Politica
M5s, riesplode la guerra: Di Maio all'attacco di Di Battista e Fico
M5s, Di Maio a Milano contro l’ex deputato: “Mi incazzo se chi non era sul palco con me alle Europee va in giro a presentare libri”
Luigi Di Maio mostra chiari segnali d’insofferenza nei confronti degli amici e colleghi di sempre: Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Dal palco di Milano, come scrive il Fatto Quotidiano, il capo dei Cinque Stelle parla di futuro ma ha la testa rivolta all’indietro, mette al bando la nostalgia e urla “Andiamo avanti” ma ha dei conti da regolare contro nemici, che secondo qualcuno del M5s non esistono. Di Maio “ha la sindrome dell’assedio” dicono e infatti lui rifila stoccate dirette e indirette all’anima libera Di Battista e al presidente della Camera Roberto Fico.
Il leader dei 5 stelle vuole una rotta diversa, una nuova pelle dopo la sconfitta delle Europee ma è ancora ingrovigliato nella foresta del risentimento nei confronti di chi percepisce come fuori dalla linea che ha tracciato lui stesso “Sono il più incazzato di tutti per come è andata alle Europee” scandisce nel video pubblicato dal Fatto Quotidiano.it , resoconto dell’assemblea con gli attivisti del Movimento di Milano di venerdì scorso al Teatro Menotti, una delle tappe “del giro di ascolto” sui territori in vista della riorganizzazione del M5S.
Tre giorni fa al Corriere della Sera aveva giurato che Di Battista “è una figura importante nel Movimento e tutti speriamo che torni a dare una mano concreta”. Ma nelle stesse ore agli attivisti milanesi sibilava altro: “Scusate se mi incazzo se quelli che non sono venuti sul palco con me poi, il giorno dopo le Europee, stavano, e stanno ancora, in giro per l’Italia a presentare libri. Questo mi fa incazzare molto”.
Di Maio poi si rivolge a Fico “Non ho mai visto una forza politica che più si chiude tra i puri e più va avanti. Non condivido tutto questo clima di nostalgia: torniamo, ma dove? Andiamo avanti”. Soprattutto quando parla di “puri”, il riferimento è al presidente della Camera che teme l’implosione del Movimento e per questo invoca una fisionomia e un percorso politico chiaro e legato ai principi dell’inizio. Lo stesso Fico che pochi giorni fa, quando il M5S ha espulso la senatrice Paola Nugnes, ha scritto: “Lei farà sempre parte del Movimento”. E il capo non ha affatto gradito. Anche da lì arriva il riferimento ai “puri”.
Poi la frase chiave di tutto il ragionamento sullo scontro fra i pezzi da 90 del Movimento, “Siamo cresciuti con la consapevolezza che andando al governo si poteva fare tutto, ma è arrivato il momento di fare i conti con la realtà”. Tradotto, certe rinunce come il sì al Tap erano obbligate: “Quando dicevamo no al gasdotto non c’erano le leggi che si sono fatte poi”. E chissà quando ne arriveranno altre, per esempio sul Tav. Perché Di Maio vuole un M5S pragmatico, e chi se ne importa della purezza. Poi, certo, arriverà la riorganizzazione del Movimento, partendo “con 80 referenti regionali”, ma “non ci farà prendere più voti, è solo un punto di partenza”. Ma dove sarà il punto d’arrivo ancora non si sa.