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Politica
M5s, il tramonto: Grillo spiegò il de profundis già nel 2008. Retroscena

Mi sembrò una follia totale. Tentai di spiegargli che al di là delle poche idee strutturate e delle semplificazioni che il movimento faceva avrebbero raccattato arrivisti e arrampicatori di ogni risma. Se non formavano e filtravano chi entrava inevitabilmente la loro sarebbe stata una pazzia a discapito pure della collettività. I grillini erano una scatola vuota. “Capisco quello che dici ma questo è un modo vecchio di ragionare”, reagì energicamente, “per quello che stiamo costruendo non serve”.

Insistetti ancora che forse non si rendeva del tutto conto di dove li stava mandando. Ad ogni livello dello Stato, dai ministeri ai settori di un Comune, ci sono apparati che funzionano da decenni per automatismi, riproducendo il potere così come è. Se vuoi cambiare le cose e mettere davvero lo Stato al servizio dei cittadini devi avere le competenze per entrare in quei gangli e smontarli, per farli funzionare in modo diverso. Non è facile per chi ha competenze, integrità e idee figuriamoci per dei principianti che non hai mai messo alla prova. Li avrebbe fatti “provare” con le risorse pubbliche e mi sembrava una vera porcheria, lasciando danni e macerie sul campo.

Fu un discorso molto franco e spiccio. Ma lui insisteva che non sarebbe andata così. Sarebbe stato contento se avessi lavorato con loro dietro le quinte, anzi serviva proprio gente come me con loro. “Se non li smonti tu prima e con tempi veloci”, replicai, mi ricordo come fosse ora, “alla lunga ti trasformerai in un partito, anche di trasformisti di basso livello. Dopo il successo iniziale avrete un tonfo con conseguenze anche personali imprevedibili. Non fai ‘baubau’ al potere col le pistole ad acqua, perché, se anche resti con le migliori intenzioni, lui ti stritola e ti colpisce con ferocia”.

Ma Grillo era così convinto del contrario che mi salutò anche un pò infastidito, come a dirmi “ma che vuole questo?” Lo ringraziai per l’offerta e non accettai la proposta di lavorare “dietro le quinte”. Come ho fatto a varie tornate elettorali quando qualcuno dei grillini di primo piano mi ha offerto incarichi di sottogoverno ma con presupposti talmente strampalati da farli morire in una risata prima che si concretizzassero. Per come è finita non mi sbagliavo.

Non ho mai scritto su questo incontro ma per meglio comprendere la realtà del nostro tempo spero possa essere un contributo. In tanti sono bravi a parlare. Ma cambiare le condizioni di un Paese e mettere senza demagogia lo Stato al servizio dei cittadini, così come è oggi in un sistema globalizzato, finanziarizzato e in mano a delle élite tecnocratiche, è difficilissimo per chi ha gruppi dirigenti strutturati, gente formata o anche la brillantezza mentale di saper suonare il violino con i piedi. Figuriamoci per noi comuni mortali.

Vale per tutti. Anche per il centro destra che molto probabilmente andrà al potere prossimamente. Si misurerà con lo stesso problema. Un impegno del genere non è una passeggiata per arrivisti ma resta una guerra quotidiana anche per chi ha l’intelligenza e la formazione di saper muovere le montagne ma che fatica e faticherà comunque a trasformare macchine quasi ingovernabili. Finchè vorrà farlo e non mutarsi nelle stesse macchine di potere.

 

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