Politica
"Legami tra gruppo Ferruzzi e Riina, ma la procura di Palermo insabbiò tutto"
Parla l'ex generale dei Ros Mario Mori: "La verità sul dossier Mafia-Appalti” . Intervista
Il generale dei ROS Mario Mori ad Affari: "Mafia-appalti? Serve una sintesi con Mani pulite. Ecco la mia vendetta"
Mafia-appalti. Due parole e un dossier, che non molto tempo fa si è riaffacciato prepotentemente nella storia di chi, da oltre trent’anni, cerca di far luce sulle stragi del 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo hanno riportato alla luce, in particolare, l’avvocato dei figli di quest’ultimo, Fabio Trizzino, ascoltato per ore in commissione Antimafia. Ma lo hanno evidenziato anche e soprattutto il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, assolti completamente e definitivamente in Cassazione nel processo sulla presunta “Trattativa Stato-mafia”. Come? In un libro scritto a quattro mani, ora in libreria, “La verità sul dossier Mafia-Appalti” (Piemme, 240 pagine, 19,90 euro).
Su Affaritaliani.it avevamo anticipato il racconto dell’incontro segreto che avvenne tra Borsellino, De Donno e Mori.
LEGGI ANCHE: Trattativa Stato-Mafia, su Affari l'incontro segreto De Donno-Mori-Borsellino
LEGGI ANCHE: "In casa La Barbera anche la borsa di Borsellino". Non solo l'agenda rossa
Ma da allora gli sviluppi non sono mancati, come le perquisizioni a casa del poliziotto Arnaldo La Barbera per trovare la famosa agenda rossa del giudice antimafia, o ancora le intercettazioni che il pm di Massa Carrara Augusto Lama aveva trasmesso a Palermo per dimostrare gli affari della mafia con colossi industriali del Nord Italia.
LEGGI ANCHE: Falcone diceva "la mafia ora è in Borsa". Affari Sx-Cosa nostra, gli audio
Qualcosa, insomma, si è sicuramente mosso, e si sta muovendo in una direzione ben definita. Ma c’è il rischio che, ancora una volta dopo trent’anni, venga insabbiato tutto? I protagonisti di questa non-nuova indagine non hanno alcuna intenzione di tirarsi indietro e di lasciare nulla al caso. Affaritaliani.it ha parlato di questo proprio con il generale ed ex comandante dei ROS Mario Mori, che insieme a Giueppe De Donno collaborò a stretto contatto con Paolo Borsellino.
Generale Mori, come mai è così importante riprendere la pista di “Mafia-appalti” dopo tutto questo tempo?
Adesso, e anche dopo quei fatti, la magistratura ha sempre proceduto settorialmente nel problema del condizionamento illecito degli appalti. Con questa inchiesta, invece, avremmo realizzato la sintesi di Mani Pulite e di Mafia-appalti, e ci sarebbe stata un’indagine a livello nazionale, rappresentata dal fatto che le due inchieste venivano saldate dalla presenza mafiosa di Antonino Buscemi e dei suoi accoliti. E questa sintesi l’aveva pensata anche Paolo Borsellino.
Nel libro, e nella vita vera, si parla di mafia, di imprenditori… ma l’inchiesta ha coinvolto anche il mondo della politica…
Chiariamo una cosa: non abbiamo fatto un’inchiesta sul mondo politico, ma sul mondo imprenditoriale, in particolare delle grandi aziende che operavano nel campo dell’edilizia. Che poi dalla nostra inchiesta, prima a livello siciliano, poi a livello nazionale, sia emerso anche il nome di qualche politico d’intesa con questi imprenditori e gruppi mafiosi è vero. Abbiamo indagato partendo dalla Sicilia, e siamo arrivati a collegamenti mafiosi tra esponenti siciliani e il gruppo Ferruzzi, attraverso Antonino Buscemi (legato a Salvatore Riina) e chi aveva acquisito dalla Ferruzzi la s.p.a. Calcestruzzi.
E allora perché si dà risalto al coinvolgimento della politica?
In realtà noi non abbiamo dimostrato un coinvolgimento né per la destra né per la sinistra. I movimenti politici coinvolti lo sono stati per Mani pulite, non in Mafia-appalti. Il gruppo Ferruzzi, per esempio, faceva gli affari suoi: a quel livello lì gli imprenditori sono legati con tutti e con nessuno. Basta fare affari e va bene.
Come mai l’inchiesta è stata insabbiata secondo Lei?
Eh, questa è una domanda che dovrebbe rivolgere a qualcun altro. Quello che noi sappiamo è che la Procura di Palermo, e il suo procuratore capo, ad un certo punto ha voluto archiviare quell’informativa che avevamo sviluppato, e che giornalisticamente ha preso il nome di “mafia-appalti”.
Quindi nella Sua ricostruzione chi sono i veri mandanti delle stragi? C’era dietro il sistema partitocratico?
In realtà noi ci siamo fermati all’imprenditoria di grande livello… non c’erano elementi… o meglio, c’erano nomi mafiosi, ma legati a problemi di affari con gli altri personaggi individuati. Non c’era un mandato politico da parte di qualcuno.
Si parla, oggi, di importanti intercettazioni a loro tempo insabbiate, che testimonierebbero proprio la collusione mafia-imprenditoria.
In effetti ricordo che l’inchiesta di Massa Carrara fu trasmessa a Palermo, e qui fu archiviata. Se fosse possibile recuperare gli atti sarebbe molto importante per capire cosa c’era di effettivo. Per quello che si sa (ciò che il procuratore Lama ha trasmesso a Palermo) è che da ciò si individuava il rapporto tra Antonino Buscemi (e la sua partecipazione a s.p.a. Calcestruzzi) e Raul Gardini e la Ferruzzi.
Che cosa pensa della battaglia dell’avvocato Trizzino?
Fu lo stesso Paolo Borsellino, nel nostro incontro segreto, a chiedere di riprendere, dove si era fermata, l’indagine su Mafia-appalti. Ma da quando è stata archiviata non ne abbiamo più parlato, e mai lavorato. Speriamo che Trizzino, che sta facendo un’opera meritoria, possa riportare alla luce la vicenda. Io penso che più che dal punto di vista giudiziario si possa fare una ricostruzione a livello politico di quegli anni e di quegli avvenimenti.
Un parere sulla famigerata "agenda rossa" del giudice Borsellino
È un problema che assilla gli investigatori da tanti anni. Speriamo che si trovi, prima o poi. Da quello che ho potuto vedere dalle perquisizioni a casa di La Barbera non hanno trovato niente, quindi siamo di nuovo punto a capo.
Si è parlato di una sua volontà di vendicarsi per l'infinito processo che L'ha vista accusato di prender parte alla trattativa Stato-mafia
Io ho visto da parte dei magistrati un approccio ideologico e non tecnico-giuridico, che contrastava con il nostro modo di fare indagine. Non un intento persecutorio ma una posizione ideologicamente molto diversa. Il magistrato non deve fare politica, ma applicare il codice penale fatto dal Parlamento. Vendetta? Io mi sto già vendicando, e presenterò il mio libro in tutta Italia per dimostrare che avevamo ragione di portare avanti questo tipo di inchiesta.