Politica
"Letta incomprensibile sulle tasse, Pd partito fuori tempo"
Intervista di Affari a Ettore Rosato (Iv): l'alleanza con Pd e M5s? "Un capitolo neanche aperto". Sibillino sul Quirinale: "Con Draghi in un modo o nell'altro"
“Incomprensibile e ingiustificata”. La bocciatura senza appello della proposta targata Enrico Letta - di tassare i più ricchi per pagare una dote ai giovani - arriva da Ettore Rosato. Il presidente di Italia viva, intervistato da Affaritaliani.it, di fronte a quest’ultima iniziativa dem, arriva a definire il Pd “un partito fuori tempo”. Guardando, poi, alle future elezioni politiche, il parlamentare di Iv bolla la questione di un’alleanza con Pd e M5s come “un capitolo che non è neanche aperto. Al momento - aggiunge - vedo solo distanze che si acuiscono”. Quanto all’intreccio tra la partita del Quirinale e la durata di questo governo, si limita a un sibillino: “In un modo o nell’altro saremo con Draghi”.
Presidente, partiamo proprio dalla proposta avanzata dal segretario del Pd. Cosa non la convince?
Noi pensiamo che qualsiasi proposta di nuova tassazione sia incomprensibile e ingiustificata. Non basta avanzare una buona idea per poi proporre di aumentare le tasse. Il tempo di questa crisi richiede di non prendere ma dare soldi agli italiani, come ha giustamente detto Draghi.
Sono sbagliati i tempi?
In realtà, io penso che in generale in questo Paese le tasse vadano diminuite e non aumentate.
Maria Elena Boschi, in occasione della Leopolda 2019, disse che il Pd stava diventando il partito delle tasse. Lo pensa anche lei?
Mi sembra che il Pd sia il partito fuori tempo. E poi, in questo momento, avanzare proposte divisive serve solo rendere più difficile il lavoro del presidente Draghi.
Che la maggioranza sia composita è un dato di fatto. Il cannoneggiamento quotidiano tra Salvini e Letta ne è la prova. Non le pare?
Salvini e Letta stanno facendo l’uno il gioco dell’altro. Il primo ha il problema della Meloni e il secondo quello di giustificare un’alleanza strutturale con il M5s. Ad andarci di mezzo, però, è l’azione del governo che richiederebbe più pacatezza e più interesse dello Stato. Dico questo perché alla fine non c’è mai una critica alle iniziative dell’esecutivo e sa per quale ragione?
La spieghi lei.
Perché il governo sta facendo bene e questo è oggettivo, ma ci sono bandiere identitarie da alzare più in vista delle amministrative che pensando alla crisi economica e alla pandemia.
Nell’ottica di Italia viva, un’alleanza con Pd ed M5s è ancora possibile o è un capitolo archiviato?
È un capitolo che non è neanche aperto. Siamo seri: abbiamo bisogno di concentrarci sulle cose da fare e non di programmare la prossima campagna elettorale delle politiche. Io vedo solo distanze che si acuiscono, ma oggi siamo concentrati sui problemi degli italiani che non sono, appunto, le elezioni del 2023.
Le distanze sono evidenti. Basta guardare alle amministrative. A Bologna, per esempio, il Pd non vi segue nell’appoggiare Isabella Conti, tra l’altro l’unica candidata donna alle primarie cittadine.
La battaglia delle donne come capogruppo è stata tutta strumentale per eliminare due protagonisti evidentemente scomodi. Anche se poi i gruppi hanno scelto due ottime colleghe. Ma l’amore per donne in politica da parte del Pd è stato archiviato dopo quell’atto. Il gruppo dirigente dovrebbe invece cogliere l’occasione della candidatura di Isabella Conti a Bologna, un’amministratrice preparata e capace di governare bene quella città. Anche perché di donne candidate dal Partito democratico per le amministrative non se vedono proprio.
Anche a Roma, le strade si sono separate. Italia viva ha appoggiato Calenda dal primo momento, ma Calenda non parteciperà alle primarie.
Anche qui siamo di fronte solo a giochi interni alle correnti del Pd. Davvero non riesco a trovare una ragione per cui il Pd non sostenga Calenda a cui, tra l’altro, aveva appaltato mezzo simbolo alle elezioni europee.
E’ vero pure, però, che l’ex ministro dello Sviluppo economico dopo le Europee lasciò il Partito democratico.
È ancora nel gruppo del Pd a livello europeo. E poi non mi sembra che la scelta del sindaco della Capitale debba passare per un’appartenenza stretta al partito. Noi lo sosteniamo perché può vincere e amministrare bene la città.
Passiamo alla legge elettorale. Su tale questione è stallo. C’era stata un’apertura di Letta sul maggioritario, ma ora pare si torni a ragionare di proporzionale.
Attenzione: non si è trattato di un’apertura. Il segretario Letta si è sbracciato a dire che il Pd era per il Mattarellum.
D’accordo. Il nodo comunque va sciolto. Italia viva sul proporzionale non ci starebbe?
Un po’ di esperienza in leggi elettorali ce l’ho e dico che è più facile parlarne che farle. Quella che c’è attualmente ha avuto il più largo consenso parlamentare nella storia della Repubblica a voto segreto. Se si vuole fare un’altra riforma, qualsiasi essa sia, bisogna sapere che va fatta con una larga maggioranza. Questa è la premessa. Dopodiché, noi ormai non commentiamo più iniziative così estemporanee. Con il suo insediamento, Letta aveva annunciato un ritorno al Mattarellum, con tanto di accordo raggiunto con un pezzo della destra. Ascolteremo quelle che saranno le prossime dichiarazioni, cercando di capire quale sarà quella definitiva.
Intanto, si è riacceso il dibattito sui vitalizi. Italia viva che posizione assume?
Quando i Cinque stelle non hanno più che dire parlano di vitalizi. Nel merito, ricordo che sono stati aboliti nel 2012, i parlamentari non li percepiscono più. Si sta discutendo dei vecchi trattamenti, utilizzando Formigoni per non parlare dello sfaldamento di un Movimento che non c’è più.
La partita del Quirinale si intreccia con la durata del governo Draghi. Come finirà secondo lei?
Io penso che questa legislatura arriverà fino al 2023 e che il Parlamento eleggerà un ottimo successore dell’ottimo presidente che abbiamo oggi. Tutto il resto lo vedremo a febbraio.
E Draghi?
In un modo o nell’altro, saremo con lui.