Politica

La legge elettorale scuote i partiti. Asse Berlusconi-Pd, Renzi spariglia

Legge elettorale: Renzi riapre la partita, sospetti su dialogo FI-Pd

Nel giro di sei mesi si ribaltano le 'diffidenze' interne ai vari schieramenti e si provano a rimescolare le carte di una partita, quella sulla legge elettorale, che ormai sembrava essere chiusa, dopo l'accordo raggiunto a fatica nella maggioranza sul proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5%, intesa poi messa nero su bianco in una proposta di legge il cui esame è già stato avviato alla Camera. Se, infatti, a dicembre scorso, Forza Italia e Fratelli d'Italia temevano che la Lega potesse 'inciuciare' con una parte della maggioranza sul proporzionale, ora sul 'banco degli imputati' finisce il partito di Silvio Berlusconi, che nelle ultime settimane viene considerato dagli alleati di centrodestra un po' troppo vicino alle posizioni del Pd, non solo sul fronte economico, con il via libera all'utilizzo del Mes visto invece come fumo negli occhi da Salvini e Meloni, ma anche sul fronte riforme, con un possibile asse dem-azzurri su un sistema elettorale simil-tedesco. Tanto da far dire a Salvini "Berlusconi non lo capisco".

I possibili - quanto non confermati - 'riposizionamenti' sulla riforma del sistema di voto seguono - o anticipano - la mossa a sorpresa di Matteo Renzi che, terminato il lockdown, spariglia le carte e rilancia l'antica battaglia sull'elezione diretta del premier con una legge elettorale maggioritaria sulla falsa riga di quella per l'elezione dei sindaci. Il tutto nonostante Italia viva abbia sottoscritto lo scorso gennaio l'accordo di maggioranza sul Brescellum, il testo di riforma elettorale predisposto dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia. Un sistema proporzionale che prevede una soglia di sbarramento nazionale al 5% e il diritto di tribuna per i piccoli partiti (punto, questo, contro cui i renziani si sono battuti, ma voluto fortemente da Leu). Una mossa a sorpresa che, come un effetto domino, spinge il Pd a fare pressing per una rapida approvazione del testo all'esame della Camera prima della pausa estiva.

Obiettivo difficilmente realizzabile, visto che il Parlamento nei prossimi mesi sarà impegnato ancora con i decreti varati durante l'emergenza, ma sul quale non mette le mani avanti lo stesso Brescia: "Stiamo procedendo speditamente con le audizioni dopo la battuta d'arresto forzata. Speriamo di arrivare al dunque in commissione prima dell'estate”, spiega. Ieri il vicesegretario dem Andrea Orlando ha ipotizzato questo timing: "Le alleanze si fanno tra le forze in campo. E una legge proporzionale pone nei giusti termini la questione delle alleanze politiche. Penso che dobbiamo spingere perchè si vada in quella direzione prima dell'estate", ha detto intervenendo all'assemblea Dems.

Orlando ha inoltre osservato che nel centrodestra "c'è in ostaggio un pezzo con il quale bisogna parlare perchè sul tema dell'Europa è su posizioni diverse", ha detto riferendosi a Forza Italia e facendo così aumentare i sospetti su ipotetici 'abboccamenti' tra il Cavaliere e il leader dem. Eppure, sei mesi fa la situazione era alquanto diversa: in occasione del giro di incontri che la maggioranza volle fare con le opposizioni, su un possibile sistema proporzionale, Forza Italia e FdI bocciarono senza appello il sistema proposto dai giallorossi (La Russa nell'occasione avvisò: "Scateneremo l'inferno"), mentre i leghisti lasciarono aperto uno spiraglio ("nessun no pregiudiziale, purché si vada presto a votare", disse Calderoli). Parole che fecero sorgere negli alleati il sospetto che Salvini volesse 'inciuciare' con alcune forze di maggioranza (tra i maggiori indiziati allora c'era Renzi). Tanto che Berlusconi, a fronte dell'apertura leghista sul proporzionale, disse: "Non mi sembra Salvini abbia le idee chiare".

Ora, invece, a suscitare i dubbi degli alleati è proprio Berlusconi. Al quale i dem, secondo diverse fonti di maggioranza ma anche di opposizione, starebbero guardando per cercare una sponda sul proporzionale, in modo da 'neutralizzare' i renziani. E forse non è un caso se proprio Renzi osserva: "Vedo che Berlusconi si sta avvicinando molto a Zingaretti". Certo, una mossa del genere creerebbe un terremoto in casa centrodestra, proprio ora che i sondaggi danno Forza Italia come necessaria per un possibile governo di centrodestra. Intanto Leu si è affrettato a ricordare a Renzi i patti sottoscritti, e che vanno mantenuti. Patti che, appunto, si basano su una legge proporzionale. Ma l'ex premier, per il momento, continua a sparigliare le carte e anche oggi ribadisce: "Se guardassi ai sondaggi oggi dovrei essere a favore del proporzionale perché hai un potere di interdizione importante, invece io non sono per il proporzionale ma per il maggioritario, sono per sapere la sera del voto chi ha vinto, come succede per i sindaci, io voglio che i cittadini decidano".

