Politica

M5s, la battaglia è anche legale. Le armi dei dissidenti contro Crimi

di Paola Alagia

Lo scudo del Movimento nell’articolo 21 dello Statuto del Gruppo al Senato, ma pure i ribelli hanno i loro appigli…

All’indomani della mancata fiducia da parte di 15 senatori M5s al governo Draghi è arrivato pure l’annuncio della loro espulsione da parte di Vito Crimi. Un lungo post su Facebook in cui il capo politico reggente scrive chiaramente che con il loro no “si collocano, nei fatti, all'opposizione”. E, poi, ancora: “Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo”. Anche se, a stretto giro di posta, come anticipa l’Adnkronos, alcuni di loro potrebbero decidere di adire alle vie legali. In tal caso, quali pezze d’appoggio avrebbe il Movimento cinque stelle? E quali gli ormai ex pentastellati?

Intanto, la prima cosa da dire è che, comunque, le espulsioni annunciate non sono mai poi così immediate. I parlamentari hanno il tempo di poter presentare le proprie “memorie difensive”. Ma andando al nocciolo della questione, ecco a cosa potrebbero appigliarsi? Per prima cosa, come ha spiegato nei giorni scorsi proprio ad Affaritaliani.it il deputato M5s Pino Cabras, c’è una regola a monte che non sarebbe stata rispettata dallo stesso Crimi riguardo la sua funzione di capo politico facente funzione. Ed ecco il gancio: Crimi, “avrebbe dovuto trovare una soluzione sulla guida del Movimento entro 30 giorni dalle dimissioni del suo predecessore Luigi Di Maio. E, invece, sono passati 400 giorni e ancora si auto-regge. Quindi, cosa legittimerebbe dal punto di vista normativo i suoi atti?”.

A questo, poi, bisogna aggiungere anche un altro dettaglio. Da ieri, infatti, lo Statuto del Movimento è stato modificato. E’ arrivato il via libera con il voto al passaggio dal leader unico al comitato direttivo. Una sorta di direzione collegiale per la quale bisognerà presentare candidature e attendere il pronunciamento degli iscritti. E’ vero che, con l’avallo del fondatore Beppe Grillo, Crimi rimane ancora in sella, ma è altrettanto vero che lo sarà come reggente “traghettatore”. E questo nuovo tassello potrebbe rivelarsi un’arma in più nelle mani degli espulsi. Seppure - ed è su questo che possono fare leva in casa M5s - lo stesso garante, nel confermare il ruolo di guida di Crimi, si sia richiamato all’articolo 7 lettera d dello Statuto che recita: “Qualora la carica di un membro del comitato direttivo si renda vacante, il membro più anziano del Comitato di Garanzia, ne assume temporaneamente le veci”.

Il gruppo M5s Senato, inoltre, si fa forte del suo Regolamento di palazzo Madama. E, in effetti, all’articolo 21, dedicato alle sanzioni, si dettaglia bene la casistica in base alla quale il presidente del Gruppo - non a caso richiamato nel post di Crimi - “sentito il Comitato direttivo, nel caso in cui siano segnalate violazioni del presente Regolamento o del Codice etico ad esso allegato, può disporre, sulla base della gravità dell'atto o del fatto, il richiamo, la sospensione temporanea o l'espulsione dal Gruppo di un componente”. Dunque, “il mancato rispetto delle decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti con le votazioni in rete” farebbe proprio al caso in questione. Un voto degli iscritti sull’appoggio al governo Draghi, infatti, c’è stato e ha vinto il sì. Certo, anche su questo i dissidenti hanno avuto da ridire, contestandone sin dal primo momento la formulazione. Insomma, la probabile battaglia a colpi di carte bollate si preannuncia durissima.