegnati a chi è in graduatoria. La legge del più forte non deve valere a Torino”. Sono cose che capitano in tutte le migliori città, per carità, nessuno lo discute, ma c’è dell’altro. Durante il lockdown del 2020 inizia lo sgombero del campo nomadi di via Germagnano che culmina con l’arrivo delle ruspe, tanto a care a Salvini, il successivo 14 agosto. Stiamo parlando di uno dei luoghi più degradati della città che ha subito un disastro ambientale a causa dei roghi tossici, mica del Quadrilatero della movida torinese. A Ferragosto anche una persona normale con un lavoro stabile, garanzie e buona reputazione avrebbe difficoltà a trovare una casa, figuriamoci una comunità di zingari. Magari qualcuno avrebbe dovuto metterlo in conto, pensando che il facile consenso, gli slogan e i decreti non possono dematerializzare i rom. Così, succede che qualcuno di questi finisca a occupare degli appartamenti vuoti nelle case popolari di corso Lecce a Torino, ovviamente forzando gli ingressi e creando un simpatico clima di convivenza con i residenti che ricorda tanto Gaza.
“Conosco bene le case popolari di corso Lecce e vi sono stato molte volte anche negli anni precedenti, nel mio ruolo di assessore” commenta Lo Russo. “So che i residenti, tra i quali vi sono anche molti anziani, sono preoccupati dalle occupazioni abusive in corso. Se sarò Sindaco, chiederò all’Agenzia che si occupa delle case popolari di ristrutturare gli appartamenti sfitti in modo che possano essere assegnati alle famiglie in graduatoria nel più breve tempo possibile, al fine di evitare il rischio di occupazioni. È un problema che non va assolutamente ignorato e rispetto al quale dobbiamo poter dare ai cittadini risposte tangibili”.
Intanto, inizia a girare voce che in zona siano aumentati i furti negli appartamenti e nelle auto in sosta. A nessuno interessa se è vero oppure no, perché tanto la gente è già così esasperata che non fa differenza. Ovviamente, nonostante le proteste, raccolte firme, sopralluoghi dei consiglieri comunali di ogni credo politico, non succede nulla. Anzi no, qualcosa succede. Qualcuno decide di farsi giustizia da solo e, alcuni giorni fa, viene incendiata una Fiat Doblò di un nomade. Un segnale intimidatorio che, nonostante la situazione, molti preferiscono ignorare e fare due passi altrove fischiettando. Devo dare atto a Lo Russo che di fronte alla mia ricostruzione non si è tirato indietro, che è già tanta roba visto l’andazzo in città, e mi ha raccontato il suo punto di vista.
“Le rispondo volentieri al problema puntuale che ha sollevato” continua il candidato sindaco del Centrosinistra. “Proprio per amor di precisione, partirei dai dati: mi risulta che a Torino ci siano circa 200 appartamenti occupati abusivamente su un totale di 18mila (ovviamente gli occupanti non sono solo rom. Sembra superfluo doverlo sottolineare, ma visti i zucconi che circolano è meglio precisarlo – N.d.A.). Fortunatamente non si tratta di un fenomeno esteso come in altre città metropolitane ma è comunque un dato da non sottovalutare, soprattutto perché ha vissuto - in particolare nell’ultimo anno - un aumento esponenziale. Credo che questo debba stimolare una riflessione non soltanto sulla necessità di intervenire sulle situazioni di illegalità, ma anche su come la crisi pandemica stia avendo effetti gravissimi sulle famiglie in condizioni di fragilità economica e sulle necessità di dar loro risposte, a partire da quello di una casa per chi ne ha diritto”.
Parole sante, tanto che alla fine dell’anno scorso era stato persino siglato un Protocollo d’intesa tra Regione, Città di Torino, Atc e Prefettura per la prevenzione e il contrasto alle occupazioni abusive degli alloggi di edilizia sociale, fissando il termine di un mese per l’esecuzione degli sgomberi. Una roba più facile a dirsi che a farsi, quando si parla di emergenze di questo tipo.
“Concordo sul fatto che sia una questione di giustizia sociale ma, proprio perché di poveri parliamo, credo occorra valutare il quadro d’insieme” conclude Lo Russo. “Non intervengo su un documento che non conosco nel dettaglio ma so che le normative nazionali sugli sgomberi, a partire dalla circolare Salvini, prevedono particolare attenzione quando i nuclei familiari di occupanti versano in condizioni di fragilità o ospitano minori al loro interno. Giusto far rispettare le regole, ma non si possono certo mettere dei bambini a dormire per strada. In queste situazioni è anche responsabilità del Comune e dei servizi sociali, insieme alle altre Istituzioni coinvolte, individuare soluzioni temporanee di ospitalità che permettano a queste persone di trovare riparo uscendo dalla situazione di illegalità in cui si trovano”. In sei mesi, evidentemente, queste soluzioni non si sono trovate e, come ogni bomba sociale che si rispetti, gli occupanti abusivi restano tali, circondati da una rabbia crescente, rinfocolata dalla questione rom. Il modo migliore per trasformare una questione di giustizia civica in una guerra esplosiva tra poveri.