Intanto alla Camera, dopo lo stop dovuto all'emergenza coronavirus, è ripreso l'iter sul Brescellum. Sono iniziate le prime audizioni di un ciclo ampio di 'ascolti' chiesto da tutti i gruppi politici. Al momento in commissione Affari costituzionali c'è solo il testo della maggioranza, nonostante sia la Lega che Forza Italia avessero annunciato la presentazione di una loro proposta. La Lega, in particolare, lo scorso ottobre ha depositato al Senato una proposta di riforma che reintroduce il Mattarellum.

Riparte l'iter del Brescellum, proporzionale con soglia 5%

E' ripartito alla Camera l'iter della proposta di legge di riforma elettorale che punta su un modello simil-tedesco, ribattezzato 'Brescellum' dal nome del presidente della commissione Affari costituzionali. Il testo della nuova legge elettorale è stato infatti predisposto dal pentastellato Giuseppe Brescia, frutto dell'accordo raggiunto all'interno della maggioranza di governo, e depositato in commissione lo scorso 9 gennaio per avviarne il confronto in Parlamento. Si tratta di un sistema elettorale proporzionale, con soglia di sbarramento al 5% e il cosiddetto diritto di tribuna per i piccoli partiti. Non viene affrontata nel testo la questione della lunghezza delle liste, se si opterà per listini bloccati o, invece, si ritornerà alle preferenze. Temi, questi, rinviati al confronto durante l'iter parlamentare. La proposta di legge a prima firma Brescia si compone di tre articoli e si basa su quattro capisaldi: l'abolizione dei collegi uninominali; un impianto proporzionale; la soglia di sbarramento nazionale al 5%; la previsione di un diritto di tribuna. Infine, la proposta prevede una delega al governo, da esercitare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della nuova legge, per la determinazione dei collegi elettorali plurinominali. Il testo tiene conto della riforma costituzionale che taglia il numero di deputati e senatori, quindi si articola sull'elezione di 600 parlamentari complessivi (400 alla Camera e 200 al Senato).

- ADDIO MAGGIORITARIO, CANCELLATI COLLEGI UNINOMINALI: Il testo Brescia elimina la quota maggioritaria del Rosatellum, cancellando i collegi uninominali. Il Rosatellum, infatti, è un sistema misto maggioritario-proporzionale. Con il Rosatellum il 36 per cento dei seggi viene assegnato con un sistema maggioritario, il restante 64 per cento con un sistema proporzionale. Dunque, alla Camera i seggi assegnati con il sistema uninominale sono 232 su 630, al Senato 116 su 315. Ma la legge elettorale in vigore si riferisce a 945 parlamentari, non tiene quindi conto della riforma costituzionale approvata e in attesa dell'esito del referendum.

- SOGLIA DI SBARRAMENTO: viene innalzata la soglia nazionale di sbarramento dall'attuale 3% al 5%. Una seconda soglia, del 15%, vale di fatto solo a livello regionale per la Camera, per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, come la Svp. 

- CIRCOSCRIZIONI: in tutto sono 28 le circoscrizioni, vengono mantenute quelle previste dall'attuale legge elettorale, il Rosatellum.

- SEGGI CAMERA: sono in tutto 391 i seggi proporzionali che vengono assegnati a Montecitorio. A questi si aggiungono 8 seggi per gli eletti all'estero (in tutto 4 circoscrizioni), e 1 collegio uninominale per la Val d'Aosta.

- SEGGI SENATO: sono in tutto 195 i seggi proporzionali che vengono assegnati a palazzo Madama. A questi si aggiungono 4 seggi per gli eletti all'estero e 1 seggio per la Val d'Aosta.

- DIRITTO DI TRIBUNA: è il meccanismo per garantire rappresentanza anche alle forze politiche minori, che non superano lo sbarramento nazionale del 5%. Si prevede che, alla Camera, siano eletti i candidati di quelle formazioni che ottengono almeno tre quozienti in almeno due regioni, mentre al Senato siano eletti i candidati che ottengono almeno un quoziente nella circoscrizione regionale. 

- LISTE (LUNGHE, CORTE, BLOCCATE O CON PREFERENZE?): il testo depositato alla Camera non modifica i listini bloccati previsti dal Rosatellum. Il tema della lunghezza delle liste e della possibilità di reintrodurre le preferenze o di lasciare immutata l'attuale situazione non viene affrontato nella proposta di legge Brescia, ma come da accordi di maggioranza, sarà oggetto di confronto durante l'iter parlamentare. Da sottolineare che l'eliminazione dei collegi uninominali e, anche, del 'collegamento' tra liste - in sostanza le alleanze in coalizione prima del voto - elimina di conseguenza il numero massimo di quattro candidati previsto ad oggi, consentendo invece un numero di "candidati pari al numero dei seggi assegnati nel collegio plurinominale".