Politica
Israele, l'accusa di genocidio e le contraddizioni dei politici
I politici e l'accusa a Israele di genocidio
Tajani: "Il genocidio è un'altra cosa, qui c'è un attacco che colpisce la popolazione civile"
1. L’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett, membro della destra “religiosa” oggi al governo, ha dichiarato che l’attuale processo indetto dal Sudafrica nei confronti dello Stato israeliano sarebbe “un nuovo caso Dreyfus”. Forse non ha il senso del ridicolo, oltre che mancare di quello del tragico. Gli antenati dei cittadini ebrei dello Stato di Israele hanno subito, una generazione dopo l’altra, indicibile sofferenze e ingiustizie. Questo non giustifica gli attuali ebrei israeliani a rivaleggiare con i persecutori dei loro antenati. Anzi rende i loro crimini ancora più mostruosi agli occhi dell’umanità.
2. Il 23 Novembre del 2023 i quotidiani europei, compresi gli italiani, riportavano una dichiarazione di filosofo Jurgen Habermas, l’ormai anziano erede della “Scuola di Francoforte” a cui il suo Stato affida spesso discorsi ufficiali, quasi fosse una specie di oracolo. Egli e alcuni suoi colleghi cofirmatari affermano che «il contrattacco di Israele è giustificato in linea di principio», ma la sua esecuzione è «discussa in modo controverso», motivo per cui gli autori del testo raccomandano «i principii di proporzionalità», evitando vittime civili e intraprendendo una guerra con la prospettiva di una pace futura. Tuttavia, «non aiuta nella valutazione se alle azioni israeliane vengono attribuite intenzioni genocide». Tuttavia, se questa attribuzione sia vera o falsa dipende dai resoconti dei rapporteurs dell’Onu e non da un ragionamento puramente a priori. Che poi non è neanche un ragionamento ma una mera esigenza. L’esecrazione di questi intellettuali tedeschi per il passato nazista del loro paese non può plausibilmente spingerli a rivendicare al loro passato regime il monopolio dei genocidi, e peggio ancora a negare i fatti. Che il governo di Israele non avesse nessuna voglia di attenersi ai principi di proporzionalità e non si preoccupasse di evitare continui massacri della popolazione di Gaza anzi li volesse era già evidente nel Novembre 2023.
3. «Israele potrebbe aver intrapreso azioni tali da violare il diritto internazionale a Gaza»: lo ha detto il ministro degli Esteri britannico David Cameron rispondendo alle domande della commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Comuni. Il responsabile del Foreign Office si è detto «preoccupato» per la condotta del conflitto contro Hamas e ha precisato di non avere ricevuto indicazioni esplicite su eventuali violazioni. Ma è strano che uno Stato ben organizzato come il Regno Unito non sia stato in grado di fornirle al Ministro degli Esteri. D’altra parte, gli osservatori dell’Onu ci sono apposta per fornire agli Stati membri informazioni sulle violazioni del diritto di guerra e umanitario. Il responsabile del Foreign Office ha però anche criticato l’accusa del Sudafrica, secondo cui lo Stato ebraico sta perpetrando un genocidio contro i palestinesi nel conflitto, presentata davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. «Non penso che sia utile e nemmeno giusto - ha dichiarato -. Spetta ai tribunali definire il termine genocidio, non agli Stati. La nostra opinione è che Israele abbia il diritto di difendersi.» Il termine “genocidio” è definito in cui trattati internazionali e testi di legge, non dai tribunali. Per attivare la Corte dei diritti talvolta è necessaria l’iniziativa di uno o più stati. Se l’esercito israeliano stia o no violando le leggi internazionali è una questione che ci si può porre senza negare il diritto dello Stato di Israele alla difesa.
4. «Il genocidio è un'altra cosa, qui c'è un attacco che colpisce la popolazione civile», ha dichiarato il nostri Ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri, «abbiamo detto in tutti modi che non condividiamo gli attacchi alla popolazione, continuiamo ad invitare Israele a non superare i limiti della giusta reazione per sconfiggere Hamas». Un genocidio può essere il risultato una serie di “attacchi che colpiscono la popolazione civile”, quindi il genocidio non si può escludere con questo modesto gioco di parole. Il Ministro ha «continuato a invitare Israele a non superare i limiti», ma ha anche il dovere di affrontare il fatto che lo Stato di Israele non sembra farvi caso. Tajani inviterà per sempre? Egli ha aggiunto che «non si può dimenticare quello che è successo il 7 ottobre quando cittadini israeliani sono stati presi uno per uno con una violenza inimmaginabile". Certo non si può. Ma, o gli attacchi alla popolazione civile sono ammessi dalla legge internazionale, nel qual caso l’esercito israeliano resta nei limiti della giusta reazione, e quindi non bisogno di inviti, o no. E che fa l’Italia, e per lei Tajani, se la risposta è, come di fatto è, no?
5. Il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha respinto l’accusa di genocidio del Sudafrica contro Israele, dicendo che "distrae il mondo" e definendola “priva di merito”. Blinken ha esortato i leader israeliani a lavorare con i leader palestinesi moderati, affermando che i Paesi della regione investirebbero nella ricostruzione di Gaza solo se esistesse un “percorso verso uno Stato palestinese”. Il segretario USA ha affermato che il bilancio quotidiano della guerra contro i civili a Gaza è “troppo alto” e che ha sottolineato ai leader israeliani che nella Striscia devono arrivare più cibo, acqua, medicine e altri beni essenziali. Ha aggiunto di essere stato “chiarissimo” sul fatto che i palestinesi devono poter tornare alle loro case “non appena le condizioni lo consentono”. “Distrae il mondo” inducendolo a sperare che un tribunale imparziale possa stabilire se è vera o falsa? Chi stabilisce quali siano i “leader palestinesi moderati”? Anche la sua affermazione che ci sono ogni giorno troppi morti è inquietante, in quanto rivelatrice del fatto che per gli Usa la legge internazionale non vige. “Troppi” rispetto a cosa? Non è la legge umanitaria che vieta il massacro dei civili a proteggerli. Il numero dei morti è oggetto di una continua negoziazione tra Usa e Israele; anzi, perorazione. Di pura facciata, perché i gazawi sono fatti a pezzi, e a volte sepolti dai bull-dozers israeliani ancora vivi, dalle bombe americane.
6. Il 29 dicembre il Sudafrica ha presentato un’istanza. Motivo: i tre mesi di guerra a Gaza starebbero violando l’articolo 9 la Convenzione di Ginevra per la prevenzione del genocidio, ratificata dalla Knesset [il Parlamento israeliano] nel 1950, oltre che lo Statuto di Roma che per primo (1948) definì il reato genocidario, ovvero ogni atto che abbia «l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo identificato su base etnica, religiosa, razziale o nazionale».
«Gli atti e le omissioni d’Israele – si legge nell’esposto sudafricano – rivestono carattere di genocidio perché accompagnano l’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza, in quanto parte del gruppo nazionale, razziale ed etnico più ampio dei palestinesi».
7. «Abbiamo agito per un dovere morale, perché non possiamo assistere a un genocidio in atto», dice il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che ha intentato la causa. Un dovere morale che pur nella continua quotidiana carneficina nessun paese europeo ha avvertito. Come risulta dalle dichiarazioni di Habermas, Cameron, Tajani riportate sopra.