Politica
Proporzionale con premio e preferenze. Non è affatto male l'idea di Letta....
Caro Salvini, perché no?
Una proposta che garantisce governabilità e, con le preferenze, rappresentatività
Con tutti i problemi che ci sono, soprattutto in ambito economico ed energetico, non comprendiamo come si possa parlare di legge elettorale, ma la politica è anche questa e dunque è giusto occuparsene.
Tutto è partito dal segretario del Pd Enrico Letta che pochi giorni fa ha parlato di proporzionale per saldare l’alleanza con Di Maio e Conte, ma dal centrodestra è arrivato un secco no, compresa Maria Elena Boschi di Italia Viva che ha parlato di “sindaco d’Italia”, un vecchio pallino di Renzi. Così il Pd ha preso l’iniziativa, ancora tutta campata in aria, di aprire una discussione anche col centrodestra su una legge proporzionale con premio di maggioranza alla lista o coalizione di liste vincente che superasse la soglia del 40% dei voti.
Una specie di Italicum così come smembrato dalla Corte costituzionale, ma con le coalizioni e probabilmente anche con le preferenze. Dal centrodestra è arrivata un’apertura da parte di Fratelli d’Italia, mentre la Lega è rimasta fredda. Lo stesso Salvini ha detto che una legge elettorale c’è già e quella rimane. Fuoco di sbarramento e pretattica, ci sta.
L’idea di Letta è quella di giocarsela con la sua coalizione al Centro-Sud e tentare il colpaccio col premio di maggioranza, ma, stando alle attuali intenzioni di voto, con la proposta del segretario del Pd (proporzionale con premio di maggioranza) ad aggiudicarsi il premio sarebbe la coalizione di centrodestra, che al momento è data dai sondaggi nella forbice tra il 44% ed il 48%. Salvini non ci sta per il semplice fatto che con la legge attuale, il Rosatellum, il centrodestra farebbe il pienone nei collegi uninominali del Nord e a macchia di leopardo al Centro-Sud.
Questo Letta lo ha ben chiaro, ma la sua proposta ha una logica ed è di natura esclusivamente politica. Il segretario Dem ha serie difficoltà nel convincere il suo partito a cedere parecchi collegi uninominali al Sud a Conte e a Di Maio. Col proporzionale e premio di maggioranza, invece, il problema sarebbe ampiamente risolto, per questo Salvini si è messo di traverso perché non vuole essere proprio lui a togliere le castagne dal fuoco a Letta.
Ma in politica serve pragmatismo. Il Rosatellum, per come è costruito, garantisce in pratica la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento solo nel caso in cui una lista o coalizione di liste raggiunga non meno del 40-42% dei voti su scala nazionale, a condizione però che non si verifichi ciò che è accaduto nel 2018, cioè il cappotto di un solo partito (o coalizione) in una determinata area del Paese, vanificando la differenza di voti tra una coalizione (o partito) e l’altra.
Il 4 marzo 2018 il M5S, che a livello nazionale aveva ottenuto circa 5 punti percentuali in meno del centrodestra (32,7% VS 37%), fece il pienone al Sud in tutti i collegi uninominali di ben sei regioni (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), vanificando la vittoria del centrodestra al Centro-Nord. Medesima situazione si potrebbe verificare il prossimo anno, con il centrodestra in vantaggio al Centro-Nord e il centrosinistra al Sud, con la conseguenza che ci ritroviamo un’altra volta Draghi a Palazzo Chigi, o se non lui un Cottarelli qualsiasi.