Politica

5 Stelle tra inerzie e tentennamenti

Solaris

Raggi-Appendino, più ombre che luci


Il M5S ha vinto in due città italiane molto particolari ed importanti: la capitale Roma e un grande distretto industriale come Torino, capitale mondiale dell'auto.
La Raggi e l'Appendino tuttavia, i due sindaci eletti, a dieci giorni dal ballottaggio ancora tacciono istituzionalmente; solo l'avvocatessa romana firmerà (pare) oggi l'ordinanza per convocare la prima assemblea capitolina il 7 luglio ma già montano le polemiche. In primis sull'escamotage che si sta cercando per sistemare a capo di gabinetto Daniele Frongia (che è stato anche al centro della cronaca rosa per un presunto flirt proprio con la Raggi separata ormai dal marito che le ha scritto anche una patetica lettera pubblica) aggirando la legge Severino visto che  Frongia, come consigliere comunale, non può avere incarichi pubblici per un anno dalla fine del precedente mandato; la situazione è così ingarbugliata che la Raggi è costretta a nominare un alter - ego, Raffaele Marra, già alemanniano e polveriniano, che avrebbe così i fondamentali poteri di spesa e di firma; non poteva mancare un "pasionario comunale" figura archetipa di questi movimenti, come Salvatore Romeo, dipendente capitolino che è riuscito a capire dove tirava il vento per tempo ed è in predicato di divenire capo segreteria e questo al netto del toto - nomine sugli assessori.
Il "porta - silenzi" invece sarà il giornalista Augusto Rubei, un passato in Limes ed in qualche agenzia di stampa.
Il sospetto è che a Roma si sta creando quindi una nuova conventicola: il Raggio Magico che dovrebbe sfidare il più noto Giglio, insomma una vera battaglia di stile epico. Oltretutto sulla speculazione edilizia dello Stadio dell'AS Roma a Tor di Valle (un milione di metri cubi di uffici) il M5S è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto con una serie infinita di affermazioni e conseguenti immediate negazioni che hanno lasciato sbalorditi e rivelano una totale mancanza di qualsiasi piano.
Parimenti a Torino l'Appendino è immobile istituzionalmente per malattia che pare abbastanza seria e farebbe bene a nominare subito un vice per sbrigare almeno l'ordinaria amministrazione; sembra invece che l'Appendino se la prenda comoda e non pensi alla città, ai disoccupati, ai gravi problemi che l'opprimono a partire dalla Tav.
Inoltre è anche scoppiata la prima grana con Francesco Profumo che non vuole dimettersi dalla Compagnia di San Paolo.
Roma e Torino sono città chiave è non possono aspettare le inerzie e i tentennamenti dei nuovi arrivati.
A ben pensarci questa strana e deleteria inerzia amministrativa ed istituzionale ha un pericoloso precedente: dopo lo sbarco in massa a Montecitorio e al Senato dei grillini, per vari mesi non si ebbero notizie di alcuna attività e neppure di proposte di legge al di là di diverse gaffe sui regolamenti e sulla conoscenza della stessa carta costituzionale; insomma una sorta di pericolosa "accidia" e cioè quella "malattia dell'anima" che colpiva i monaci nei monasteri e che gli impediva di svolgere il loro lavoro quotidiano.
Se Di Maio, che grazie ai miracoli del populismo è stato proiettato ai vertici istituzionali, "studia da premier" (essendo Grillo condannato con sentenza passata in giudicato e per questo neppure in Parlamento) ai danni di Di Battista e dell'ormai oscurato Fico, il gruppo di Roma e Torino appare per ora più un chiassoso gruppo in scampagnata piuttosto che una forza politica che si prepara a governare poli importantissimi non solo per l'Italia ma l'Europa e il mondo.
Questo non vuol dire avere una posizione preconcetta sul movimento; anzi, Grillo avrebbe potuto veramente fare tante cose e un vero cambiamento se non avesse imbarcato una classe di persone non solo inesperte ma anzi supponenti; ha voluto isolarsi politicamente ed ora deve accettare le giuste critiche come è già successo dove governa, come a Parma.
Grillo è un autocrate geniale e chiuso in sé stesso ma estremamente scaltro. Ricordo che Antonio Di Pietro che aveva creato le premesse teoriche e pratiche del grillismo con Italia dei Valori (che nel momento della sua massima espansione elettorale raggiunse il 10%) si riferiva a lui chiamandolo affettuosamente pieno di ammirazione e gesticolando con il telefonino "l'amico Beppe" mentre qualche politico vicino a lui in questo più avveduto gli diceva, "Tonino, guarda che Grillo non è un alleato ma un concorrente"; ma lui niente, sperava di essere imbarcato prima o poi
e si è visto invece come è finita.
Ora Grillo ha la possibilità di governare l'Italia ma non lo può fare con la sua attuale classe dirigente fatta di giovinotte/i ambiziosissime/i e presuntuose/i che alla prova dei fatti è ancora al palo (come lo furono in Parlamento) dopo due settimane dalle elezioni. Ha bisogno di una iniezione di qualche politico "vero" e di aprirsi al mondo. Solo così potrà divenire una forza di governo quale ambisce altrimenti farà la fine di Giannini e del suo movimento l'Uomo Qualunque; Grillo dovrebbe sapere che la folla, quel "popolo" che invoca ad ogni piè sospinto, è molto crudele con chi lo ha ingannato.
Grillo adora la Rivoluzione Francese ed ha chiamato la sua piattaforma informatica Rousseau con il nome di uno dei peggiori demagoghi ed "avvelenatori di coscienze" (come lo definì Nietzsche); tuttavia Grillo è abbastanza intelligente da sapere la fine che fece Robespierre e Saint Just.